Giuseppe Mazzella

Giuseppe Mazzella

Giornalista, già responsabile dell’ ufficio stampa della Provincia di Napoli e corrispondente dalle isole di Ischia e Procida dell’Ansa. Ha collaborato a il “ Roma”, “ Il Mattino”

Proteste-Mafia-

Sindaci, assessori, Enti Locali
Paradossi, incongruenze e farse

di Giuseppe Mazzella

 “Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre”. Questa La nota ufficiale del Campidoglio che riaprì la grottesca vicenda di Roma, ricordate? L’esplosione di Mafia Capitale, gli arresti, la nuova giunta, la seconda ondata di arresti, le dimissioni poi ritirate. Una sorta di romanzo criminale culminato nell’ennesimo colpo di scena, l’uscita di scena di Ignazio Marino per una maggioranza di consiglieri che consegnò le dimissioni davanti ad un notaio.

Una vicenda incredibile, esautorato del tutto il ruolo ed il valore del Consiglio Comunale. Una cosa mai vista prima. O meglio mai successa in una grande città. Il precedente è del 2005 in Calabria. Parliamo del sindaco di Sinopoli, in Aspromonte: Domenico Luppino si ritrovò con le dimissioni di massa del suo Consiglio Comunale. Storie di sindaci e di Enti locali, un lungo paradosso di incongruenze e di leggi che non funzionano.

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Ignazio Marino

Già, perché se il fascismo nei suoi primi dieci anni non  ha sbagliato una mossa la Repubblica in questi ultimi vent’anni ha sbagliato tutto o quasi in tema di riforma dello Stato e di riforma degli enti locali fino alla farraginosa riforma delle Province con la legge Del Rio del 2014 con la quale al posto della Provincia di Napoli è stata istituita la “Città Metropolitana di Napoli “.

Il professore Guido D’Agostino, direttore del dipartimento di Discipline Storiche dell’Università Federico II di Napoli, nella presentazione del corposo lavoro del “ Repertorio-Dizionario dei Comuni della Provincia di Napoli- Storia, Società, Cultura” non a caso sottolineò che “ la legge comunale e provinciale fascista ha goduto di una “ fortuna” eccezionale e straordinariamente protratta nel tempo, avendo valicato la nascita e il consolidamento dell’assetto repubblicano nel nostro Paese. Nessun altro testo della legge comunale e provinciale ha  goduto di una vita altrettanto lunga: non quello del 1865, né quelli del 1889, del 1898 e del 1908, né infine, quello del 1915, l’ultimo all’ avvento del fascismo”.

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Antonio Gava

Avrebbe potuto aggiungere che nemmeno la nuova legge comunale e provinciale numero 142 del 1990 detta Legge Gava arrivata dopo 56 anni ha avuto vita lunga essendo stata ampliata e sostituita dal Testo Unico del 2000 che ha recepito tutte le leggine di riforma della Pubblica Amministrazione del Ministro Bassanini.

Le vecchia legge comunale e provinciale del 1934, con successive modifiche di epoca repubblicana,  prevedeva la sola elezione popolare del consiglio comunale. Il sindaco era eletto dal Consiglio e poteva essere revocata dalla maggioranza assoluta dei componenti e sostituito con un nuovo sindaco. Gli assessori che costituivano la Giunta erano altrettanto nominati dal consiglio comunale a maggioranza. Il potere esecutivo era cioè  rappresentato sia dal Sindaco che dalla Giunta che erano responsabili di fronte al consiglio comunale organo deliberativo. La legge però mentre prevedeva la revoca del sindaco non prevedeva la revoca dell’assessore da parte del consiglio e quindi rimaneva in carica fino alle sue volontarie dimissioni. Questa anomalia fu rilevata molte volte in quegli anni e non furono casi isolati gli assessori che non volevano dimettersi.

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Con la Legge Gava del 1990 il sindaco veniva eletto sempre dal consiglio al pari che assessori che potevano entrambi essere revocati dal consiglio. La Legge Gava istituiva anche la “ possibilità” degli “ assessori esterni al Consiglio Comunale” cioè non consiglieri comunali che per particolari capacità tecniche venivano indicati e votati come assessori.

Nel 1993 fa il suo ingresso nell’ordinamento la legge cosiddetta “ Segni” sull’ elezione diretta del sindaco mentre la Giunta è semplicemente un organo “ tecnico” del sindaco che può nominare assessori – necessariamente non consiglieri comunali per i Comuni superiori a a 10 mila abitanti – con proprio decreto e con proprio decreto “ dimetterli o revocarli”. Si attua così un “ presidenzialismo” a livello locale che non trova riscontri nel “ parlamentarismo” italiano così appaiono –  nel nuovo testo unico del 2000 –  i limiti di due mandati per il sindaco.

APPELLI E GESTI DISTENSIVI, MA PRONTA TASK FORCE SICUREZZA

Luigi De Magistris

La nuova legge sui Comuni e le Province voleva assicurare stabilità all’esecutivo e conferendo la “potestà regolamentaria” con la redazione degli Statuti e dei Regolamenti voleva incentivare la partecipazione democratica dei cittadini in modo formale e sostanziale anche con la legge 241/90 sulla trasparenza degli atti.

Come sia stata applicata la complessa normativa è sotto gli occhi di tutti. Il Sindaco si è  trasformato in molti casi in” podestà” ed è stata svilita la funzione del consiglio comunale mentre gli assessori – che dovevano rispondere politicamente  solo al sindaco e non al consiglio comunale – sono stati continuamente cambiati e così l’instabilità – detta con un eufemismo  – è passata dal sindaco alla giunta.

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Giosi Ferrandino

Queste osservazioni mi sono venute alla penna osservando le vicende politiche ed amministrative del Comune di Ischia, la principale municipalità dell’isola, dove il sindaco eletto Giosy Ferrandino per la seconda volta ed al suo ultimo mandato per vicende personali ( l’arresto il 30 marzo scorso per lo scandalo della metanizzazione della “ Concordia”, la libertà provvisoria, l’autosospensione e poi il rientro in attesa del processo)  e “ politiche” ( eufemismo) ha cambiato diverse giunte – forse una decina di cui l’ultima alcuni giorni fa  –  non assicurando in tal modo una continuità amministrativa al suo mandato e cambiando la stessa formazione del consiglio comunale dove consiglieri eletti hanno lasciato il posto ai primi non eletti per occupare il posto di assessore.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA Con il nuovo “ cesarismo” di un uomo solo al comando e stata sminuita la funzione deliberante del consiglio comunale e con la  contemporanea costituzione delle “ società partecipate” il Municipio ha” esternalizzato” i servizi più importanti riducendosi alla gestione quasi come un “condominio” mentre la massima assise cittadina non è stata coinvolta nei gradi dibattiti sullo sviluppo economico e sociale pur in piena crisi economica e finanziaria.

Che dire ci troviamo di fronte ad una tragedia o una farsa? A quale decadimento è giunta la politica nei nostri paesi?   Come funziona il “ decentramento amministrativo dello Stato”? Forse dopo 136 anni è ancora attuale il famoso discorso di Silvio Spaventa  “ Giustizia nell’ Amministrazione”  pronunciato a Bergamo il 6 maggio 1880: “diminuire di più i poteri del Governo allargando sempre più la loro delegazione ai corpi locali mi sembra più desiderabile che possibile”.

 

 

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