Giulio Di Donato

Giulio Di Donato

Politico, commentatore politico, avvocato

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Renzi e la terza Repubblica

 di Giulio Di Donato

Le prossime amministrative potrebbero essere il trionfo dei 5 stelle. E se questo accadrà niente sarà più come prima. I grillini sono messi bene un po’ dovunque ed in particolare a Roma. I loro candidati non rilevano più di tanto perché la gente vota la lista in alternativa ai partiti di cui nauseata.

matteo-renzi-il-pupo-E comunque la Raggi e la Appendino, candidate 5 stelle a Roma ed a Torino, sono carine, sveglie e telegeniche, e dunque… se Grillo e Casaleggio conquistano il Campidoglio e qualche altra città – ai ballottaggi sono temibili perché hanno un elettorato più motivato – se si attestano intorno al 25 per cento -come confermano i sondaggi-, allora diventeranno una concreta minaccia per Renzi. Il quale uscirà indenne alle amministrative se vincerà almeno a Milano e se  supererà il referendum sul Senato. Un percorso ad ostacoli sul quale il “fuoco amico” farà di tutto per fermarlo.

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Chiara Appendino, candidata a sindaco di Torino

Andiamo con ordine. Nel Pd la sfida della minoranza è strettamente connessa alla sconfitta del Pd renziano. Speranza, Bersani, Cuperlo puntano sul logoramento del leader in una guerra senza esclusione di colpi. In sostanza il Pd è solo un contenitore dove si nascondono le peggiori insidie per il suo leader. Il casino delle primarie su Bassolino e Giacchetti, a prescindere dall’entità delle irregolarità commesse, va in questa direzione. Come nella stessa direzione vanno le critiche durissime che dall’interno del Pd vengono mosse all’azione di governo. Renzi lo sa, è determinato a non arretrare, e sa che in questo schema Alfano e Verdini sono sempre più decisivi.

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Virginia Raggi, candidata sindaco a Roma

La minoranza del Pd, che non ha gradito più di tanto l’uscita di D’Alema (intervista a Cazzullo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa) e del quale reputa nocivo il partenariato, sa che se Renzi esce indenne dal girone del 2016, al congresso del 2017 regolerà in via definitiva i conti e pochissimi di loro saranno candidati.

Per questo tra i dissidenti ci sono molte sfumature di antirenzismo, forme discrete di collaborazionismo e comunque non si esclude la scissione anche se il premio di maggioranza al primo partito e non alla coalizione la scoraggia.

Salvini e Berlusconi a Bologna

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Sull’altro versante, quello ormai ex berlusconiano, il centro destra sta per essere sostituito da una destra di stampo lepenista in cui si ritrovano Salvini al nord e FdI al centro sud. La Meloni si candida a Roma non per vincere ma per non morire, nel senso che il suo partito ed il suo elettorato sono attratti da Storace che tenta di ricostituire una destra-destra. Per questo si candida a Roma (pronto forse a rinunciare per la Meloni)e candida Rivellini a Napoli. È ovvio che Salvini, Storace e quindi Meloni devono far fuori Berlusconi e per questo picchiano contro Bertolaso. Ma il loro obiettivo è Silvio la cui leadership del resto è ormai un lontano ricordo.

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Silvio Berlusconi sempre più solo

Che farà il Cav, che resta pur sempre uomo dalle mille risorse? Non mollerà Bertolaso cercando di  pareggiare la Lega (in effetti i sondaggi danno Forza Italia ad un punto percentuale da Salvini), aprirà un canale con Maroni (critico con Salvini) e tenterà una ricomposizione antirenzi al referendum sul Senato, tenendo comunque socchiusa la porta di un nuovo nazareno (per le riforme istituzionale) by Verdini.

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Grillo e la democrazia digitale

Due ultime considerazioni. La prima è che alle emergenze contemporanee – globalizzazione, terrorismo, immigrazione, fondamentalismi, neonazionalismi, decrescita- destra e sinistra non hanno ricette adeguate e quindi scivolano verso estremismi. In Italia su questo terreno incontrano il populismo informatico di Grillo e Casaleggio dal quale sono in parte assorbiti e col quale tuttavia non si fondono.

La seconda  è che, quindi, il sistema politico italiano (ma anche in altri paesi Ue)si configurerà sempre più con un area di governo centrale, moderata e riformista ed un “alternativa antisistema” (da noi il M5s), con minoranze ideologiche sulle ali. In questo senso, la terza repubblica sarà molto più simile alla prima che alla seconda.

 

 

 

 

 

 

 

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3 pensieri su “Renzi e la terza Repubblica

  1. gerardo mazziotti

    Giulio è un politico di grande intelligenza che meriterebbe di essere alla guida del partito socialista al posto degli attuali dirigenti che non hanno la sua stessa caratura, ma così va il mondo; è vero che i sondaggi prevedono un successo del M5S ( ma spero che sbaglino) ma mi chiedo come si possa avere fiducia in un movimento nato da un “ vaffanculo” gridato da Grillo nelle piazze di mezza Italia e basato su una visione delirante di Casaleggio ( la Corea del Nord è un paradiso a fronte della società immaginata dal guru capelluto) e che fa scegliere i suoi candidati a 500 persone ( ho scritto “ da DeGasperi a DiMaio” per dimostrare la pochezza della classe dirigente pentastellata) ; nemmeno il PD propone gente di cui fidarsi ( con Bassolino a Napoli ha toccato il fondo); della Destra nel suo insieme preferìsco tacere per decenza. Insomma, non resta che sperare nella provvidenza divina

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    1. RedazioneRedazione

      Gerardo Mazziotti è un gran napoletano come non se ne trovano più, è un pozzo di scienza e di sapienza, i suoi libri ed i suoi articoli, sono imprescindibili per chiunque voglia parlare di Napoli con cognizione di causa. Lo ringrazio per la generosità, neppure a me piace quello che accade e alle volte, quando mi capita di scriverne o di parlarne, spero di sbagliarmi. Ed in effetti potrebbe essere. Ma, prendiamo Roma, Meloni, Giacchetti Marchini, Storace? Chiaro che tra questi e con Bertolaso azzoppato, la Raggi sembra una attraente novità. E a Napoli, su chi puntare? Su una dirompente iniziativa di Lettieri, candidato “civico” che rischia di non prendere neppure tutti i voti di Forza Italia o sulla Valente che ricordo vagamente come assessore bassoliniano nelle Giunte Iervolino o forse su un Bassolino riammesso, secondo me un disastro (nulla di personale, caro Antonio) come sindaco e come governatore, o, infine su un signore di Monza scelto da 288 clic che si chiama Brambilla e dovrebbe fare il sindaco di Napoli? Chiaro che Dema gongoli. Poi può essere che da domani tutto cambia, la campagna elettorale prende fuoco, lo scontro diventa avvincente e allora . . . un forte abbraccio.
      Giulio di donato

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  2. marcello lala

    Giulio ha subito più di altri l’onta della falsa rivoluzione e più di altri ha pagato e continua a pagare.
    Volutamente , a mio modesto giudizio, persone della sua caratura e del suo spessore sono state “fatte fuori” per consegnare Napoli nelle mani di falsi rinascimenti e falsi masanielli.

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