di Giulio Di Donato
Dopo il “vaffa’nc..” mondiale dell’elezione di Trump, si è subito coagulato un trumpismo italiota per il no. Tutti quelli del no sono saliti sul carro di Trump. In vario modo, da sponde opposte, con diverse motivazioni ma, sostanzialmente tutti convinti che la vittoria del tycoon americano sarà di spinta alla vittoria del no in Italia
Che su questa scia si ponesse Salvini, era nelle cose. Che Grillo scattasse per salire sul carro di Trump è stata la conferma che, al netto dei vagheggiamenti visionari di Casaleggio senior, ormai archiviati, e dei voti di cui è accreditato nei sondaggi, il grillismo è opportunismo senza identità e cultura di governo. Anche il Cav, a sua volta affrettatosi a rendere omaggio al vincitore, ha in comune col tycoon americano l’essere miliardario, simpatico, gran comunicatore ed affabulatore.
Per il resto il Berlusconi che ci aveva illuso si richiamava ad una destra liberale, liberista e libero scambista, (Thatcher e Reagan), non certo ai rigurgiti del neo bullismo protezionista, sciovinista, xenofobo e nazionalista di Farange (Brexit) e di “the Donald”. Ed infine la minoranza pd, gli orfani di Vendola, l’Anpi (partigiani), l’Anm (magistrati), e il variegato sinistrismo italiano ex- post-neo comunista, tutti , loro malgrado, trumpisti occasionali, utili idioti del trumpismo nazionale, sia pure solo per odio verso Renzi.
Che senso politico ha tutto ciò? In Europa tra novembre ed agosto si voterà in Bulgaria, Austria, Danimarca, Olanda, Francia e Germania, e, se vincesse il no al referendum, anche in Italia. Il fronte nazionalista, isolazionista e xenofobo europeo, ringalluzzito dalla vittoria di Trump, potrebbe far implodere l’Ue compromettendo la pace e la prosperità di cui abbiamo goduto in questi 70 anni. Ciò che spesso dimentichiamo. Una Italia coesa, stabile, in grado di fare riforme, sia pure modeste e scritte male, ma comunque utili e tali da segnare l’avvio di una modernizzazione che andava fatta trent’anni fa (quando il psi di Craxi la propose), potrebbe svolgere un ruolo positivo nella grave crisi politica dell’Ue ed evitare il disastro di una sua frantumazione.
Votare no per mandare a casa Renzi ha un senso per i 5 stelle che sono in pool position per vincere le elezioni. Per Salvini che conquisterebbe sul campo la leadership del centro destra post berlusconiano.
Ma non ha nessun senso per tutti gli altri. Nessuno. Non per la minoranza pd, che non vincerebbe alcunché con un Renzi sconfitto ed un pd dissolto, non per Berlusconi, comparsa di rango ma ininfluente di un centro destra a trazione Salvini-Meloni-Toti-Brunetta. Insomma, per tutti, un brillante esempio di tafazzismo politico e personale. Certo, siamo ormai a qualche settimana dal voto.
Ciò che è accaduto negli Usa dovrebbe-potrebbe servire a correggere il tiro, a rompere il fronte del no ad isolare il trumpismo nostrano magari costringendo Renzi a dare garanzie concrete sulla nuova legge elettorale sul sistema di elezione del nuovo Senato e su quant’altro. Insomma puntare ad una pace armata per evitare il peggio. In fondo non è mai troppo tardi.