di Giulio Di Donato
Le prossime amministrative potrebbero essere il trionfo dei 5 stelle. E se questo accadrà niente sarà più come prima. I grillini sono messi bene un po’ dovunque ed in particolare a Roma. I loro candidati non rilevano più di tanto perché la gente vota la lista in alternativa ai partiti di cui nauseata.
E comunque la Raggi e la Appendino, candidate 5 stelle a Roma ed a Torino, sono carine, sveglie e telegeniche, e dunque… se Grillo e Casaleggio conquistano il Campidoglio e qualche altra città – ai ballottaggi sono temibili perché hanno un elettorato più motivato – se si attestano intorno al 25 per cento -come confermano i sondaggi-, allora diventeranno una concreta minaccia per Renzi. Il quale uscirà indenne alle amministrative se vincerà almeno a Milano e se supererà il referendum sul Senato. Un percorso ad ostacoli sul quale il “fuoco amico” farà di tutto per fermarlo.
Andiamo con ordine. Nel Pd la sfida della minoranza è strettamente connessa alla sconfitta del Pd renziano. Speranza, Bersani, Cuperlo puntano sul logoramento del leader in una guerra senza esclusione di colpi. In sostanza il Pd è solo un contenitore dove si nascondono le peggiori insidie per il suo leader. Il casino delle primarie su Bassolino e Giacchetti, a prescindere dall’entità delle irregolarità commesse, va in questa direzione. Come nella stessa direzione vanno le critiche durissime che dall’interno del Pd vengono mosse all’azione di governo. Renzi lo sa, è determinato a non arretrare, e sa che in questo schema Alfano e Verdini sono sempre più decisivi.
La minoranza del Pd, che non ha gradito più di tanto l’uscita di D’Alema (intervista a Cazzullo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa) e del quale reputa nocivo il partenariato, sa che se Renzi esce indenne dal girone del 2016, al congresso del 2017 regolerà in via definitiva i conti e pochissimi di loro saranno candidati.
Per questo tra i dissidenti ci sono molte sfumature di antirenzismo, forme discrete di collaborazionismo e comunque non si esclude la scissione anche se il premio di maggioranza al primo partito e non alla coalizione la scoraggia.
Sull’altro versante, quello ormai ex berlusconiano, il centro destra sta per essere sostituito da una destra di stampo lepenista in cui si ritrovano Salvini al nord e FdI al centro sud. La Meloni si candida a Roma non per vincere ma per non morire, nel senso che il suo partito ed il suo elettorato sono attratti da Storace che tenta di ricostituire una destra-destra. Per questo si candida a Roma (pronto forse a rinunciare per la Meloni)e candida Rivellini a Napoli. È ovvio che Salvini, Storace e quindi Meloni devono far fuori Berlusconi e per questo picchiano contro Bertolaso. Ma il loro obiettivo è Silvio la cui leadership del resto è ormai un lontano ricordo.
Che farà il Cav, che resta pur sempre uomo dalle mille risorse? Non mollerà Bertolaso cercando di pareggiare la Lega (in effetti i sondaggi danno Forza Italia ad un punto percentuale da Salvini), aprirà un canale con Maroni (critico con Salvini) e tenterà una ricomposizione antirenzi al referendum sul Senato, tenendo comunque socchiusa la porta di un nuovo nazareno (per le riforme istituzionale) by Verdini.
Due ultime considerazioni. La prima è che alle emergenze contemporanee – globalizzazione, terrorismo, immigrazione, fondamentalismi, neonazionalismi, decrescita- destra e sinistra non hanno ricette adeguate e quindi scivolano verso estremismi. In Italia su questo terreno incontrano il populismo informatico di Grillo e Casaleggio dal quale sono in parte assorbiti e col quale tuttavia non si fondono.
La seconda è che, quindi, il sistema politico italiano (ma anche in altri paesi Ue)si configurerà sempre più con un area di governo centrale, moderata e riformista ed un “alternativa antisistema” (da noi il M5s), con minoranze ideologiche sulle ali. In questo senso, la terza repubblica sarà molto più simile alla prima che alla seconda.
Giulio è un politico di grande intelligenza che meriterebbe di essere alla guida del partito socialista al posto degli attuali dirigenti che non hanno la sua stessa caratura, ma così va il mondo; è vero che i sondaggi prevedono un successo del M5S ( ma spero che sbaglino) ma mi chiedo come si possa avere fiducia in un movimento nato da un “ vaffanculo” gridato da Grillo nelle piazze di mezza Italia e basato su una visione delirante di Casaleggio ( la Corea del Nord è un paradiso a fronte della società immaginata dal guru capelluto) e che fa scegliere i suoi candidati a 500 persone ( ho scritto “ da DeGasperi a DiMaio” per dimostrare la pochezza della classe dirigente pentastellata) ; nemmeno il PD propone gente di cui fidarsi ( con Bassolino a Napoli ha toccato il fondo); della Destra nel suo insieme preferìsco tacere per decenza. Insomma, non resta che sperare nella provvidenza divina
Gerardo Mazziotti è un gran napoletano come non se ne trovano più, è un pozzo di scienza e di sapienza, i suoi libri ed i suoi articoli, sono imprescindibili per chiunque voglia parlare di Napoli con cognizione di causa. Lo ringrazio per la generosità, neppure a me piace quello che accade e alle volte, quando mi capita di scriverne o di parlarne, spero di sbagliarmi. Ed in effetti potrebbe essere. Ma, prendiamo Roma, Meloni, Giacchetti Marchini, Storace? Chiaro che tra questi e con Bertolaso azzoppato, la Raggi sembra una attraente novità. E a Napoli, su chi puntare? Su una dirompente iniziativa di Lettieri, candidato “civico” che rischia di non prendere neppure tutti i voti di Forza Italia o sulla Valente che ricordo vagamente come assessore bassoliniano nelle Giunte Iervolino o forse su un Bassolino riammesso, secondo me un disastro (nulla di personale, caro Antonio) come sindaco e come governatore, o, infine su un signore di Monza scelto da 288 clic che si chiama Brambilla e dovrebbe fare il sindaco di Napoli? Chiaro che Dema gongoli. Poi può essere che da domani tutto cambia, la campagna elettorale prende fuoco, lo scontro diventa avvincente e allora . . . un forte abbraccio.
Giulio di donato
Giulio ha subito più di altri l’onta della falsa rivoluzione e più di altri ha pagato e continua a pagare.
Volutamente , a mio modesto giudizio, persone della sua caratura e del suo spessore sono state “fatte fuori” per consegnare Napoli nelle mani di falsi rinascimenti e falsi masanielli.