Valerio Caprara

Valerio Caprara

Professore di Storia e critica del cinema all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e dal 1979 critico cinematografico del quotidiano “Il Mattino”. Presidente della Campania Film Commission.

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Ridere forever, ma…

di Valerio Caprara

 In linea di massima c’è sempre qualcosa che manca nelle commedie odierne, peraltro strabiche in partenza perché lo sguardo dei registi tende puntualmente a rivolgersi ai fasti dell’età d’oro databile –col puntello della chiosa “all’italiana”- tra la fine dei Cinquanta e quella dei Settanta

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Per esempio in “Forever Young”, il film con cui il pifferaio magico del box-office Brizzi torna al cinema dopo una pausa letteraria, funzionano l’idea di partenza e qualcuno degli assoli convergenti nel leitmotiv della voglia matta d’essere e sembrare giovani a dispetto dell’anagrafe; guai, però, ad aspettarsi dall’intreccio uno scatto o una sterzata ricordabili nei giorni seguenti la visione. Vi si mette in bella calligrafia, infatti, la solita carrellata d’interpretazioni brillanti –qualcuna superiore alla media del maxigenere- che nell’ottica del brizzismo, dovrebbero catturare brandelli di realtà spicciola e restituirli sotto forma di situazioni e battute cattive quanto basta (a non scandalizzare, provocare e neppure spiazzare lo spettatore di passaggio).

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Non sappiamo dire, così, se costituiscano veri complimenti assicurare che “Forever Young” fa ridere molto e spesso, grazie soprattutto alla straripante comicità di un impagabile Lillo Petrolo dj démodé incalzato da collega idiota ma imberbe; che Sabrina Ferilli conferma di avere ancora perfezionato la presenza scenica, conferendo al personaggio dell’estetista cinquantenne gratificata da un amante ventenne sfumature davvero notevoli; o che i cammei di Nino Frassica e Riccardo Rossi spezzano il tran tran del raccontino proprio perché carichi di quel ‘quid’ di cinismo paradossale che nel formato corale si disperde.

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Peccato che le gesta di Teo Teocoli settantenne invasato di smanie agonistiche o quelle del violinista pigro e mangione Stefano Fresi rifacciano suonare la campanella del compitino in cui, per di più, sembra che scenografia, costumi e fotografia siano stati ereditati, con appena una rinfrescata, dall’epopea adolescenziale di “Notte prima degli esami”.

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Certo le citazioni di musiche e canzoni sono particolarmente intonate alle nostalgie dei signori & signore che non… mollano, ma alla fine è obbligatorio convenire, San Dino Risi perdonaci, che siamo tutti bravi ragazzi: quelli veri e quelli finti sullo schermo, gli spettatori seduti in sala e più di tutti, ovviamente, il regista piacione e i suoi (com)piacenti sceneggiatori.

 

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