A volte gli Angeli hanno bisogno di una diversa voce sentimentale.
Non solo di un’ugola capace di appassionarsi a un’estensione, o di avere un ruolo musicale nello sbaglio del caos: loro lo sanno che per la conversione incide di più un canto sentimentale celeste che non i residuati brandelli della teologia. È per questo che, a volte, cambiano le intonazioni degli uomini, alzandone le frequenze oltre il limite dei suoni. È un lavoro su ordinazione, e per quanto ne sappiamo senza cuore.
A Francesco lo hanno portato via di soprassalto; stava fischiettando e non pensava di essere un moribondo. Ma Dio ha una sua saggezza terribile, per noi da sterminatore, agisce per il primato della Creazione. Mai Francesco avrebbe creduto di essere amato per reazione da Dio.
Era un non credente, un indispensabile comunista, a aveva l’onestà di non pentirsi di essere terreno: diceva di non avere alcuna corrispondenza con quella là. La sua realtà era talmente elevata da diventare una vocazione. Ecco, forse era un Uomo al servizio dell’intelletto.
Adesso è a un altro inizio: da eremita libero. Non capirà più gli uomini, e fin quando non avrà finito le nuove esercitazioni canterà senza voce: perché lui non ha mai voluto dare fastidio agli uomini, fossero o meno credenti.
la morte è un’aspra tunica
un imballo per il cielo
e per il fondo secco
è un velo uguale al freddo
è un attimo che non respiri
è questa pelle
che è una dura parete
è la mia anima
che si muove senza braccia
è questo corpo sazio
mi basta la sola parola
per indossare velature
e immergervi la carne
“La stessa vertigine, la stessa bocca” Manni Editore