di Giulio Di Donato
Se non ci fosse stata l’inchiesta di Potenza sugli impianti di petrolio in Basilicata e le conseguenti dimissioni della ministra Guidi, del referendum antitrivelle del 17 aprile non fregava niente a nessuno perché tanto era sicuro che il quorum restava una chimera. D’altra parte il referendum era ed è pressoché superfluo avendo il Governo nello Sblocca Italia già sterilizzato tutti i quesiti meno uno che, se approvato, farebbe danni occupazionali senza vantaggi ambientali
Ora però le cose sono cambiate e l’inchiesta di Potenza ha ringalluzzito tutte le opposizioni, esterne ed interne a Renzi.
Ed il referendum no triv è diventato il primo step della corsa ad ostacoli che il giovane premier, un po’ spaccone, un po’ piacione, dovrà superare. Ma andiamo con ordine.
Il fronte anti Renzi è vasto: da Grillo a Salvini passando per il Cavaliere fino ai D’Alema-Cuperlo-Bersani-Speranza pronti ad agguati elettorali e parlamentari. Non solo.
Si muovono anche gli aspiranti leader antisistema come De Magistris, che puntano a scassare, sperando di ricavare qualcosa dal casino generale. E dunque una Napoli antirenzi “magistralmente” fomentata con cortei, scontri, lacrimogeni, 11 feriti e tutto il resto. In questo quadro il primo step è il referendum antitrivelle, il secondo i sindaci, il terzo il referendum costituzionale di ottobre.
Se “il ragazzo di Rignano sull’Arno” perde la finale ad ottobre, va a casa. Ed allora: governo tecnico (oddio!) ed elezioni politiche. Con l’italicum alla Camera, il mattarellum al Senato, Berlusconi impedito ed un probabile ballottaggio tra un Renzi in affanno e, per esempio, un pimpante Di Maio. Ed allora potrebbe anche succedere che salviniani meloniani, e minoranza pd decidano di votare per il giovanotto di Pomigliano d’Arco.
Il quale diventerebbe presidente del Consiglio, costituirebbe “il governo dei magistrati” pescati con cura nelle Procure più ”attive”, con i social a dettare l’agenda e la supervisione beffarda e agghiacciante di Grillo e Casaleggio.
Se finisse così la terza repubblica, nata dopo due aborti (Bersani e Letta junior) e senza elezioni, sarebbe l’epilogo di questa nostra fragile, incerta, imperfetta democrazia. La quale, per citare Churchill, uno che ne capiva, è certamente “la peggior forma di governo” ad eccezione però “di tutte le altre”.
Siamo sull’orlo del baratro? Ci stiamo arrivando a passi di gigante…