Valerio Caprara

Valerio Caprara

Professore di Storia e critica del cinema all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e dal 1979 critico cinematografico del quotidiano “Il Mattino”. Presidente della Campania Film Commission.

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Il genio affamato e folle

di Valerio Caprara

Una sorta di oratorio laico in tre atti, corrispondenti ad altrettanti eventi pubblici che si fondono con alcuni ambigui snodi privati: la presentazione del pionieristico Macintosh 128k (1984), il lancio in proprio del NeXT Computer (1988) e la messa sul mercato dell’iMac (1998)

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E’ vero che la critica ama compiacersi delle recensioni tortuose, però i film complessi esistono davvero. Prendiamo “Steve Jobs” e le sue innegabili asperità: si potrebbe tagliare la testa al toro assicurando che è un titolo da Oscar, facendo però torto all’ardita struttura in bilico tra delirio egocentrico, studio di carattere e testimonianza sulle nuove sfide del capitalismo congegnata per mettere a fuoco la personalità di un genio controverso.

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Non ci si poteva aspettare granché di diverso, peraltro, considerando che Danny Boyle (“Trainspotting”, “The Millionaire”) lo ha diretto in sinergia con Aaron Sorkin, il più talentuoso, elitario, ambizioso ed eterodosso sceneggiatore degli ultimi decenni di cinema, teatro e tv statunitensi (la serie “West Wing”, “The Social Network”).

'Steve Jobs' film - 2015

Diciamo subito ai lettori cosa debbono aspettarsi: niente biopic tradizionale, nessun cliché sull’ascesa e la caduta dell’eroe, nessuna informazione sulla giovinezza o la morte e soprattutto nessuna diversione dall’impianto fortemente teatrale. Assisteranno, piuttosto, a una sorta di oratorio laico in tre atti, corrispondenti ad altrettanti eventi pubblici che si fondono –sta qui l’impronta sorkiniana- con alcuni ambigui snodi privati: la presentazione del pionieristico Macintosh 128k (1984), il lancio in proprio del NeXT Computer (1988) e la messa sul mercato dell’iMac (1998).

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Del tutto indifferente ai canoni del cinema illustrativo o psicologico, il film punta a dissezionare i tratti caratteristici del protagonista letteralmente inseguendolo nei corridoi, gli stanzini, le quinte delle sale dove parla in continuazione interagendo con se stesso, i collaboratori, gli stagisti, i concorrenti e il pubblico degli addetti o degli invitati.
Il ritmo compulsivo sin dalla prima inquadratura dei dialoghi, con le battute colte spesso con la macchina a mano, risponde a una strategia non facile da assorbire, ma formidabile per come utilizza le recitazioni, la fotografia, la musica, le scenografie e persino i suoni (per esempio i bip che cambiano con l’evoluzione dell’hardware) per indagare su quest’uomo algido, enigmatico, seduttivo, certamente “affamato” e “folle” come raccomandò agli adepti in un celebre discorso.

Film Title: Steve Jobs

Grazie all’inquietante immedesimazione di Fassbender (che non cerca affatto, ovviamente, di scimmiottare il vero Jobs) e di tutto il cast che gli tiene testa, non c’è alcun margine né per l’aureola agiografica né per la denigrazione ideologica. Boyle e Sorkin si muovono come in un thrilling esplorando i progressi per forza di cose ambivalenti di quella tecnologia che rende possibile fare cose prima impossibili, però solo se ha osato immaginarle un prometeo moderno.

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