di Adolfo Mollichelli
Soltanto ventiquattro ore e saprà con chi dovrà vedersela nelle semifinali della coppa che ha già vinto per ben cinque volte. Eliminata la Fiorentina, il Napoli aspetta: o la Juve o il Milan e sarà comunque goduria. Decisivo Callejon al decimo centro in stagione: 8 in campionato, uno in Champions e uno in coppa Italia.
Forse Sarri – che ha scontato la seconda giornata di squalifica e sostituito in panca da Calzona – aveva previsto che non era il caso di “giocare” con i portieri. E dunque niente spazio per l’annunciato Rafael e spazio a Reina che si farà apprezzare per due interventi salvifici, prima su diagonale violento di Chiesa figlio d’arte e figlio di…(rissoso il ragazzino) e poi su colpo di testa di Astori appena disturbato da Maksimovic. Si era sullo zero a zero e la serata sarebbe stata difficile se si fosse concesso il vantaggio ai viola.
Napoli superiore per tecnica e mentalità per gran parte del match. Fiorentina prima timorosa e impotente, più coraggiosa ad inizio ripresa.
Callejon ha segnato di testa, in posizione di centravanti d’area. Errore di Tomovic, Insigne porge ad Hamsik per il cross vincente. Palla che passa tra le mani di Tatarusanu che aveva avuto il suo bel da fare (primo tempo) alzando sulla traversa una punizione di Insigne e respingendo una bordata di Callejon.
Non è un caso che gli azzurri abbiano sbloccato il risultato quando in campo s’era ricomposto il trio dei piccoletti. Impacciato ed impreciso il gigante Pavoletti che era stato mandato in campo per Mertens (poi, lo scambio in corso d’opera). Niente di buono con il “vero nueve” in campo e c’è voluto l’ingresso del “falso nueve” per aver ragione dei viola. Tutte le attenuanti del caso per l’ex genoano (la ripresa dopo un lungo infortunio) ma a me è parso un paracarro sulla strada dell’inutilità.
Napoli in difficoltà a tratti, quando la Fiorentina riusciva a chiudere le linee di passaggio rendendo difficile il fraseggio amato (quello stretto ed in velocità).
Alla fine la viola è diventata violetta anche per l’incapacità di Sanchez (ammonito in avvio) di tenere lo scatenato Insigne sempre più leader. Sousa, che è tecnico colto abbastanza avrà pensato alla conversione manzoniana, ma il suo frate Cristoforo è stato un’autentica bestemmia, impotente a realizzare l’idea iniziale: limitare il raggio d’azione di Diawara ed appoggiare Kalinic che forse dopo le corse a vuoto nell’umido San Paolo si sarà pentito di non aver accettato le sirene cinesi.
Limitato dagli azzurri l’impulso fremente e frenetico di Bernardeschi che a Firenze paragonano a Brunelleschi, insomma artista sommo. Onestamente, al cospetto degli azzurri, neri per caso, mi è parso il costruttore delle Vele di Scampia.
Partita di fatica per Zielinski che non ha quasi mai trovato il corridoio giusto per l’affondo. Sta diventando una costante il cambio di Hamsik verso il tramonto delle sfide. Allan ha rinforzato la diga di sbarramento nel momento in cui la partita è degenerata tra colpi veri (alcuni) e simulazioni (tante). Aveva affondato decentemente sulla corsia di sinistra il croato Strinic dalla corsa elegante prima dello stop per infortunio e dentro Maggio con il relativo spostamento di Hysaj a sinistra. Sarà fatale all’albanese il secondo cartellino giallo per lo sgambetto a Vecino l’uruguagio nel convulso finale. In pieno recupero, ristabilita la parità grazie all’espulsione (sempre per secondo giallo) di Maxi Olivera che ho visto tutt’al più Mini. Sousa aveva tentato il tutto per tutto con Ilicic e Borja Valero e Babacar in campo oltre a Chiesa e Kalinic finendo con l’aumentare la confusione tra i suoi e favorendo la tetragona applicazione degli azzurri.
Missione compiuta. Napoli sempre più autoritario e sicuro di sé. Desideroso di regalare a Sarri il primo trofeo. .