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Cara Valente, così non va….

di Milena Miranda

Diciamo che dovrei poter essere considerata quasi un’esperta, essendo “nata politicamente” con le primarie che Renzi perse nel 2012, quando sul territorio costituimmo i primi Comitati. E lo dico perché cerco di dimenticare che nel 2011 ho avuto una prima parentesi con l’ancora (e spero davvero per poco) sindaco de Magistris. Ma torniamo alle cose serie: le primarie del Pd a Napoli

 

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Milena Miranda

Sì, cose serie… che però negli ultimi giorni sembrano quasi comiche. Chiariamo: le primarie sono un sano esercizio di democrazia e lo sono, secondo la mia esperienza, soprattutto quando la partecipazione è la più inclusiva possibile, cioè non solo tra gli iscritti, ma anche tra i simpatizzanti, ovvero quelli che per un motivo o per l’altro non vogliono iscriversi.   Per intenderci: esattamente come le primarie che prima perse  e poi vinse Matteo Renzi, dall’8 dicembre del 2013 segretario del Pd. Quelle furono primarie serie.

Le primarie a Napoli si terranno il 6 Marzo e non il 6/7 Febbraio come a Milano perché saranno primarie di coalizione e c’era bisogno di più tempo per depositare le firme a sostegno delle candidature. Ora, mentre de Magistris dichiara che si ricandida ed è ormai da tempo in campagna elettorale e mentre Lettieri cerca la rivincita dopo la sconfitta delle ultime amministrative ed ha da tempo scaldato i motori, il Pd sembra ancora alla ricerca dei candidati alle primarie.

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Lettieri e De magistris

O meglio: un candidato certo di queste “certe” primarie c’è ed è Antonio Bassolino, che ha depositato firme e candidatura. Se non fosse stato per la sua discesa in campo ad ora avremmo solo “voci“ di candidature, sussurri di corridoio: eppure, entro la settimana prossima, andranno depositate sia le candidature che le firme a sostegno.

Già ho dichiarato che sostengo Bassolino e ne ho già illustrato i motivi. Ma, naturalmente essendo una iscritta del Pd, attivista del territorio, ed attenta a tutte le evoluzioni o involuzioni del Pd a Napoli. Insomma, una cosa è la tessera, altra pensarla, comunque, con la propria testa. Ed allora sgombro subito il campo da ogni equivoco, la sfida che si va profilando non mi piace, ritengo abbia un vizio d’origine. Ma molto importante.

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Bassolino e Valente

E mi spiego: io sono stata candidata alle Europee lista Sud due anni fa e tutti mi dicevano di rinunciare, che non ce l’avrei fatta e che il fatto che il mio nome rappresentasse i “renziani della prima ora” nella lista Sud sarebbe stato un flop, per me e per i comitati, tanto è vero che alcuni comitati neppure ritennero di sostenermi. Io vengo dalla cosiddetta società civile, insomma faccio l’avvocato e la politica è una maledetta affascinate passione. Vivo d’altro. Alle Europee fra il disincanto e lo scettiscismo generale ho riportato (per me sconosciuta, in sole 6 settimane di campagna elettorale, con l’aiuto di pochi coraggiosi, e senza l’appoggio di nessun capocorrente), un risultato, definito da molti, sorprendente. Un risultato ottenuto grazie per l’appunto alla passione e legato al fatto che davvero ci ho creduto.

In parole povere: se uno/a si candida, e il partito ti dà la possibilità di farlo, lo fa perché ci crede, perché è davvero quello il suo “sogno”. E non per altri ragioni tipo spirito di “sacrificio” o altro che ogni tanto si sentono. E chi accetta deve inseguire un “sogno”, non seguire l’indicazione del partito o di altri.

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Valeria Valente

Eppure gli ultimi notiziari  leggo della candidatura di Valeria Valente, validissima onorevole e dirigente PD, coordinatrice delle donne del Partito, che peraltro io apprezzo pur non condividendone le linee , che dichiara di candidarsi senza dichiarare di dimettersi dalla carica di deputata. “Ma mica è necessario? Dove sta scritto?…” Ed ancora. Ho sentito dire “Ma dimettendoci tradiamo il mandato degli elettori…” Una tesi disarmante.  Ma se non volevi tradirlo continuavi a svolgere quel mandato che gli elettori ti hanno dato. Così come è vero non sta scritto “da nessuna parte che uno deve dimettersi”. E’ vero, ad esempio, che neanche Giachetti a Roma ha inteso dimettersi. E’ vero, qualcuno potrebbe obiettarmi, il candidato che sostengo Bassolino, addirittura, nel 1998 è stato sindaco e ministro del lavoro per un anno, un errore grande secondo me.

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Roberto Giachetti

Sono del parere che le scelte debbano essere drastiche, non si possono fare le cose con un piede da qua ed uno da là, non mi piace sapere che chi affronta una campagna elettorale ha un saldo paracadute, comunque vadano le cose. Penso che aspirare alla guida della terza città d’Italia, la più importante del Mezzogiorno, meriti rispetto ed abnegazione massima. Bisogna avere in testa quello e solo quello. E non è polemica, è un modo di sentire: ripeto, se davvero vuoi candidarti, e lo fai per fare il Sindaco, lo devi fare perché lo vuoi fare davvero, perché quella è la tua massima aspirazione politica del momento. Credo che atteggiamenti del genere contribuirebbero ad accrescere la credibilità di una candidatura che, tra l’altro,  non sembra raccogliere grande sostegno neppure nella sua stessa “area riformista”.

Le primarie devono essere uno strumento di confronto leale e di passione. E a Napoli, dopo quello che è successo l’ultima, volta lo devono essere ancora di più. Per questo auspico primarie massimamente partecipate. Spero di poter partecipare alle “primarie delle idee” che Bassolino settimana prossima (4, 5 e 6 Febbraio) metterà in atto  facendo incontri presso tutte e dieci le Municipalità, dove raccoglierà le idee, appunto, di quelli che il territorio lo conoscono bene, lo amano e vorrebbero vedere realizzate lì quelle idee e quei progetti… Un ritorno alla politica di una volta, fra la gente, con la gente.

 

 

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