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Gli uomini preferiscono le bionde (di contrabbando)

di Eduardo Palumbo

Cresce in modo vertiginoso il traffico delle sigarette non del monopolio. Ora si viaggia via terra. Gli scafi blu solo un ricordo. Napoli capitale del contrabbando.

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L’anno scorso, secondo un rapporto della guardia di Finanza, sono stati evasi in Campania, quasi 5 milioni di euro per il contrabbando di sigarette. La Campania risulta essere tra le prime regioni nelle quali si registra un calo significativo delle vendite, con picchi rilevanti nelle province di Napoli e Caserta.

I dati della ricerca Eps (Empty Discarded Pack Collection) poi non lasciano dubbi. Il contrabbando è tornato ad essere fenomeno in continua espansione e assorbe una quota intorno al 11,5 per cento del mercato italiano. Nel primo bimestre di quest’anno, secondo i dati forniti dal colonnello della guardia di finanza Giuseppe Arbore sono state sequestrate sigarette pari al 50 per cento di tutta la merce sottratta al contrabbando lo scorso anno. “Il picco 2014 è preoccupante. Le organizzazioni criminali internazionali oltre che sulla droga puntano sul tabacco e sulle stesse rotte viaggiano stupefacenti, armi e sigarette”.

sigarScendendo nel dettaglio Napoli risulta essere la città in assoluto più colpita dal fenomeno del contrabbando, con il 51 per cento del mercato del tabacco nelle mani dell’illecito. Le “bionde”, come vengono chiamate le sigarette, sono ricomparse sulle bancarelle, ad ogni angolo di strada trovi venditori. C’è anche che ha aperto una sorta di tabaccheria-casalinga, tutta illegale ovviamente.

Tutta la provincia del napoletano è, comunque, un centro nevralgico sia per il consumo di prodotti illeciti, sia per il loro smistamento su altre piazze italiane. Interessante e preoccupante uno spunto che è venuto fuori dall’indagine. Nella raccolta effettuata nei pressi delle scuole di pacchetti lasciati per strada dagli studenti (uno dei metodi utilizzati per raccogliere i dati), sono emersi risultati allarmanti: ci sono state scuole (e dintorni) in cui ben il 64 per cento dei pacchetti raccolti è risultato di contrabbando. E, comunque, la percentuale di pacchetti di contrabbando trovati non è mai stata stata inferiore al 20 per cento del totale.

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Una “tabaccheria casalinga”

Ora tenendo conto che dal primo gennaio del 2013 il divieto di vendita delle sigarette è stato innalzato ai minori di 18 anni ( prima era di 16) è facilmente intuibile come la vendita di sigarette di contrabbando possa facilmente consentire di aggirare questo divieto. Per contrastare l’espandersi ulteriore del contrabbando è stato costituito pochi giorni fa l’Osservatorio nazionale che avrà il compito di condividere le informazioni, sviluppare analisi ed elaborare strategie sulla base dei dati raccolti, nonché mettere in atto una serie di iniziative, anche in tema normativo, per migliorare il quadro legislativo sulal materia. Fanno parte dell’Osservatorio l’università di Padova, l’Agenzia delle dogane, la guardia di finanza, il ministero dello Sviluppo economico, la direzione nazionale Antimafia, aziende del settore e la Federazione Italiana Tabaccai.

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Franco Roberti

A presiederlo il padovano Enrico Maria Ambrosetti, ordinario di Diritto penale.  Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha sottolineato come “il contrabbando di sigarette non viaggia mai solo ma si accompagna di sovente al traffico di stupefacenti o dei rifiuti. È, insomma propedeutico ad altre attività criminali.” Roberti ha anche auspicato un’azione comune dell’Europa per contrastare il fenomeno visto che secondo le ultime rilevazioni di Kpmg , ogni anno le perdite in termini di mancati ricavi per la Comunità Europea sono pari a circa 12,5 miliardi di euro. La lotta al contrabbando è un tema vecchio.

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Rino Formica

Poco più di una quarantina di anni fa, uno dei politici più lucidi dell’epoca Rino Formica (socialista e ministro delle Finanze), lanciò una proposta a dir poco rivoluzionaria. E lo fece alla luce del sole, anzi dei riflettori, direttamente alla televisione di stato. Un progetto che inferto un durissimo colpo a camorra e sacra corona. In poche parole Formica disse ai contrabbandieri “I contrabbandieri consegnino i mezzi e noi li acquisteremo, provvedendo contemporaneamente al loro assorbimento nel mondo del lavoro”.

Un patto tra stato ed anti-stato alla luce del sole, che continuò all’Istruttoria, una trasmissione che Giuliano Ferrara conduceva su Italia1. L’idea era affascinante quanto dirompente, togliamo dei malviventi dalla strada, togliamo manovalanza alle organizzazioni criminali, e diamo loro un posto statale.

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Gli scafi blu

Lino Jannuzzi raccolse le donne contrabbandiere dei vicoli di Napoli nel ristorante “La Bersagliera” a Santa Lucia. La prospettiva di poter lavorare per lo Stato non veniva scartata dai malviventi, che comunque chiedevano una specie sanatoria per tutte le loro pendenze. La trattativa viaggiava su un “difficile” compromesso. Gli “armatori” degli scafi blu nel 1992 riuscivano con dieci viaggi mensili a mettere insieme venti milioni: una forbice tra i 120 ed il 250 milioni annui. Gli scafisti ed i corrieri racimolano molto meno e rischiavano molto di più. Un milione e ottocentomila lire in busta paga –   pensione, ferie pagate, assistenza sanitaria era quello che offriva lo Stato. Una iniziativa, quella di Formica, che non andò in porto. Continuarono ad uscire dal porto gli scafi blu e a giocare a guardia e ladri con i finanzieri.

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La Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale si scagliarono contro l’accordo Stato-contrabbandieri. Fatte le debiti proporzioni si ripropose lo stesso scontro fra il  partito della “trattativa“ e quello della “fermezza” come ai tempi del rapimento Moro. Le accuse mirarono a non affrontare il problema, l’iniziativa venne presentata stravolta nella sua essenza. “Si sarebbe trattata dell’ennesima amnistia – dissero alcuni- come il Dpr di concessione di amnistia e indulto per reati con pena reclusiva fino a 3 anni datata 18 dicembre 1981, come l’amnistia per reati tributari dell’agosto 1982 e poi sempre per reati tributari del febbraio ‘83, come l’amnistia e indulto del 1986 e l’amnistia per reati con pena reclusiva fino a 4 anni del 1990. I contrabbandieri li vogliamo in prigione”.

 

 

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