di Ernesto Santovito
La Fiorentina vince lo scontro delle deluse, le squadre sbattute fuori dall’Europa di serie B. Decide nel finale un colpo di testa di Joaquin.
Ma è comprensibile tenere in panchina quando si è un uomo in meno un gladiatore del centro campo come Behrami per farlo entrare solo nel finale e costringere gli azzurri a correre il triplo per quasi un’ora? E che senso ha togliere Higuain, attaccante di carisma e di peso la cui sola presenza incute terrore alle difese avversarie, a dieci minuti dal termine?
Gli interrogativi vanno dritti al cuore del problema che chiaramente si chiama Benitez, perché se non si affronta una volta per tutto l’equivoco di una squadra bloccata e poco flessibile, sempre la stessa qualsiasi sia l’avversario e indifferentemente da come gioca, vuol dire voler chiudere gli occhi.
Don Rafè si sta dimostrando un tecnico integralista, poco incline a riconoscere alcuni errori e, soprattutto, poco duttile in panchina. Le sue sostituzioni avvengono sempre al sessantesimo e non tengono conto spesso di che cosa sta succedendo in campo, il tecnico azzurro tende a guardare solo i suoi, come se gli avversari non esistessero. Montella, come è giusto è comprensibile, nel secondo tempo ha disposto diversamente la Fiorentina mettendo in campo Ilic e Vargas che sono due giocatori più offensivi di Bakic e Roncaglia e poi Matri (al posto di Gomez che si è fatto male) e spostando di venti metri in avanti il baricentro della squadra e vince la partita sbagliando almeno tre gol quasi fatti. Higuain nero per la sostituzione. Non ha gradito. E come dargli torto?