Michele Caccamo

Michele Caccamo

Cittadino del mondo perché pratica l’unica lingua universalmente conosciuta: la Poesia

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Anatomia della noia

Finisco di attendere. Sono diventato insensibile anche a questa stanza: per me è solo una debole fossa; potrebbe soffocarmi se diventasse l’aria di una grammatura più pesante.
Io non sono nulla d’altro, oltre ciò che sono, quello che immaginate di me è dovuto a una perfezione oleografica, una tra le tante, che tende a conferirmi delle eccellenze spirituali che non ho. Io, credeteci, vivo in una condizione sciagurata, con una pietra nella mente; senza che ci sia alcun valore sano, disponibile a richiamarmi.
Vigliacco anche il Demonio, perché egli lo sa quanto vorrei mi trafiggesse nel mio letto. Ma è irremovibile dal suo luogo: chissà non sia un altro inganno.
Ho il terrore di essermi interrotto.

24c8getVi dirò che anche il cuore lo sento minacciarmi che diventerà di vetro. Qualcuno mi ha coniato nell’assenza e ora è tutto falsato, incosciente, l’unica ipotesi che penso possibile è un maleficio. Non ho neanche nostalgia dei tocchi femminili, delle loro sensibilità fatate. Sono stato anche romantico prima che mi devastassero: qualcuna è riuscita a farlo con una precisione, che è naturale, definire scientifica. Bisognerebbe dubitare di tutto fino in fondo, ma con quale coraggio?
Dovrei avere della saliva, qualche muscolo funzionante o almeno una sua piccola costruzione. Sono invece finito in un letto di sabbie mobili, e la mia immensità si è raccolta nell’angustia.
E voi, là fuori, pensavate fossi un artista, un creatore di scritti necessari. Che uomini imbecilli che siete stati, a credere nella mia differenza. Sono come voi, prigioniero dell’imperfezione.
Vedete, ciò che non volete capire è che la Terra non ha nessuna intonazione con l’Universo, è una creazione oscura e penso anche segreta, affidata alla gestione del dio del male. Noi siamo elementi disgustosi e nell’infinito ci detestano tutti, hanno messo taglie su ogni nostra testa e ci trapianteranno come sfere orribili nel cosmo, Saremo tutti vinti, per fortuna anche le nostre preoccupazioni. Immaginate, un immenso ospizio lasciato a girare nel cielo, come fosse il pianeta degli ossari. Sarebbe riconoscere con saggezza che siamo stati un errore di Dio. Sì, lo so, sono annoiato pazzo furioso. Ma piuttosto che lavorare per la vostra realtà, rimango coricato, e per paradosso non sognerò.

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non lasciatemi finire tra gli altri come me ne fossi andato lontano
o in quanto di definitivo sappia dire la nostra assenza
io l’ho detto alla terra ed eravate adolescenti
fa’ che i miei figli sappiano baciarmi
che abbiano forze armate per difendermi
che io possa piangere nel vederli capeggiarel’Amore
ed essere nessuno o praticamente tutti
il mio cuore pieno di salute ma ho paura di noi stessi
della nostra parte umana di certo sempre dell’uomo che sa abbandonare
voi figli lo sapete io voglio ancora sposarvi
ma facciamolo in tempo prima che io sia in un muro di fiori e davvero poco bello

(inedito tratto da “Pertanto accuso”)

 

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