Marco Catizone

Marco Catizone

Avvocato, scrittore satirico e giornalista pubblicista. Scrive di politica, teatro e cultura su blog, siti e riviste on line.

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Il ducetto

 di Marco Catizone

 “Più grande è il Potere, più pericoloso il suo abuso” (Edmund Burke)

“Il potere senza principi è sterile, ma i principi senza potere sono inutili. Questo è un partito di governo, e lo guiderò come un partito di governo”.  (Tony Blair)

 “Esiste un solo signore dell’anello, solo uno può piegarlo alla sua volontà ed egli non divide il potere!” (Gandalf il Grigio)

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Renzi, il ducetto

Sursum corda! Che al gioc dell’impiccato (di turno) gliela forniamo a iosa, se resiste all’esecuzione di sé medesimo in piazza mediatica e social (mai più Piazzale!), con lo sventramento dell’avito Palazzo Madama coi cingolati a caterpillar, col dimezzamento coatto dei senatores,  a rimestar nella mota d’un residuo e smagrito teatro d’ombre preso a special price, con una riforma contingentata ed imbullonata al prezzo di due, e alla men peggio, per coito pre-elettorale in preferenza, col Renzi in pectore che vede rosso ferale ( giammai d’appartenenza!) ove s’apparecchia scadenza politicante, d’elezioni in formato macro da barattare con scranno simil-regale, e via croupier, facci il solito gioco; chè la scadenza è cambiale già firmata, ed una Costituzione val bene una messe di travisamenti e scempi, taglia e cuci e copia incolla, chè il cambiamento sacrifica i capri, ma lascia da parte pur sempre gli Agnelli (ah, il vecchio caro Potere…), anche questo ante saecula, in saecula saeculorum.  

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Berlusconi, Renzi. Riflessi

Ed è caos, a raccattar spiccioli, a rintuzzare fronde e frombole, tra mediazioni flambè a scottadito, che i bottoni da pigiare son in mano alle solite pazze groupies, e al Senato sulle riforme si abballa la quadriglia del Giglio magico, mentre la Sinistra(ta) è in pena d’abbandono, e la penisola pure. Le facce son vipiù Verdini, tra grillini incazzosi e minoranze spurie, o quel che ne resta, volano stracci a brandelli da ricucir bandiera tricolore, e allora aventino, viminale, quirinale e tutti i colli al seguito, che Renzi Uber Alles si gioca il suo alla vecchia maniera, imbullonando, se non il culo alla sedia, almeno il suo futuro Pd pallido e assorto, alla Reformista.

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Peccato che il set renziano di fantocci e cartapesta rappresenti in hoc signo la sgarrupata Italietta sospesa tra crepuscolo e carnascialesco canto, come di capretti provinciali ad intonare tragedia declinante in farsa, incorniciata dai tweets dei suoi governanti minchioni, come appunto proprio e  già quel ducetto di Rignano, la cui equazione personale vale come abbeccedario estremo e sintesi mirabile del nostro passato di scintille auree e schizzi di fango in rovina: un sepolcro avanguardista intonacato, sbiadito dall’enfasi rottamatrice, emulo 2.0 d’un lemure della trapassata Dc, riconvertito all’intrasatta al turbo-social-dirigismo e oggi padroncino semi-autonomo dell’Italietta very simple e free e smart,; figlio di secondo letto del berlusconismo da supercazzola televisiva made  in’80 (inteso come Publitalia), l’epigono superò il maestro, ormai sgarrupato Mestìa sulla via del tramonto, con lettino approntato al Pascal(e), inteso come girlfriend e non come ospedale.

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Renzi, Berlusconi, Verdini, Lupi

E se v’eravate adagiati all’idea di votare il nuovo mondo omnia-renziano nella primavera del 2017, come più volte annunciato dal bulletto di Palazzo Chigi,  preparatevi a calzare le ali di Mercurio senza aver più il termometro della situazione: il boss di Rignano sta rompendo gli indugi,  inutile perdere tempo; con gli ottimi sondaggi che al momento si ritrova, incassato lo zero virgola zero qualcosa di ripresa economica, Renzi vuole andare alle urne appena possibile, ossia non appena risolta la grana Verdini, che se entrasse in formazione come componente aggiuntivo sparato al Renzeeg Robot  dalla parte Destra del teleschermo, agirebbe da idrovora infelice sottraendogli voti, punti e boccino del consenso nazional-impopolare, attestando il Pd rosè al terzo posto della nostra infausta graduatoria di gradimento politicante su scala nacional.

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Il colpo d’Ala

Ergo, che si mettano l’animo in pace quei peracottari dei senatori compravenduti, i poveri peones che si sono convertiti al renzismo in cambio di un piatto di lenticchie addizonate a cotechino:  malgrado tutti i loro sforzi per arrivare a fine legislatura, balleranno una sola estate, la prossima: poi, tutti a casa nel gran ballo delle balle. Una nuova, meravigliosa epoca è alle porte, anche se sulla riforma si gioca alle tre carte, nulla si spiega, nulla si distingue: per exemplum ulla si dice dei ventuno sindaci-senatori, sui quali i cittadini non avranno vox populi: i Consigli regionali sceglieranno con criteri insindacabili i più telegenici, o più famigli o chissà, con distinguo indistinguibile al comune elettore-pirla; quanto ai settantaquattro consiglieri-senatori, al momento non pare chiaro se verranno eletti in un listino, tra emendamenti fiume del Calderoli delle montagne, e procedure-canguro che abballano la quadriglia tra gli aviti scranni romani: molta è la confusione sotto il cielo renziano.

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Si salvi chi può, Alfano-Casini

 

Si spera di capirne di più al momento dell’approvatio legis , trovando lo gnommero della matassa nella lex ordinaria, ma sarà ben arduo, stante che gli elettori-elettrauto-elettrici quando votano, non hanno la sfera cristallina, non potendo prevedere quanti consiglieri-senatori manderanno in Regione, né dunque ne potranno fare eleggere tanti quanti ne occorrono nel rispetto delle proporzioni all’interno del Consiglio: e se sono in ec-cesso, chi taglierà le capuzzelle superflue come i peli di madama Boschi? Grigio su tutta la linea.

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Il funerale della sinistra

Il premier indefesso alfine, Alfano, carica a testa bassa, fino all’ottobre rosso, schivando i rottami, le secche, seccie e relitti a cavitare, gravitando ancora e comunque nella bolla salivante d’una maggioranza plaudente, mentre il fronte dei minorati (inteso come minoranza, eh) gli si allarga sotto al sedere, mentre il Cavalier riabilitato e semi-ottuagenario (auguri vecchio patonza!) pensa ca va sans dire all’eterno ritorno, come “Dorian Grey” in doppiopetto, e alla sua robba, mentre la Sinistra è morta, seppellita in definitiva con Ingrao, Civati propone referenda in hoc Segni, Vendola sputacchia  a casaccio, Landini è desaparecido, e una Costituzione è in bilico a sua insaputa, noi italians abulici apatici epatici, si prova a dimenticare il relitto che avanza, nell’autunno principiato del nostro scontento.

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