Valerio Caprara

Valerio Caprara

Professore di Storia e critica del cinema all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e dal 1979 critico cinematografico del quotidiano “Il Mattino”. Presidente della Campania Film Commission.

land-of-mine-sotto-la-sabbia-film-2016

Giocare con le bombe

 di Valerio Caprara

Film asciutto, antiretorico, equanime e doloroso. Martin Zandvliet affronta una vicenda reale a cui il proprio paese e l’opinione pubblica internazionale non s’erano mai interessate. I soldatini inconsapevoli e non addestrati   costretti a rimuovere il maggior numero possibile dei due milioni di mine sepolte proprio dagli occupanti hitleriani nelle spiagge delle coste

land-of-mine-film-2016

Sulla seconda guerra mondiale il cinema si è abbondantemente espresso e non di rado con titoli da cineteca.

Colpisce doppiamente in quest’ottica Land of Mine – Sotto la sabbia, presentato l’anno scorso al festival di Roma e appena uscito in sala senza doping promozionale, che non solo riesce a tornare sull’argomento in maniera innovativa, ma lo fa con un taglio eccezionale perché classico e insieme attuale.

land-of-mine04-640x400Il regista danese Martin Zandvliet, sicuramente destinato alle grandi produzioni straniere, vi affronta una vicenda reale a cui il proprio paese e l’opinione pubblica internazionale non s’erano mai interessate e ne trae un film asciutto, antiretorico, equanime e doloroso su un piano etico universale.

Il momento storico prescelto è, in effetti, particolare: nel maggio del ’45 la Germania ha capitolato e gli alleati hanno catturato frotte di nemici dell’ultima leva, soldatini inconsapevoli e non addestrati buttati nel carnaio bellico per disperazione dall’agonizzante regime.

5-50-550x354

 

Quelli presenti in suolo danese vengono deportati e costretti, a dispetto della Convenzione di Ginevra, a rimuovere il maggior numero possibile dei due milioni di mine sepolte proprio dagli occupanti hitleriani nelle spiagge delle coste da dove temevano (sbagliando) che sarebbero sbarcati gli angloamericani.

Land-of-Mine

Land of Mine sa attivare la massima suspense sulla sorte dei ragazzini che ancora invocano la mamma nelle acmi del terrore innanzitutto perché centra appieno il profilo del personaggio-guida, lo spietato sergente Rassmussen capo delle operazioni (Roland Moller degno delle icone hollywoodiane del war-movie), ma poi perché fa sottilmente affiorare il quesito sulla liceità d’usare nei confronti degli ex oppressori vinti le stesse disumanità che si erano subite nella condizione di oppressi.

Film_land_of_mine_2016

Escludendo il finale comprensibilmente conciliatorio, siamo al cospetto di una regia attenta sia all’inquadratura che al “fuori campo” psicologico, onesto e non ricattatorio nei confronti dello spettatore anche quando sottolinea il contrasto tra gli atroci eventi e il nitore panico di fondali e colori, eloquente nelle pause silenziose come in quelle esaltate dalla colonna sonora, a momenti insostenibile sul piano della tensione (come nel capodopera The Hurt Locker della Bigelow) eppure sempre improntato a una pietas che non ha nulla a che fare con i consueti e ipocriti cerchiobottismi.

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore