Lidio Aramu

Lidio Aramu

Si è occupato sostanzialmente di agricoltura e di marketing agronomico, ha collaborato con quotidiani e periodici. Ha scritto tre libri

Le gouache della Memoria 
 Il risanamento, dal ventre di Napoli allo sventramento di Napoli 
di Lidio Aramu

Le gouache della Memoria

di Lidio Aramu

A Napoli c’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi di antico… Dopo l’abbandono di ogni proiezione attiva rifluendo nel privato, molti napoletani hanno trovato il modo per isolarsi, se possibile, ancora di più dalla realtà amara ed apparentemente immodificabile del quotidiano.

Un isolamento a costo zero e privo di faticosi spostamenti. E’ il rifugiarsi in una costruzione della mente, in una dimensione altra, dove l’amenità del paesaggio d’antan si traduce in una Napoli bucolica come in realtà non lo è mai stata.

A testimoniarlo è il web con i suoi social network che traboccano di affollati gruppi retrò nei quali si fa a gara a “postare” foto, gouache ed altro ancora inquadranti luoghi, a volte appena riconoscibili, di una Napoli troppo lontana nel tempo.
La carrellata d’immagini potrebbe essere considerata un valido strumento per la necessaria opera di ricostruzione della memoria storica, se i commenti retorici e nostalgici che ne accompagnano i fotogrammi non lasciassero trasparire una sorta di contrapposizione manichea tra la città del passato e la sua dimensione “aurea” e quella degradata e degradante della modernità che da quella radice è pur tuttavia germogliata.

Sommer,_Giorgio_(1834-1914)_-_n__1121_-_Castel_dell'Ovo_-_Napoli

Castel dell’Ovo

Certo le immagini delle colline libere da manufatti edilizi e ricoperte da una lussureggiante vegetazione, quelle del mare che lambisce i palazzi del Chiatamone o, ancora, quelle delle spiagge della Riviera di Chiaja e di Mergellina, non possono che suscitare nel cuore di chi guarda un sentimento di dolce malinconia per il tempo che fu.
Ma il sonno della ragione produce mostri – ricorda l’ammonimento di Goya – e per evitarlo sarebbe sufficiente ricordare che poco distante da quel Castel dell’Ovo e da quel Chiatamone della seconda metà dell’Ottocento vi era il monte Echia con le sue grotte abitate e vissute dai “trogloditi” descritti da Jesse White Mario. Miserabili che neanche Victor Hugo avrebbe mai potuto immaginarne l’esistenza.

chiatamone1

via Chiatamone

Una delle fondamentali iniziative dell’amministrazione de Magistris, se non l’unica da quando si è insediata a Palazzo S. Giacomo, è stata quella di “libberare” la Caracciolo dalla circolazione delle auto. Una strampalata decisione che, nei fatti, ha determinato l’isolamento della regione occidentale della città dal suo centro. E per giustificarla ha formulato una miriade di amene giustificazioni tra cui quella della necessità non dimostrata di ricostituire l’antico arenile pre colmata ottocentesca tra Mergellina ed il Castel dell’Ovo. A sostegno di tale tesi sono state ampliamene diffuse immagini risalenti al periodo a cavallo tra il pre ed il post Unità.

s-lucia-colmata2

La colmata di Santa Lucia

La domanda sorge spontanea – avrebbe detto Antonio Lubrano – ma perché mai quei napoletani decisero di cancellare per sempre un siffatto gioiello della Natura? E come quello tanti? Per assecondare l’esigenza fondamentale della città che, lungi dall’essere un’entità cristallizzata, necessita nel tempo di adeguare forma e sostanza alle mutate esigenze di chi la vive.
Due furono sostanzialmente le ragioni che determinarono la “distruzione” delle bellezze urbane spesso riproposte con gouache, dagherrotipi e foto ingiallite, le condizioni igieniche ben al di sotto degli standard di un vivere civile e la naturale espansione verso occidente del tessuto urbano.

santalucia-Grotte-Platamonie

Santa Lucia

La cancellazione dell’arenile di Chiaja risale, infatti, al 1869 quando l’amministrazione comunale decise di rendere esecutivo il progetto (1861) di Enrico Alvino per ampliare e sistemare via Cesario Console (allora salita del Gigante), via Santa Lucia, il Chiatamone e per costruire una larga arteria stradale lungo il mare con la relativa colmata della spiaggia, che collegasse agevolmente il centro città con Mergellina e Posillipo.
Tale realizzazione, in realtà, rispondeva anche alla necessità di eliminare, irreggimentandoli in un sistema fognario tutto da costruire, i rigagnoli maleodoranti che dai lavatoi pubblici e dall’abitato di Chiaja, dopo aver attraversato la spiaggia, sfociavano liberamente in mare. Gli interventi di riqualificazione urbana rientravano tra quelli previsti dalla legge sull’esproprio per pubblica utilità varata nel 1865.

palazzo regie posto2

Palazzo Regie Poste

Legge che tra l’altro definiva i piani regolatori edilizi ed i piani di ampliamento e che favorì il passaggio dalla “città del silenzio” – come l’ha definita Guido Zucconi – sviluppatasi nei secoli per sedimentazione ed inadeguata alle dinamiche di un’economia di scambio, alla “città dello scambio” derivata dallo sventramento della vecchia trama urbanistica per la costruzione di strade di rapido attraversamento per le merci, delle condotte idriche, dei collegamenti con la stazione ferroviaria e delle piazze alberate ove si elevavano i palazzi-simbolo dello Stato unitario: il palazzo delle Regie Poste, la Prefettura, gli Uffici finanziari, ecc. E’ in questi anni, infatti, che, mutuando i termini dalla scienza medica, si comincia a parlare di sventramenti e di risanamenti a seconda della radicalità dell’intervento urbanistico.

E di sventramento parlò il presidente del Consiglio Agostino Depretis dopo aver visitato i quartieri bassi di Napoli congestionati e privi di rete fognaria, nei quali continuava a riprodursi il vibrione colerico.
E’ vero, l’opera del Risanamento cancellò molti di quegli angoli di paradiso da cartolina, consentì a società finanziarie senza volto e senz’anima, la speculazione edilizia e la costruzione di quinte edilizie borghesi oltre le quali continuò a sopravvivere la povertà delle “scarafunnere” di digiacomiana memoria, ma costruì, vivaddio, anche quegli assi di penetrazione urbana che ancora oggi consentono il rapido (circostanze permettendo) attraversamento della città.

Piazza-municip 1

Sullo sfondo piazza Municipio

mosca cieca1Non si tratta quindi di uccidere il chiaro di luna, come auspicava Marinetti, né di reprimere le stupende pulsioni sentimentali che scaturiscono dall’osservazione degli incantevoli angoli che lo smisurato centro storico di Napoli malgrado tutto riesce tuttora ad offrire allo sguardo del visitatore, ma di riaprire il cuore alla passione civile, alla conoscenza delle ragioni della nostra napoletanità, alla gioia di ritrovarsi tutti insieme, con entusiasmo, spalla a spalla, nelle piazze e nelle strade per reclamare il rispetto dei diritti esistenziali e di quello alla speranza.
A quell’onda antica che può tradurre l’imperativo categorico “Napoli deve vivere” in un fatto compiuto. E con la ripresa della vita della città, riprenderebbe anche quella dei napoletani rimasti troppo a lungo a vivacchiare lontani dall’interesse comune o perché condizionati da irriferibili interessi particolari.
Soltanto con la costruzione di una coscienza civile e la rinascita della passione per la res publica, per le quali le foto d’antan, le gouache costituiscono significative espressioni di sintesi visiva della memoria storia collettiva ed individuale, i napoletani potranno dimostrare, nei fatti, l’intensità incommensurabile dell’amore che li lega da sempre e per sempre alla loro cara, mitica, madre Partenope.

il deserto di via caracciolo

Il lungomare

 

 

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

4 pensieri su “Le gouache della Memoria

  1. Franco Fronzoni

    Ottime le riflessioni e la conclusione, ma manca un suggerimento sul metodo. Infatti Napoli ha bisogno di molte cose: il Lungomare, Coroglio ecc. ecc. e non può essere un solo soggetto (persona, o Ente) a immaginare e decidere il da farsi; sarebbe comunque MIOPE. Occorre determinare una pluralità fantastica di offerte progettuali, fra le quali scegliere oportunamente. Il metodo mi appare quello della impostazione molto ragionata di un CONCORSO PUBBLICO INTERNAZIONALE DI IDEE PER LO SVILUPPO EONOMICO DELLA CITTA’, nel rispetto di alcuni valori ambientali. predefiniti.

    Replica
    1. Antonella Pane

      Ma difatti è quello che il Comune vuol farci credere di stare facendo. Dimenticando però di informarci che allorchè il concorso sarà bandito , i partecipanti dovranno rispettare delle LINEE GUIDE che il Comune commissionò alla falcoltà di Architettrua Dipartimento di urbanistica ( diretto dall’arch. carmine Piscopo) aglli inizi del 2013 e moltoopportunamente approvate con delibera di Giunta Comunale n. 637 il 13 AGOSTO 2013 ( sissi due giorni prima di Ferragosto ) e chi troviamo nella giunta come Assessore all’Urbanistica ? Oh My God …. l’arch. Carmine Piscopo !!!
      Peccato che la Soprintendenza prima e la Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali in seguito, hanno bloccato queste folli lineee guida. E anche se attualmente c’è una conferenza dei Servizi sull’argomento, difficilmente sarà consentito di snaturare via Caracciolo , sulla base dell’elevato numeri di vincoli alla quale è sottoposto ma soprattutto tenuto conto del fatto che, sul sito del Comune , nel Piano di Sicurezza redatto dalla Protezia Civile, via Caracciolo è idicata come principale via di evacuazione.

      Replica
  2. Giuseppe

    Complimenti Lidio,il difficile ma non impossibile spero è trovare la coscienza civile per reclamare i nostri diritti e doveri!!

    Replica

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore