Giuseppe Mazzella

Giuseppe Mazzella

Giornalista, già responsabile dell’ ufficio stampa della Provincia di Napoli e corrispondente dalle isole di Ischia e Procida dell’Ansa. Ha collaborato a il “ Roma”, “ Il Mattino”

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Ma Renzi non è De Gaulle

di Giuseppe Mazzella

Noi italiani copiamo quasi tutto dai nostri cugini francesi. Ma non facciamo le cose per bene come sanno fare i francesi. Invece di una seconda Repubblica  “ renziana” con una brutta riforma costituzionale, meglio il ritorno alla Prima Repubblica in attesa di una Terza

La Costituzione della Repubblica Italiana  del 1948 delineò una “ repubblica parlamentare” con due Camere con identici poteri e con  un ampio decentramento amministrativo dello Stato che veniva diviso in Regioni, Province e Comuni. L’obiettivo dei  Padri Costituenti era quello di evitare un altro “ uomo del destino” e di realizzare una ampia democrazia che avesse il suo cuore pulsante nel Parlamento. Al Presidente della Repubblica fu riservato un ruolo di rappresentanza dell’ unità nazionale ma non di governo. Il governo avrebbe dovuto rispondere solo al Parlamento dal quale doveva ottenere la fiducia da ambedue le Camere.

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Credo che la “ Commissione dei 75” che materialmente scrisse i 139 articoli della Carta fu influenzata  dalle vicende francesi per la formulazione e l’adozione della Carta della IV Repubblica. La nostra Costituzione delinea una “ democrazia indiretta” con  ampie rappresentanze  elette dal popolo ( il cittadino italiano vota per la Camera, per il Senato ( almeno fino ad ora), per il Comune, la Regione e votava per la Provincia. Poco spazio alla “ democrazia diretta” prevista dall’ articolo 75 con il referendum che è solo abrogativo o confermativo ma non deliberante cioè il cittadino può abrogare o confermare una Legge ma non può approvarne una.

In Francia – lo ricorda Alfred Cobban nella sua “ Storia di Francia – dal 1715  al 1965” ( Garzanti – 1965) – si tenne un primo Referendum nell’ ottobre 1945 con il quale “ a maggioranza schiacciante del 96 per cento il popolo francese respinse in blocco l’ idea di continuare o di far rivivere la Terza Repubblica”. L’Assemblea costituente che fu eletta in contemporanea ebbe il compito di formulare una nuova Costituzione. Il primo progetto di Costituzione della IV Repubblica  fu sottoposto a referendum nel maggio del 1946 e  fu respinto dal popolo. Nel giugno del 1946 venne eletta una seconda assemblea costituente che finalmente adotta la nuova Costituzione con un modello parlamentare.

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Piero Calamandrei

Credo che i padri costituenti italiani  presero a modello quel tipo di Repubblica respingendo il modello “ presidenziale” che invece fu proposto da Piero Calamandrei che divenne comunque il più convinto sostenitore dei Valori che la Carta esprimeva. Le modalità di funzionamento della Repubblica  si potevano sempre cambiare. Ma la sostanza no. La IV Repubblica durò  12 anni cambiando 17 presidenti del consiglio con 24 ministeri.

Nel 1958 – per i fatti di Algeria – venne  richiamato al potere il generale Charles de Gaulle con poteri speciali. De Gaulle fece redigere una nuova Carta da un gruppo di esperti presieduto da Michele Debrè, Ministro della Giustizia nel suo Governo.

La Costituzione della V Repubblica fu direttamente approvata con referendum popolare voluto da De Gaulle senza passare per una approvazione parlamentare.

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Il generale Charles de Gaulle

 

Tuttavia i Valori della Repubblica, nata dalla Rivoluzione del 1779 non furono messi in discussione, Lo stesso “ preambolo” della Costituzione della IV Repubblica fu inserito in quella della Quinta.

Quasi come per rimarcare come quei Valori dovessero essere “ praticati” piuttosto che “ predicati”. Il modello di Repubblica voluto da de Gaulle fu detto “ semipresidenziale” e fu molto criticato fino a dire che la V Repubblica non sarebbe sopravvissuta al Generale perché la Costituzione era fatta solo per lui. Smentita dalla Storia quella previsione. Quella Costituzione rimane in vita anche se ha subito finora 12 modifiche.

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Nella Costituzione della V Repubblica l’articolo 11 prevede il Referendum come scelta del Presidente, come sua facoltà a chiedere al popolo di approvare una Legge senza passare per il Parlamento. De Gaulle utilizzò lo strumento del Referendum solo 5 volte e sempre con la minaccia che in caso di non approvazione della legge si sarebbe dimesso. Infatti si dimise nel 1969 dopo la bocciatura del suo progetto di legge sulle Regioni e sul  Senato. Ma aveva già 79 anni e sarebbe morto un anno dopo aver lasciato il potere a Pompidou.

Renzi ( che ripete sino alla noia che se perde il referendum lascia la politica) è il de Gaulle italiano a soli 41 anni?  La sua riforma costituzionale viene criticata da ampi settori politici e dottrinali. Gustavo Zagrebelsky, docente di diritto costituzionale e già presidente della Corte Costituzione presiede un comitato nazionale per il No alla riforma perchè così come si vuole ridurre il Senato meglio era abolirlo.

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Matteo Renzi

Due Camere con identici poteri rappresentano un  “lusso civile” che un paese libero non può permettersi. Ed allora occorre abolire il Senato. Semplicemente. Una sola Camera con 630 deputati può  essere rappresentativa della Nazione se eletta con un sistema proporzionale  tenendo conto del “ frazionismo politico” degli italiani. Quindi la legge elettorale non può che essere proporzionale e garantire a tutte le voci una rappresentanza. Le “ leggi truffa “ sono state già respinte. E l’ “italicum” così com’è  è una pessima legge.

Per quello che mi riguarda ritengo che la vera Riforma è il ritorno alla partecipazione politica vera, ad una vera “ democrazia indiretta” ma anche con una  prevista “ democrazia diretta” con l’istituto del Referendum sul modello francese. Insomma rispetto ad una Seconda Repubblica  “ renziana” con una brutta riforma costituzionale, meglio il ritorno alla Prima Repubblica in attesa di una Terza.

 

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