di Angelo Vaccariello
Dopo anni di dibattiti sui costi dell’uscita dall’Euro, arriva finalmente un punto fermo. A piazzarlo, come sempre nei mercati monetari, il numero uno della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.
Rispondendo ad una interrogazione del Parlamento europeo (fatta dai cinque stelle), Draghi spiega che nel caso un paese lasci l’euro, la sua Banca centrale deve prima pagare tutti i debiti con la Bce: “If a country were to leave the Eurosystem, its national central bank’s claims on or liabilities to the ECB would need to be settled in full”. Tradotto in moneta sonante: una cifra pari a 312 miliardi di euro, il 20 per cento del prodotto interno lordo italiano. Un valore impossibile per il nostro Paese da individuare e poi liquidare.
I numeri sono chiari: “Il debito con l’eurosistema della nostra banca centrale (come si ricava dallo stato patrimoniale della Banca d’Italia a dicembre 2016) è al momento pari a circa 356,5 miliardi di euro a cui vanno sottratti i crediti, per un indebitamento netto pari a 312 miliardi” (fonte: keynesblog.com).
Ma questo non è tutto. “Se anche l’Italia riuscisse a individuare questa cifra, ci sarebbe un problema ancora più rilevante: la realizzazione di un “credit event” che manderebbe in bancarotta il sistema.
Nell’ipotesi che stiamo studiando, infatti, tutti gli Stati chiamerebbero l’Italia e direbbero: cari signori, pagate i vostri debiti in euro (perché attualmente il nostro Paese è indebitato in questa moneta). L’Italia, però, vorrebbe pagare in lire, cosa che i creditori non accetterebbero mai.”
Il ministero del Tesoro, allora, dovrebbe trovare “euro” per onorare i debiti. Come fare? Dicono i più: stampando moneta. Certo, ma ciò comporterebbe una svalutazione della stessa: io stampo lire per comprare euro. In pratica si realizzerebbe di nuovo l’incubo della Repubblica di Weimar.
Come bisogna comportarsi? Il punto è questo. L’Italia non sarebbe dovuta entrare nell’euro ma ora che lo ha (sciaguratamente) fatto deve per forza di cosa intraprendere un braccio di ferro con la Germania affinché cambi la governance dell’Europa. Attualmente è una chimera ma il nostro Paese non ha molta scelta. A meno che non decida di dichiarare bancarotta.