Lidio Aramu

Lidio Aramu

Si è occupato sostanzialmente di agricoltura e di marketing agronomico, ha collaborato con quotidiani e periodici. Ha scritto tre libri

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I misteri della napoletanità

di Lidio Aramu

Divelto cancello della chiesa del Purgatorio“; “Segate le antiche cancellate della “chiesa delle capuzzelle”, proteste”; ” Sfregio alla chiesa del Purgatorio”.
Questo il tenore dei titoloni che informavano i figli di Partenope dell’ennesima, eclatante, sottrazione di una preziosa testimonianza dell’arte del Settecento.

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La chiesa delle anime del Purgatorio

Per un istante, quasi come un riflesso condizionato, mi venne in mente la storia dell’Operazione San Gennaro raccontata da Dino Risi.

A Napoli è molto apprezzata l’impresa fuori del comune, frutto di quella cultura popolaresca che ha generato, in particolare nella pubblicistica del dopoguerra, le leggende metropolitane che raccontano di marinai americani venduti e navi Liberty misteriosamente sparite. Forse una rivincita o un modo per ristabilire la gerarchia tra la furbizia “scugnizzara” e la presenza invadente dei liberatori d’oltre oceano.

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In realtà, le radici di questo atteggiamento pseudo culturale sono molto più antiche e affondano in un retroterra composto da miserie ed illusioni. Condizioni di vita che trovavano nelle lusinghe del gioco del lotto il conforto – almeno fino al venerdì – e la forza per andare avanti settimana dopo settimana.

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Il lotto – scrive la Serao – è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana; è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime». In una città connotata da una povertà diffusa tale “malattia dello spirito” non poteva non diffondersi capillarmente nel tessuto sociale rappresentando la più grande delle speranze di riscatto. Dall’interpretazione dei sogni in genere derivavano i numeri da giocare, così come da episodi di vita quotidiana non comuni. «Il lotto conduce all’inazione ed all’ozio: come tutte le visioni esso porta alla falsità e alla menzogna […] come tutti i rimedi fittizi che nascono dalla miseria, esso produce – continuava la Serao – miseria, degradazione, delitto”.

IMG_5979_MGTHUMB-INTERNAE fu così che un giorno dell’incipiente primavera, qualcuno di passaggio per il Decumano maggiore – forse alla ricerca di visibilità o di uno scoop – scoprì il “furto” della cancellata barocca disegnata da Carlo Schisano nel 1751. Iniziò così il rituale della corsa del popolino alle ricevitorie del lotto per individuare e giocare i numeri giusti. “Tutti gli avvenimenti, grandi e piccoli, sono considerati una misteriosa sorgente di guadagno”. L’evento tuttavia non era di competenza né dell’assistito, né del munaciello. Per conoscere la verità sulla “sottrazione” della storica recinzione sarebbe stata sufficiente una telefonata all’amministratore dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco.

La seicentesca Opera Pia, in quanto proprietaria della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, da sempre provvede con le proprie risorse finanziarie a manutenere l’edificio storico, a tutelare il patrimonio artistico conservato nel luogo di culto, a promuovere iniziative sociali di rilevante caratura culturale. Un’isola felice nel mare magnum del degrado incontrastato che la circonda, anche se si tratta di un patrimonio mondiale dell’umanità – Unesco.

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La vicenda del cancello “scomparso” rientra, infatti, nel progetto di restauro della facciata risalente al 2016. Progetto ben noto alla locale Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio. La stessa Soprintendenza, notato il deterioramento dei collegamenti in ferro della cancellata al piperno, chiedeva all’Opera Pia di porre in sicurezza l’area. A completamento del restauro della facciata della chiesa compiuta senza pubblici contributi, a metà febbraio, dopo la comunicazione ufficiale dell’Opera Pia alla Soprintendenza, alla Municipalità ed al Servizio di Polizia Locale (Vigili urbani), la storica recinzione veniva rimossa per il doveroso ed impellente restauro.

Pregevole e rarissimo esempio della Napoli del fare mentre il Comune rischia concretamente di perdere i fondi ad esso assegnati dall’Unesco per il recupero del Centro antico. .  E’ incredibile come il rumore assordante, che stupì Goethe, Fucini e tantissimi altri scrittori-viaggiatori, a Napoli, impedisca persino la formazione della solitudine dei numeri primi, giacché stempera le realtà positive esistenti in una grigia dimensione ove la realtà si fonde con l’immaginazione, con il gusto dell’iperbole.

Napoli_AnimePurgatorio_2Le eccellenze di Napoli non fanno notizia. L’encomiabile lavoro svolto dalla Onlus “Opera Pia Purgatorio ad Arco” tra i bambini meno abbienti del circondario e per la città, è poco nota (sulla pagina web dell’opera esiste una corposa documentazione degli eventi realizzati) per il pochissimo spazio dato dai media. Spazi sempre disponibili ad iosa se si tratta di scandalizzare i lettori con episodi indecorosi un po’ fuori dall’ordinario. Del resto è noto che il cane che morde un uomo non fa notizia viceversa se è l’uomo a mordere il cane.

1797551_550619375055921_7053585226930354925_nNon pochi napoletani ritengono tale tratto distintivo (la furbizia) un componente non marginale della cosiddetta “napoletanità” – l’arte di arrangiarsi – e non si rendono conto che così facendo, non solo danno forza alle argomentazioni dello “sputtaNapoli”, ma rinnovano smalto e colore all’immagine stereotipata della Napoli tutta pizza e mandolini.

E poco importa se in quest’opera di massificazione in negativo siano sacrificate – screditandone la ragione sociale, l’immagine e la mission – una miriade di realtà che nel silenzio operano nel sociale in maniera egregia, dagli ospedali ai Beni culturali, rappresentando l’immagine di una Napoli costruttiva, orgogliosa delle proprie intelligenze e professionalità. Una città degna di essere vissuta.
A danno fatto, il fiume delle smentite tracima e sconfina nella terra del ridicolo. Non era meglio, con una spesa di pochi centesimi, informarsi prima? Misteri della napoletanità…

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