Marco Catizone

Marco Catizone

Avvocato, scrittore satirico e giornalista pubblicista. Scrive di politica, teatro e cultura su blog, siti e riviste on line.

The orange brothers  
La nuova immagine ed il nuovo marketing del “made in Naples” dei fratelli De Magistris  
di Marco Catizone

The orange brothers

”I veri geni restano sconosciuti, in compenso però i veri deficienti sono molto conosciuti”. (Carl William Brown). 

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I fratelli De Magistris

“Citius!, Altius!, Fortius!”.
L’olimpica locutio ben s’attaglia almeno mediaticamente, al possente, onnipresente, “Sindaque du Role”, il Maire Partenopeo, l’arancione De Magistrìs. Sindaco per voluntas populi dal giugno 2011, un tempo “il più amato degli italiani” (classifica redatta dalla Scavolini, immaginiamo) in classifica per l’Uomo-Vago degli Amministratori “très charmant, il Nostro Arancio-cremisi, con lungimiranza e “bonapartenopeismo” di stampo zapatista, tentò di tutto e la qualunque, pur di rimanere fermamente in groppa al vento del cambiamento; ma nulla potè la sua maschia voluptas nonché voluntade, contro il pressapochismo politico et amministrativo scodellato sul campo in questi tre anni di inter-Regno parte napoletano e partenopeo: ahimè, sfiorì il sogno cocozza dell’imago internacional di Neapoli, il contrabbandiere di speranza di stanza a Palazzo, nulla poté contro la sindrome fantozziana che gli pervade l’ animo e le pudenda.

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Luigi De Magistris

E allora, quale idea sfolgorante et iusta, che si nomini il ciambellano reale, il marketing s’adda rifà ‘o trucco; et voilà!

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De-Magistris e Monia-Alberti

Ecco a voi, noi, sudditi il nuovo prodotto ri-vo-lu-zio-na-rio!, un acquisto a metà prezzo, offerta very special by “Quelli di San James Palace”, coi punti del latte rancido ed ammuffito, ci hanno impacchettato l’ennesimo paccodoppiopaccoecontropaccotto media-politicante: Monia Aliberti il nuovo assessore alla “comunicazione e marketing, immagine e promozione della città, eventi, “made in Naples”, identità, tradizioni e futuro della città”, è giunta solare al sacrificium, per rimpinguare la pletora d’assessori assassinati (politicamente ca va sans dire) dalla Fredegonda Imbandanata, il Maschio Alfa e Omega dominante, il Giggino Murat che grandi e piccini, tutti spaventa (perfino i suoi alleati per mancanza d’alternative, il Piddini piccini picciò all’ombra del Vesuvio).
Urge sincretica domanda: ma la nostra Partenope descamisada non aveva di già il suo assessore occulto all’immagine azzurro-arancio-arcobaleno della Cittade, perdipiù aggratisse, perché di Volontario quivi cianciamo?

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Claudio e Luigi De Magistris

E’ dall’ election day del germano maggiore che il suo Hermano Menor, il Divin Claudio, soldatino di chiummo instancabile, si spende in segreteria sindacale, al telefono, “spandendo” il nome, acquisendo concretezza e sicumera come factotum umbratile della città (“Largoooo!”); mille le maschere e mille i volti, per Claudio De Magistris, Volontario, quasi-staffista, un tempo co.co.co. per la buonanima di don Tonino Di Pietro e della sua Idv, braccio sinistramente destro del fratellone a Sindaco, impresario, gran comunicatore (sebbene di poche parole), neuronale ganglio di pubblico legame, seppur privato, perché pur sempre di un di “Volontario” trattiamo: uno, nessuno e centomila.

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E che il nostro Claudascione, dopo inchieste, scandali e titoloni di giornale, ancora aleggi nelle aule del Comune è cosa ancora nota, “chiedete a Claudio” era la novena diuturna a cantilena che si respirava a Palazzo fino a pochi mesi orsono. Del resto quando il tricoricciuto Murat è in campagna marziale, urbi et orbi, inseguendo Alpacini, Barackiobama, Governicoli, desaparecidos sinistrorsi e Premier fiorentini in corsa perenne, un vice-Giggino ci dovrà pur essere nell’acquartieramento reale: dunque largo ai famigli, che son fidati e dritti, mica il timone con feluca ed alamari, è da lasciare ad un quisque de populo, giusto?

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Claudio De Magistris

Dunque, via di stoffa e stola arancina, per quel fratello che tutti avremmo desiderato.
E se la famiglia rimane legame insolubile, inscindibile e cementato, almeno che s’appronti il cavillo per non perder il senno (il mio regno per un cavillo!): visto che i volontari vanno inquadrati secondo una previsione normativa, ex lege numero 266 del ’91, indi inseriti tassativamente in pubblici registri su scala regionale, e dato che nelle pubbliche amministrazioni volontari non ce ne possono essere, (a meno che non siano visitatori autorizzati ad un singolo ingresso o che abbiano un’autorizzazione scritta, per singole finalità e funzioni) ecco sfornato il documento giusto ad hoc: un decreto sindacale a firma di Tommasino Sodano, siglato unilateralmente in data 15 novembre 2011, con il quale si dava ingresso trionfale al nostro Claudascione, ex impresario nel campo del organizzazione “comunicazione e marketing, immagine e promozione della città, eventi, “made in Naples”, identità, tradizioni”, più o meno tutto l’ambaradan parolaio ad imbottire il portfolio della nuova “assessora” Alberti, negli ultimi cinque anni nel board dell’«Accor Hospitality» di Palazzo Caracciolo, prima come responsabile delle risorse umane, poi come responsabile degli eventi: e allora “Salga a board, cazzo!”, che lo scoglio ci ha scoglionati, la zattera s’è sfrantummata, la scialuppa s’è sciupata, ed il legno s’è ‘nfracetato, e qui rischiamo che ce lo tirino pure appresso, o peggio, che lo usino come albero maldestro per impiccarci i nostri sogni di “revenge gauche” murattiana in salsa De Magistris.

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La Napoli del pino

L’Alberti non dorma sonni tranquilli, che non essendo parente stretta, la nostra neo-assessora è pur sempre revocabile dal solerte Imbandanato, ché nel Comune famiglio nessuno è indispensabile, e men che meno chi sfugge al legame sanguigno; del resto almeno uno straccio di contratto, alla nostra Assistita, medium politicante ad evocar futuro sibillino, l’avran fatto, mentre Il Divino come lemure, “Aleggia sempre, intriso di fatal desio, alla ricerca della requie e del ristoro, volontario puro, libero come aquilotto implume, né staffista, né real-volontario, ibrido chimerico, astrazione di pensiero”: Abusivo, e così sia.

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E allora, rovello smargiasso e pulcinellesco, si affaccia prosaica domanda: ma come campa il Claudascione? Luciferini rispondiamo: forse che a San Giacomo abbiano capito che il volontariato in pubblica piazza non vale la candela, e lo stoppino di tal fatta resta pur sempre in mano al povero germano? E allora come prender piccioni con singola fava? Magari spartendo una poltrona per due, smezzando stipendio e assessorato? La nostra è solo umile opinione, non la si prenda in serio conto, è più balocco per libere menti, liberamente tratto in acconto: è dunque una protoforma di spending review all’aranciona? Ragù di vongole in cui sguazzare, bacile anarcoide d’amministrazione all’acqua pazza, realpolitik mediale per l’Ammiraglio Cocozza, fraterno et amicale, che rese servigio al Fratellino, senza che fosse costretto a chieder la questua nei giardini antistanti il Palazzo, imbandanato in standardo cremisi, stracquo e senza posa.
“E’ la somma che fa il totale”, diceva Qualcuno, ed uno stipendio fratto due è pur sempre meglio che fare ‘o Volontario, ca va sans dire. N’est-ce-pas?

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