Lidio Aramu

Lidio Aramu

Si è occupato sostanzialmente di agricoltura e di marketing agronomico, ha collaborato con quotidiani e periodici. Ha scritto tre libri

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Crolla la casa degli Esposito

 di Lidio Aramu -

 Il Centro storico di Napoli è apprezzato dalla transumanza turistica per le facciate dei suoi palazzi nobiliari, per le piazze con le guglie barocche svettanti verso il cielo, per le chiese onuste di storia, ma soprattutto per il folclore – reso celebre da tante pellicole cinematografiche – che in questi luoghi si manifesta nelle forme più disparate, dalla sfogliatella al simulacro di Pulcinella.

Lidio Aramu

Lidio Aramu

Eppure il Centro storico è ben altro. Tra quelle piazze, in quei vicoli, negli edifici storici, nei bassi, se solo lo si volesse, si potrebbe percepire l’anima profonda di una Napoli che non c’è più.

Si fa un gran parlare di cultura, di recupero strutturale dei palazzi e delle chiese, ma a tutti è arcinota la storia del “Grande Progetto” finanziato dall’Ue. E’ nel prezioso scrigno del Centro storico che si ritrovano gli antichissimi istituti filantropici che per secoli hanno lenito le piaghe di una miseria infinita e multiforme. E’ da questi luoghi che provengono le invocazioni disperate ma piene di dignità, del parroco della Real Casa Santa dell’Annunziata. Un complesso monumentale di rara bellezza lasciato – come tante altri edifici di pregio – degradare nel disinteresse più totale del proprietario: il Comune di Napoli.

Antonio Parlato

Antonio Parlato

Tantissime volte gli ero passato davanti ma, per motivi diversi, non ero mai riuscito a visitarlo. L’occasione mi si presentò quando Antonio Parlato, sensibilizzato dal parroco, m’invitò ad accompagnarlo nel sopralluogo sui tetti dell’Annunziata dove grandi lastre di rame erano sul punto di essere divelte dai venti e minacciavano di cadere dabbasso.

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Il sacerdote ci fece da cicerone mostrandoci tra l’altro la famosa ruota degli esposti ove la miseria ed il pudore lasciavano i bimbi indesiderati nati da relazioni occasionali.

Di quanto essa fosse stata fondamentale nei secoli per la sopravvivenza dell’infanzia abbandonata, lo testimonia il numero straripante degli Esposito presenti in città. Lo stesso Gemito fu allevato dal personale dell’Annunziata.

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La straordinaria rilevanza storica fu certificata – ove mai ce ne fosse stato di bisogno – il 5 novembre 1991 dal Comune di Napoli in occasione dell’acquisizione – per lo scioglimento delle II.PP.AA.BB – dell’ex “Real Casa Santa dell’Annunziata”, al patrimonio del comune. Nella relazione si leggeva: « L’immobile si presenta su quattro livelli:

a) il piano terra presenta l’ingresso in via Annunziata in cui il portone ligneo e’ di Pietro Belverde, il portale marmoreo e’ di Tommaso Malvito. L’ampio cortile da’ accesso a vari locali (cucine, dispense, spogliatoio ed altro) e ad un livello sottostante la Chiesa troviamo la cripta progettata da Luigi Vanvitelli e un ampio succorpo che attualmente e’ occupato vergognosamente da materiale edile depositato alla rinfusa in tutti gli spazi.

La Chiesa anch’essa e’ di Luigi Vanvitelli, la Sacrestia (superstite dell’incendio del 1757) con gli armadi lignei costruita tra il 1757 ed il 1780 da Nunzio Ferraro, Gerolamo d’Auria, Salvatore Caccavello, Palladino Fenizia ed altri;

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b) al primo piano trovansi la biblioteca ricchissima di antichi e rari volumi. La sala riunioni detta “Delle Colonne” presenta delle alzate di farmacia in legno intagliato dorato e laccato del ‘700; alcune poltrone settecentesche ed un intero salottino laccato stile Luigi XVI;

c) al secondo piano trovansi l’archivio storico di tutto il complesso, il quale custodisce un Corpus pergamenaceo di 662 esemplari, che sono stati restaurati tra il 1964, 1966 al laboratorio di Grottaferrata. A tale raccolta (che comprende documenti svevi – anteriori alla nascita dell’ente – nonché bolle e brevi pontifici, ed atti notarili) bisogna aggiungere le interessantissime serie degli “Appuntamenti”, vale a dire gli atti del consiglio di amministrazione (detto Governo) dal 1556; dei “Notamenti”, ovvero dei contratti stipulati dal 1500 al 1795; dei “Monti Effeudi”, riguardante i quattro feudi donati alla Santa Casa tra il 1411 ed il 1515; delle “Note di Cautela”, ossia dei titoli di proprieta’ della Casa; dei “Testamenti e legati”, che comprendono atti dal 1466 al 1688 ed ancora dei “Maritaggi”; delle “Filze di Proietti”; dell’ex “Banco di A.G.P.” (Ave Gratia Plena, motto dell’Annunziata)».

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Parlato, preoccupato dall’invasione “lanzichenecca” dei dipendenti dell’ufficio ragioneria del Comune  – tra l’altro non autorizzata – che di fatto impediva agli studiosi la consultazione dei documenti rari depositati e di garantire la sicurezza delle opere di notevole interesse artistico di Luca Giordano, di Francesco De Mura, di Giacinto Diana, di Battistello Caracciolo, gli argenti del XVI, XVII, XVIII secolo tra i quali spiccano una Madonna di Domenico Antonio Vaccaro, presentò un’articolata interrogazione ai Ministri per i beni culturali ed ambientali e dell’interno per chiedere conto e ragioni dell’incuria municipale. Le risposte rimasero nel vento…

Intanto gli anni passavano nell’indifferenza delle amministrazioni comunali e con gli anni cresceva il degrado del complesso monumentale. La storia dell’Annunziata, oltre a quella nobile dell’assistenza all’infanzia, è in buona sostanza, la storia di un degrado senza soluzione di continuità dovuto in parte all’azione degli agenti atmosferici, ma soprattutto all’accidia delle amministrazioni comunali.

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A circa trentanni dall’intervento di Parlato nulla è cambiato, anzi è peggiorato. La copertura della cupola versa ancora in uno stato precario, con le infiltrazioni d’acqua che ne compromettono la stabilità, i vetri sono prossimi al distacco, la struttura si mostra seriamente vulnerata da numerose fessurazioni.

L’eliminazione dello stato di pericolo permanente non è andato oltre i rituali sopralluoghi di somma urgenza per la immediata messa in sicurezza ed un progetto di recupero parziale datato 2015 annunciato e non ancora esecutivo.

Pur essendo stato finanziato dall’Unesco non si sa ancora se e quando i lavori cominceranno poiché dal Mibact– in risposta alle iniziative di don Calemme – giunge la notizia che il vincitore della gara d’appalto “è stato oggetto di informazione antimafia che, sino ad ora, non ha avuto soluzione”. Quindi come al gioco dell’oca, occorre di nuovo rivolgersi al Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche Campania, Molise e Basilicata per chiedere informazioni e sollecitare risposte.

don Luigi Calemme

Don Luigi Calemme

Quindi a nulla sono valsi fin qui gli accorati e ripetuti appelli di don Luigi Calemme, gli incontri con il sindaco di Napoli, le lettere aperte alla Regione Campania. Probabilmente nel calcolo elettorale il mondo che gira intorno all’Annunziata non possiede un grande appeal.

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Vincenzo De Luca

Si fosse trattato di una pizzeria o di un allestimento per il sollazzo a pagamento della plebe, De Magistris non avrebbe avuto rivali, come ampiamente dimostrano le feste al Plebiscito e le installazioni kitsch, in dispregio dei vincoli di tutela, sul lungomare crocifisso.

La tutela del patrimonio culturale purtroppo non risiede a Palazzo San Giacomo come testimonia il degrado inarrestabile che interessa l’intero Centro storico. Nell’attesa che il vincitore della gara d’appalto completi o modifichi l’informativa antimafia, possiamo solo sperare in un miracolo della Madonna dell’Annunziata, ormai priva di bimbi da vegliare data la chiusura – nonostante le promesse del Presidente De Luca – dell’Ospedale Pediatrico SS. Annunziata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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