Mimmo Carratelli

Mimmo Carratelli

Giornalista e scrittore. È stato inviato speciale e caporedattore al “Roma” di Napoli, a “La Gazzetta dello Sport”, al “Corriere dello Sport-Stadio”, a “Il Mattino”, oltre che vicedirettore del “Guerin Sportivo”.

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I lazzari felici

di Mimmo Carratelli 

 Mi sono svegliato (bella ciao, ciao, ciao) e mi sono ritrovato lazzaro, nominato ufficialmente lazzaro in una città di lazzari.

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Accidenti, non parcheggio in terza fila (anche perché non ho l’automobile, che lazzaro!), osservo la fila alle Poste, pago le tasse senza detrazioni fasulle, non ho tessere-omaggio per i cinema e i teatri, faccio la differenziata, non odio la Juventus come meriterebbe, non ho face-book, uso moderatamente il telefonino rigorosamente di primissima generazione, scommetto con giudizio sulle partite di calcio, non invado e non disturbo, uno insomma che mi potrebbero definire fesso e, invece no, io sono un lazzaro in una città di lazzari.

Un giornalista famoso di “La Repubblica”, di quelli molto amabili che solo Marco Travaglio strapazza (Travaglio? Un lazzaro!), sul suo giornale mi ha insignito, ci ha insigniti del titolo e della qualifica di lazzaro/lazzari.

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Mimmo Carratelli

A parte le mie irrisorie qualità già citate, ho cominciato ad avere seri dubbi. Se un giornalista importante, su un giornale importante che pubblica cose importanti, un giorno si sveglia e con cognizione di causa, informazioni di fonti sicure, sapienza storica, animo puro, sintassi sontuosa, allegorie e anacoluti di cui è formidabile maestro, ci informa e ci definisce lazzari, con questo bel titolo “La Napoli dei lazzari”, qualcosa deve avere in mano.

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Per carità, a Napoli non siamo i migliori del pianeta, facciamo ammuina, ci scappa qualche colpo di pistola, i lavori stradali non finiscono mai, la metropolitana si ferma, non sempre ‘a nave cammina e ‘a fava se coce, i nubifragi sono più nubifragi che altrove, insomma molto pecchiamo (e molto ci fanno peccare), e tutto questo si sa, e se ne parla e se ne scrive, però improvvisamente, in 87 righe “a bandiera”, di corpo 7 su 7 e in carattere Times New Roman, il noto giornalista di Catania, un Bell’Antonio anche se il suo nome è Francesco, ci inchioda fulmineamente così: siamo la Napoli dei lazzari.

Ai tempi di Masaniello? No, oggi. E che cosa è successo, oggi, che abbiamo improvvisamente prodotto, malfatto, frodato e barato per prenderci, come conviene ed è inevitabile, il titolo, il diploma, la qualifica e la laurea di lazzari? Abbiamo esonerato Ancelotti!.

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Carlo Ancelotti e Aurelio De Laurentiis

Mamma santissima! Abbiamo esonerato il Pluridecorato al merito della Civiltà del Pallone, l’Uomo di Grazia, il Cavaliere Educato che sorrideva di se stesso, la Sapienza e l’Eleganza, così definito dalla immaginifica penna catanese, e questo può solo succedere a Napoli, “la città dei lazzari”, come puntualizza l’esimio, esimente e veemente giornalista, noto fustigatore di personaggi pubblici e privati, il suo giardino sconfinato di lazzari.

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Però lazzari siamo solo noi, crocefissi dal titolo, “La Napoli dei lazzari e quella raffinata di Ancelotti”, col dispendio di un completo trattato di storia patria, noi che siamo “la città dei corni rossi e di Pulcinella, del vittimismo, degli istinti, della pernacchia scomposta”, noi abbiamo osato esonerare Ancelotti, che a dir le sue virtù basta un sopracciglio, noi, i lazzari, abbiamo offeso Re Carlo e abbiamo vituperato il Sovrano di Reggiolo venuto a Napoli non per fare giocare a pallone una squadra ovviamente di lazzari, ma per dare lustro alla città con la sua sola presenza, il suo stile, la sua generosità (24 punti regalati agli avversari in campionato).

Noi lazzari abbiamo spento la Luce ricacciandoci nel medioevo con Gattuso. E quel presidente, poi, l’Aurelio De Laurentiis “pittoresco esemplare”, e i cacicchi che ci governano, la banalità del mare, ‘o cielo azzurro e fatte vasa’. Tutti lazzari, compreso ‘o sole mio.

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Un allenatore viene esonerato nel gioco giusto o sbagliato del mondo del calcio, ma poiché è successo a Napoli ecco i fustigatori che si divertono e vanno a briglia sciolta, e Francesco ‘o catanese picchia sui tasti del suo computer l’arringa contro la città dei lazzari, che arringhe molto più serie sicuramente meriterebbe, ma non questa sceneggiata neanche ironica nonostante il titolo lieve della rubrica, “La carezza”. Ma com’è che quando Torino, Londra, Madrid, Parigi e Monaco di Baviera hanno esonerato il Pluridecorato, com’è che Francesco non le ha definite città di lazzari?

Lo sappiamo, Francesco si è voluto solo divertite come fa di solito con le sue storie tutte pizzi e merletti, cannoli e taffetà, tazza ‘e cafè parite, un genio dei “pezzi di colore”, e ci siamo voluti divertire anche noi, facendo gli offesi. In fondo, non è Francesco, Francesco non ha mai scritto di più canterebbe Lucio Battisti, che può offenderci, lui è un delizioso chansonnier di messe cantate su carta stampata. Oggi noi siamo i suoi lazzari felici.

(Roma)

 

 

 

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