Giuseppe Merlino

Giuseppe Merlino

Ingegnere Chimico ha insegnato per 35 anni nelle scuole superiori. Ha un blog di successo (Progetto Scienza e Conoscenza)

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La consapevolezza del nulla

di Giuseppe Merlino

La coscienza dell’Universo crea giustamente nell’uomo l’interrogativo “ma che senso ha la mia vita, piccolo essere insignificante sperduto in questa immensità ed in questo caos ?” Fortunatamente ancora solo una minoranza degli esseri umani ha la piena coscienza della nullità dell’uomo rispetto all’immensità dell’Universo.

465873577Più volte abbiamo ricordato (ma “repetita juvant” ….) che ci troviamo su di un “sassolino” che, insieme ad altre migliaia di oggetti, ruota a folle velocità attorno ad una piccola stella che si trova alla periferia di una galassia formata da 300 miliardi di stelle, che è solo una delle centinaia di miliardi di galassie che si trovano nell’Universo.

In una singola galassia la distanza media tra due stelle è di cinque anni luce, più di 47.320 miliardi di chilometri. Si trova una stella ogni 125 anni luce al cubo. Nel caso particolare della nostra galassia, la stella a noi più vicina, Proxima Centauri, si trova a 4,23 anni luce, per cui, con la velocità che raggiungono le nostre sonde spaziali, ci vorrebbero 75.000 anni per raggiungerla.
La distanza media tra due galassie del nostro Universo, tranne casi particolari, è semplicemente inimmaginabile, dell’ordine di milioni di anni luce, per cui una singola galassia è praticamente un mondo isolato nell’immensità dell’Universo. Inoltre, a causa dell’espansione dell’Universo, le galassie si stanno mediamente ancor più allontanando l’una dall’altra.

black-hole-quasar-water-cloudE, per piacere, non si parli di ordine ed armonia dell’Universo: l’Universo, nato improvvisamente 13,8 miliardi di anni fa, è dominato da forze cieche, irrefrenabili, quasi spietate. Una forza immane spinge spazio e materia ad espandersi continuamente nel caos più completo: stelle che nascono, stelle che muoiono con esplosioni immani, buchi neri che inghiottiscono stelle o intere galassie, quasars che emettono quantità di energia inimmaginabile, pulsar che ruotano come trottole, galassie che si scontrano, pianeti ingoiati dagli strati esterni della loro stella, asteroidi e comete che bombardano impietosamente i pianeti etc….
La coscienza di questa situazione crea giustamente nell’uomo l’interrogativo “ma che senso ha la mia vita, piccolo essere insignificante sperduto in questa immensità ed in questo caos ?”. Ovviamente non abbiamo una risposta, ma proviamo ad esporre un’ipotesi.
Cominciamo col considerare che la nascita della vita su di un pianeta o su di un satellite è un fenomeno altamente improbabile. Per quanto ne sappiamo finora, si tratta di un evento che richiede innumerevoli condizioni favorevoli.

universo-3E’ ragionevole pensare che la stragrande maggioranza dei miliardi e miliardi di pianeti e satelliti esistenti nell’Universo siano mondi inospitali, sui quali sarebbe impossibile la nascita e l’evoluzione di qualsiasi forma di vita, ma siamo di fronte all’evidenza che, almeno sul nostro pianeta, la vita è nata.
Perché un evento improbabile, quasi impossibile, si verifichi, è necessario avere a disposizione un numero quasi infinito di possibilità.
Ci spieghiamo meglio: al gioco del Superenalotto italiano la probabilità di centrare un “sei”, cioè di indovinare tutti e sei i numeri estratti, è una su 622.614.630, perché tante sono le combinazioni possibili tra sei numeri su 90.

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Ma se un giocatore giocasse tutte e 622.614.630 le combinazioni, avrebbe la certezza di vincere. Orbene il nostro Universo, rispetto alla nascita della vita, si trova nelle condizioni di un giocatore che ha giocato, non una, ma più volte tutte le combinazioni possibili, per cui un fenomeno altamente improbabile diventa un fenomeno certo, ed infatti noi esistiamo.

Ciò è dovuto alla sua immensità: affinché la vita nasca da qualche parte, è indispensabile che l’Universo sia immenso. Si potrebbe dunque sospettare che l’Universo sia nato proprio per far nascere la vita e che, per far nascere la vita, debba essere di una vastità per noi inimmaginabile.
La spinta verso la nascita della vita ha già avuto una lunga storia.

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Le prime stelle erano formate esclusivamente di Idrogeno ed Elio e se ne formano tuttora. Queste stelle, tramite reazioni nucleari, trasformano nel corso della loro vita l’Idrogeno in Elio. Quando esauriscono l’Idrogeno cominciano a diventare instabili ed a “bruciare” l’Elio trasformandolo in altri elementi, tra i quali quelli indispensabili alla nascita della vita.
Le più massicce di esse, al termine della loro vita, esplodono violentemente proiettando nello spazio questi nuovi elementi. Si formano immense nubi di gas e polvere, dalle quali, per lenta contrazione, si formano poi le stelle più giovani con i loro sistemi planetari come il nostro.
Il Calcio delle nostre ossa, il ferro del nostro sangue, il carbonio, l’ossigeno etc… hanno dunque una provenienza molto più antica e lontana di quanto possiamo immaginare: in questo senso siamo figli delle stelle.

uomo-universo695-am-1934-messico-diego-rivera-l-uomo-controllore-dell-universoOra dobbiamo fare un’altra considerazione. Abbiamo già detto che la nascita della vita su di un pianeta o un satellite è un fenomeno altamente improbabile, quasi impossibile, ma, ameno per quanto osserviamo sul nostro pianeta, una volta nata, la vita diventa un fenomeno inarrestabile, con un processo di evoluzione che porta alla formazione di organismi sempre più complessi, fino agli animali superiori dotati di autocoscienza. Questi ultimo sono dotati di una “mente”, cioè di un entità che, pur essendo causata da fenomeni chimico-fisici, è di natura immateriale.
Allora potremmo completare l’ipotesi che stiamo descrivendo, affermando che l’Universo è nato per generare la coscienza.
L’evoluzione della vita verso organismi via, via più complessi è un processo che si svolge nell’arco di milioni di anni, per cui questo fenomeno non è apprezzabile nel breve arco di una vita umana, o anche di una civiltà umana, per cui non possiamo minimamente immaginare quali saranno i suoi sviluppi nei prossimi milioni di anni.

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Potrebbe giungere ad esseri esclusivamente “mentali”, privi di corpo materiale ? Questo traguardo è già stato raggiunto in qualche altra parte dell’Universo ?
Sono solo ipotesi, ma una cosa è certa: l’uomo non è il fine ultimo dell’evoluzione, il singolo individuo non conta niente. L’unica cosa evidente è che lo scopo del “fenomeno vita” è una continua evoluzione e non sappiamo con quale traguardo finale.
Purtroppo questa evoluzione è dominata da leggi spietate. Quando un branco di migliaia di antilopi viene attaccato da un leone, sarà un solo individuo ad essere ucciso e mangiato. L’antilope è un essere senziente, proprio come noi, ed il suo terrore sarà immenso, la sua sofferenza atroce ed il leone comincerà a mangiarla quando è ancora viva.
Questa è la legge di natura: il singolo individuo non conta niente. Le antilopi del branco sono migliaia e, statisticamente, ciò che è accaduto è un fatto irrilevante. Analogamente se un uomo vive tranquillamente fino ad ottanta anni o se muore a venti anni bruciato vivo dai suoi simili è un fatto completamente irrilevante agli effetti del vero scopo dell’evoluzione.

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Giuseppe Merlino

Concludendo, in base alle considerazioni svolte finora, potremmo dunque estendere il concetto di evoluzione all’intero Universo, un’evoluzione iniziata col Big Bang 13,8 miliardi di anni fa e finalizzata alla nascita, allo sviluppo ed alla evoluzione della vita, ma il cui traguardo ci è completamente ignoto.
Forse siamo nati troppo presto per capirci qualcosa ….

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