Mimmo Carratelli

Mimmo Carratelli

Giornalista e scrittore. È stato inviato speciale e caporedattore al “Roma” di Napoli, a “La Gazzetta dello Sport”, al “Corriere dello Sport-Stadio”, a “Il Mattino”, oltre che vicedirettore del “Guerin Sportivo”.

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L’ombelico del mondo

di Mimmo Carratelli

Negli anni Sessanta l’ombelico del mondo era Piccadilly Circus. Chiaramente Londra era una città in anticipo di cinquant’anni sulla globalizzazione. E se oggi la vecchia Capitale è scossa dal terremoto Panama Papers, l’imbarazzo di David Cameron ( e la richiesta di dimissioni dell’opposizione) per la cassaforte di famiglia in paradisi fiscali, in quei famigerati anni sessanta il terremoto si chiamava Profumo, o meglio John Profumo, segretario di stato per la guerra del Regno Unito, che aveva una relazione con la fascinosa Christine Keeler che, a sua volta, aveva una relazione anche Eugenij Ivanov addetto navale dell’ambasciata russa. John Profumo dovette dimettersi e dopo poco lo fece anche il primo ministro Harold Macmillan.

Ma, spy story a parte, il vero “scandalo” fu un altro: la minigonna di Mary Quant. A lanciarla fu Twiggy: prima top model-teen ager. Era il 1963, una vera rivoluzione culturale, quella che prese il nome di Swinging London, un fenomeno giovanile improntato sull’ottimismo, sull’edonismo e sulla rivoluzione della moda e della cultura nei suoi aspetti più diversi (musica, cinema, televisione).

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Christine Keeler e Cameron

Al tempo in cui si andava in giro per il mondo, Londra fu una tappa fondamentale negli anni Sessanta. Poi vennero Amsterdam e Parigi. New York rimaneva ancora lontana. Ma la London Swinging Sixties, capitale della moda e della musica, con i pantaloni a zampa di elefante e le minigonne di Twiggy, le canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones, e la regina Elisabetta che a 46 anni governava 125 milioni di sudditi dalla Gran Bretagna ai confini del mondo, compresi molti luoghi esotici come Antigua, Belize, Papua Nuova Guinea, Grenadine e Tuvalu, una piccola nazione polinesiana, quella fu una citta indimenticabile e irripetibile.

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Arrivano le minigonne

E dire città e poco. Londra era il mondo. Non pensate alle città di oggi dove confluiscono tutte le etnie del pianeta. Nei Sessanta, Londra anticipo in assoluto il melting pot, il calderone di razze che la globalizzazione ha diffuso nelle nostre città occidentali.

A Piccadilly Circus si incontravano giamaicani con la chitarra, ragazze indiane in sahari, asiatici e i loro occhi a mandorla, egiziani con la sahariana beige o avorio, lucidi senegalesi, severi ebrei, ciprioti, pakistani con la felpa e il cappuccio.

Ai grandi magazzini Harrods, un gigantesco edificio con la facciata di ceramica su Brompton Road, che vendeva proprio tutto, avreste potuto comprare anche un leone come fecero John Rendall e Anthony Bourk, due australiani.

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Carnaby Christamass

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Twiggi

 

 

 

 

 

 

 

 

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La sera andavamo a Carnaby Street con l’insegna ad arco all’ingresso della strada fra due palazzi: “Welcom to Carnaby Street”. Era stata una via malfamata ai tempi di Dickens, era diventata la strada più “in” della Swinging London, il luogo cult degli anni Sessanta, centro di attrazione di artisti e musicisti, cosi ben reclamizzata dalla rivista statunitense “Time” da farvi affluire turisti da tutto il mondo. Carnaby Street ispirò più di un film, da “Alfie” a “Modesty Blaise”, a “Blow-Up”.

Snapshot, 1968  A dandy on London's Carnaby Street

A inaugurare tutta una serie di negozi di abbigliamento “all’avanguardia” fu un giovane stilista gallese, John Stephen. Abbigliamento unisex a prezzi economici. Piu lontano, a Chelsea, Mary Quant inventava la minigonna col primo negozietto in King’s Road.

1964 Tailor John Stephen, with his Rolls Royce outside his shop

John Stephen e la sua Rolls Royce

Allora, a Carnaby Street, c’erano solo due pub, il “Firkin” e “The ShakespearÈs Head”. Uno era in una piazzetta, Foubert’s Place, al piano terra di un edificio di mattoni rossi ad angolo con i tavolini sul marciapiede. Le notti erano sempre eccitanti. Londra era realmente l’ombelico del mondo. Oggi Carnaby Street è molto cambiata e non è più un mondo alternativo.

Sono pochi i negozietti indipendenti superstiti degli anni Sessanta, soffocati da grandi ristoranti e dai negozi smargiassi delle multinazionali.

mp_00115871Londra anni Sessanta con quelli della City in bombetta, Piccadilly Circus con i grandi display luminosi, i localini di striptease di Soho, la sogliola di Dover al ristorante Wheeler, il pasticcio di piccione, il paté di pavone, le due orchestre che suonavano fino alle quattro del mattino al “Four Hundred Club” in Leicester Square, il dixieland al “Flamingo Club”.

Ed ogni sera avevi il mondo nelle tue mani,  quaranta possibilità di spettacoli al giorno e il “News of the World” con le più irresistibili pagine erotiche.

-Keeler

Christine Keeler

Tutto in anticipo a Londra, nei Sessanta. La storia a Trafalgar Square e il mercato di Covent Garden con le grida dei venditori di frutta e delle venditrici di fiori e tacchini.

A Mayfair, tra Piccadilly e Hyde Park, tra le ragazze andava di moda imitare la diciannovenne Christine Keeler, la brunetta slancia, bocca sensuale, seni alti, gambe perfette, chioma scura sulle spalle. Aveva fatto perdere la testa al ministro della guerra John Profumo e fu la più famosa squillo londinese. “Give me a tinkle”. Telefonami era un invito fin troppo eccitante. Ma non ne avevamo il numero. Bye bye, Londra.

 

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