di Antonello Grassi
C’è lo scrittore di sinistra (Aldo Nove ndr) che, a proposito del poveraccio che si suicida dopo essere stato colpevolmente indotto a fare un investimento ad alto rischio, dice: io non lo avrei mai fatto, e sentenzia: “La cosa di chi si suicida perché ha perso tutti i risparmi mi lascia raggelato. Che cazzo sono ‘sti risparmi? Se la religione è l’oppio dei popoli, il culto dei soldi ne è il cianuro”.
Sbagliato (ed è sorprendente che a sostenerlo sia uno scrittore). Nessuno si uccide per i soldi, che li abbia persi al gioco o nelle mani di uno strozzino o per una truffa. E non occorre aver letto Tolstoj per sapere che il suicidio è quasi sempre l’approdo tragico e molto personale di una catena emotiva aggrovigliata quanto l’animo umano: che vorrebbe silenzio e pietà. Indipendentemente dalle banche, le cui responsabilità andrebbero accertate da giudici e commissioni d’inchiesta, piuttosto che da coloro che ne fanno oggetto di speculazione politica o editoriale, lo stesso scrittore avrebbe potuto, più utilmente, provare a indagare – ma anche questo è stato già fatto – il perverso meccanismo psicologico che può indurre un individuo adulto dal passato irreprensibile ad affidare tutti i suoi risparmi alla propria banca basandosi, esclusivamente, sulla parola interessata del venditore.
Per fare questa indagine non avrebbe dovuto andare lontano: fece scalpore, qualche anno fa, il caso che ebbe per protagonisti non poveri pensionati ma (tra gli altri) alcuni integerrimi intellettuali e accaniti difensori del bene comune, i quali affidarono i cospicui ricavi dei loro lazzi televisivi contro il grande corruttore non a un funzionario di banca ma a un finanziere da strapazzo poi ribattezzato il Madoff dei Parioli, nella speranza di moltiplicarli grazie a interessi irragionevoli.
Come la Guzzanti: che dopo essersi a lungo sgolata, assieme a quelli del Fatto Quotidiano, per denunciare le malefatte dello stato in combutta con la mafia, da qualche anno dirige le sue invettive contro l’oscuro sistema bancario e lo strapotere della finanza, salvo aver tentato di approfittarsene, senza stare tanto a sottilizzare, pur di vedere aumentato il proprio capitale: un capitale che, nel suo come in altri casi, rappresentava il legittimo ricavo di un’ indefessa attività di satira, diciamo così, moralizzatrice. Si dirà che, da Di Pietro a tanti amministratori 5 Stelle, non son pochi i casi di demagoghi e moralisti che, magari incolpevolmente, sono a loro volta moralizzati. Comunque è meglio non dimenticarsene
Le persone di sinistra (o centro – sinistra) devono prima cambiare se stesse. È così che si cambia il mondo, non mettendo all’indice questo o quello.