Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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I segreti di Calvi

di Angelo Vaccariello

Carlo Calvi, vive in Canada, ed ha 62 anni. E figlio di Roberto, il presidente del banco Ambrosiano,  il “banchiere di Dio”, trovato impiccato sotto al Ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno del 1982 con le tasche dei pantaloni piene di pietre. Quando il padre è morto Carlo aveva 28 anni e viveva a Washington dove in quei giorni lo avevano raggiunto la sorella Anna e la madre Clara, morta dieci anni fa

Trentacinque anni fa conoscemmo la P2, un colpo terribile per il Paese. Una lista di 953, una loggia segreta, quel progetto perverso di Licio Gelli che aveva il nome di “piano di Rinascita Democratica”, che mirava al controllo dei mass media, alla normalizzazione dei sindacati, al controllo della magistratura e al rafforzamento in senso autoritario del potere istituzionale. Un micidiale potere parallelo

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Roberto Calvi, Licio Gelli, Carlo Calvi

Tra i misteri della P2 e di Gelli c’è la morte Roberto Calvi, che entrò nella banca cattolica Ambrosiano come impiegato nel 1947 e che ne scalò tutte le cariche per poi, da presidente, venire travolto nel 1982 dal crac finanziaro dell’istituto di credito. Calvi era iscritto alla P2 dal 1975.

Poche le certezze, i colpevoli di trent’anni di processi: una gigantesca montagna di documenti, carte e faldoni che ha consegnato ancora oggi poche certezze ed ancora tanti misteri, una verità in molti casi ancora da appurare.

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Gelli, Calvi, Marcinkus e Sindona

Come la morte di Roberto Calvi, protagonista di uno scandalo finanziario che resta un tassello fondamentale della storia del Paese, una vicenda che costò la vita anche all’avvocato Giorgio Ambrosoli come liquidatore della Banca privata italiana di Michele Sindona. Molti, tanti gli incroci velenosi fra la loggia P2,la mafia, la camorra, l’estremismo (spesso di destra), il Vaticano , lo Ior e i servizi segreti di mezzo mondo.

L’ultima associazione di Gelli a Calvi in un’aula di tribunale è recente. Solo tre anni in un’aula di tribunale si è parlato di Gelli e Calvi. Per il pm Luca Tescaroli – attualmente impegnato a Roma con Mafia Capitale – il coinvolgimento del venerabile maestro della P2 nell’omicidio del banchiere è molto ma molto probabile, ma non ci sono prove certe. Il movente? La morte di Calvi avrebbe assicurato a Licio Gelli e al faccendiere Francesco Pazienza l’impunità per i trasferimenti illeciti congelati dalle autorità elvetiche. Insomma il Venerabile avrebbe potuto avere interesse, come tanti, che il banchiere venisse eliminato.

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Raffaele Cutolo

Fra i misteri irrisolti la morte dell’avvocato Enrico Madonna, il “consigliori” di Raffaele Cutolo, arrestato e condannato anch’egli per associazione camorristica, che fu trucidato a Cervinara, il 7 ottobre del 1993. Da allora sono trascorsi ben 23 anni: mandanti ed esecutori sono rimasti sconosciuti. Eppure molte vicende e molti indizi riporterebbero a Gelli, così come un ruolo significativo pare, avrebbero avuto anche i servizi segreti. Non deve sfuggire, infatti, che Madonna fu ucciso il 7 ottobre del 1993, quando il nostro paese si stava avviando verso la seconda Repubblica in un intreccio di giochi di potere e di misteri che videro i servizi segreti deviati in primo piano.

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Carlo Calvi

Ne abbiamo parlato con Carlo Calvi, il figlio del banchiere, che non si è rassegnato a non fare piena luce sul “suicidio” di suo padre.

Calvi junior vive in Canada, ha un mega archivio su quegli anni, ha svolto indagini personali, cerca ancora tenacemente la verità. E nel tempo maturato alcune convinzioni. “Gelli non era la mente della P2. Aveva potere, certo ma non il massimo del potere,  aveva una fascia inferiore di influenza”.

 Pertini fra Sandulli e Cosentino

Pertini fra Sandulli e Cosentino

In una intervista a Lettera43 Roberto Calvi ha fatto anche nomi e cognomi. “Mia madre ha indicato in Giulio Andreotti il capo della P2, seguito dal ex segretario della Camera Francesco Cosentino. Mio padre a Washington mi condusse a un incontro con Paul Rao in una banca. Rao è poi comparso sia nel processo Ambrosoli, in cui fui parte civile, e in quello Andreotti a Palermo. Non ho conosciuto Andreotti ma non ho difficoltà a vedere Francesco Cosentino come il vero capo della P2. Lo ricordo a casa nostra a Drezzo come un personaggio veramente imponente.”

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Giuseppe Misso

Forti, molto forti sono stati i rapporti di Gelli con la criminalità organizzata, soprattutto con la camorra. Dai processi non emerso tutto. Anzi. “Non sono emersi- ha avuto occasione di sottolineare Calvi junior in più di una occasione– i legami, stretti, molto forti e saldi con le organizzazioni malavitose della Campania. Con alcuni clan della camorra come ad esempio con il clan Misso, il clan che gestiva le attività illecità del rione Sanità a Napoli. Il sostegno del gruppo Misso a Gelli in Brasile, ad esempio, è stato fondamentale. Storie di estorsioni e “servizi” forniti alla fine degli anni ’70. Una serie di operazioni  e vantaggi di cui si avvala, soprattutto Ortolani (l’uomo che curava gli interessi in sud America) in svariati campi, non ultimi, naturalmente, i vantaggi conseguiti per il controllo delle entità estere di Eni e Bnl”

Umberto Ortolani

Umberto Ortolani

Londra. In quei giorni, la capitale londinese era crocevia di incontri e di poteri. Secondo Calvi, ad esempio, anche la morte di Madonna è maturata a Londra. In quei giorni vide alcune persone, probabilmente si confidò con le persone sbagliate. Quando fuggì dall’Italia, prima di approdare negli States, il “consigliori” trovò rifugio presso un ristoratore napoletano che poi ha costruito una fortuna in Inghilterra ed anche oltre Oceano. A lui fece due importanti rivelazioni.

Vincenzo Casillo

Vincenzo Casillo

La prima riguardava Vincenzo Casillo, detto “o’nirone”, per lungo tempo braccio armato di Cutolo che morì nell’esplosione della sua auto avvenuta a Roma il 29 gennaio del 1983. Uno che aveva collaborato in modo molto stretto con i servizi segreti (una esecuzione che secondo quanto dichiarato dal pentito Pasquale Galasso  fu commissionata dal clan Alfieri).

Madonna rivelò alla persona sbagliata che Casillo aveva preso parte al delitto Calvi. Ma non solo. Che lo stesso Casillo si recava più volte in Svizzera per incontrare Licio Gelli, dopo la sua fuga dell’Italia. In uno  di questi viaggi in Svizzera “o’ nirone” fu fermato alla frontiera con altre due persone con dei documenti falsi. Chi erano? Chi portava da Gelli? E perché? E Madonna conosceva la loro identità? Ed ancora: l’avvocato di Cervinara sapeva del “tesoro” (200 milioni di dollari depositate in alcun e banche, una enormità per quei tempi) di Gelli in Svizzera? Interrogativi inquietanti, ancora senza risposte.

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