di Carlotta D’Amato
La vita in diretta. Fra selfie, messaggi in bacheca e chattate nascono e finiscono relazioni, amicizie distrutte: un mi piace può scatenare un putiferio…
Sono passati solo dieci anni ma il social Network di Mark Zuckenberg ha avuto un impatto incredibile sulla cultura mondiale, tanto da cambiare per sempre alcune abitudini e far nascere nuove patologie mentali.
L’illuminazione l’ho avuta qualche sera fa quando insonne e stremata dal lavoro sono finita su Facebook ed ho incominciato a leggere gli status dei miei amici. Il depresso, l’isterica, il morto di figa, il simpaticone, l’innamorata delusa, il politico dei miei stivali, quella che cambia la foto profilo ogni tre secondi solo per accumulare un numero di “mi piace” sempre crescente (il suo personale apprezzamento non manca mai, perché anche quello fa numero), la polemica (oddio, questa sono io!), chi ti tiene aggiornato sul meteo (come se tu non l’avessi una finestra per vedere se fuori piove), la coppia che condivide lo stesso profilo (vi autorizzo a prendermi a calci nel sedere se dovessi fare questa fine), i maniaci dell’autoscatto, quelli che il cibo invece di mangiarlo lo fotografano solo….Insomma, una varietà di casi umani in cui Freud si sarebbe buttato a capofitto! E’ stato allora che ho capito come davvero Facebook ci abbia cambiato la vita: in peggio!
Ricordo i tempi in cui, nella rituale telefonata post cena con la tua migliore amica, alla domanda “cosa fai?”, la risposta era: “leggo un libro”. Oggi è “mah, nulla, ero un po’ su facebook, poi, sai, ho visto lui che ha commentato la foto di lei, che a sua volta gli ha postato una canzone sulla bacheca, poi lui era on line, gli scritto, mi ha mandato una faccina che faceva l’occhiolino, macosamaivorràdire?”.
Ecco. Il delirio facebookiano inizia così. Matrimoni sono scoppiati a causa di qualche “mi piace” in più, qualche commento frainteso, nessuna restrizione della privacy ed il gioco è fatto. Qualche merito però lo ha avuto: ci ha dato la possibilità di ritrovare gli amici delle elementari, gli amori dell’adolescenza ed un sacco di altre persone che avevamo perso di vista (e, che forse, era meglio non ritrovare), in un valzer di ammiccamenti virtuali che potrebbero risolversi, talvolta, con una telefonata di 30 secondi.
Demonizzarlo allora? No: perché come tutte le cose della vita, va preso per quello che è, e cioè una piattaforma Virtuale. Conosco persone che considerano l’esclusione dalla lista amici come il più grande degli affronti mai subiti, ho assistito a cene mute dove il silenzio era interrotto da qualche avviso di notifica, o dalle risate nel leggere le (dis)avventure raccontate in pagine come la Psdm (performance sessuale di merda) o il Fidanzato/a di merda, salvo poi riconoscersi nei racconti proposti. Ve lo dico con affetto. Tornate ad alzare il telefono, a guardarvi negli occhi, a spegnere il wi-fi ed accendere la mente e vi accorgerete che delle emozioni e degli eventi più importanti della vostra vita non avete né tag, né foto, né commenti, ma solo ricordi. Indelebili.