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Big Bang Brexit

di Eduardo Palumbo

Il destino vuole che il 23 giugno, il giorno nel quale si terrà il referendum sulla “Britain Exit” cioè quello attraverso il quale i cittadini avranno il diritto di scegliere se la Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del nord) dovrà o meno restare all’interno dell’Unione Europea, sia anche la giornata mondiale dell’abbraccio. Abbracceranno questa Europa fragile e piena di contraddizioni o preferiranno isolare ancor più il Regno Unito dall’Eurozona?

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Per capire meglio il bivio britannico bisogna premettere che da quelle parti c’è ancora la sterlina e, quindi, piena autonomia monetaria.  Secondo gli stress testi (che interesseranno non solo le banche, ma anche gli istituti di credito fondiario con depositi retail di un valore complessivo superiore ai 50 miliardi di sterline.) effettuati negli ultimi tre mesi dalla Bank of England  “i rischi domestici che incombono sul sistema bancario del Regno Unito sono saliti oltre i livelli moderati nel periodo immediatamente successivo alla crisi, anche se non si trovano ancora a livelli elevati”.

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Il test è nato per consentire alla banca centrale di assicurarsi che “le banche dispongano degli strumenti adeguati per fronteggiare una eventuale tempesta economica”. 

In poche parole capire se le banche inglese  siano fornite sia di liquidità sufficiente nonché di posizioni di capitali relativamente solide per poter affrontare una difficile situazione del Paese

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David Cameron

Si cominciano, insomma, ad analizzare scenari diversi, perché l’esito del referendum è tutt’altro che scontato. Se David Cameron è contrario all’uscita dall’Ue sono almeno sei i componenti del governo Tory (5 ministri e un sottosegretario) – propensi a votare a favore della Brexit e in dissenso dal premier.

Michael Gove

Michael Gove

A cominciare da Michael Gove, titolare della Giustizia e amico personale del premier. “E’ stata la decisione più difficile della mia vita – ha spiegato Gove in una nota – ma la Brexit rappresenta la via per un futuro migliore“. Voteranno per stare fuori dell’Ue, oltre a Gove, i ministri del Lavoro, Iain Duncan Smith (che ha profetizzato una spaventosa esplosione di terrorismo nel caso in cui il Regno Unito dovesse restare in Europa) quello per l’Irlanda del nord, Theresa Villiers, della Cultura, John Wittingdale, e il leader della Camera dei Comuni, Chris Grayling, che rappresenta il governo in Parlamento ed è il capofila storico degli euroscettici nel gabinetto.

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Boris Johnson, David Cameron. Amici-nemici

Eppoi c’è Boris Johnson, il sindaco della città più cosmopolita d’Europa dice no all’Europa. Non è proprio cosa da poco.

Una decisione che va ben al di la della antica rivalità con il suo ex compagno di Oxford David Cameron. Boris Johnson, giornalista, continua a scrivere per il Daily Telegraph, di cui è stato, ironia della sorte, anche corrispondente da Bruxelles, il sindaco in bicicletta dalla cascata di capelli biondi seguace di Churchill  (ha da poco pubblicato una sua biografia) ha lanciato apertamente il guanto di sfida al Premier.

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Inutile negarlo questo referendum si gioca molto sui temi dell’immigrazione, della sicurezza. Subito dopo le bombe di Bruxxeles, Mike Hookem, il portavoce  dell’Ukip, partito indipendentista britannico, anche se il Regno Unito non fa parte di Schengen, e che ha il controllo pieno delle proprie frontiere, non ha perso tempo ad attaccare Schengen “ Questo ultimo orrendo atto di terrorismo di Bruxelles, in una città militarizzata ormai da tempo mostra che la libera circolazione di Schengen e i pochi controlli alle frontiere sono una grande minaccia per la nostra sicurezza”.

Katie Hopkins on 'This Morning' TV programme, London

Katie Hopkins

Katie Hopkins, columnist del Daily Mail e noto personaggio televisivo di serie di grande successo ed audience ha scritto. “Chiunque di voi abbia detto che i rifugiati sono i benvenuti, chiunque abbia detto ‘facciamoli entrare’, chiunque abbia detto che i migranti sono migranti, sia scappino dalla guerra sia scappino dalla fame è responsabile degli attentati di Bruxelles. E  la cosa maledettamente grave è che ancora non se ne accorge”.

Nicola Sturgeon

Nicola Sturgeon

Nicola Sturgeon, premier scozzese e leader del partito nazionale scozzese, pro-indipendenza, segue con interesse doppio il referendum del 23 giugno. Comunque vada al popolo del whisky e del kilt va bene.  “ Noi, come è noto a tutti, non siamo contro l’unione europea.  Ma se dopo il referendum Londra si stacca dall’Ue noi, immediatamente subito dopo, torneremo a chiamare i cittadini alle urme a votare per l’indipendenza.” E questa volta, è facile prevedere, la strada per gli scissionisti sarebbe tutta in discesa.

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