Antonello Grassi

Antonello Grassi

Giornalista e scrittore. Ha lavorato per molti quotidiani, ultimo il Quotidiano della Basilicata di cui ha diretto la redazione materana

Picierno, scontri e scontrini 
  Ottanta euro, anziani, rock lento, Giuseppina al centro delle polemiche  
di  Antonello Grassi

Picierno, scontri e scontrini

 Giuseppina ottanta euro, due settimane di spesa e che dio ve la mandi buona.  Giuseppina la camaleonte, da Rutelli a Veltroni, a Franceschini, a Bersani e infine, per ora, a Matteo Renzi: cambia più correnti che gonne. Il giro del mondo del centro sinistra (da Margherita a Pd) in soli 33 anni (10 maggio il suo compleanno). Giuseppina la demitiana, il primo grande amore politico non si scorda mai, laurea in Scienze della Comunicazione  con tesi di laurea sul linguaggio politico di Ciriaco De Mita. Due legislature da deputata nominata, ora con le elezioni europee per la prima volta alla prova del fuoco del voto. E non solo.  Per la prima volta anche alla prova della ribalta, riflettori accesi continuamente.  La Picierno si getta a capofitto nella lotta. A volte anche troppo. Gli ottanta euro per la spesa, la polemica con Pelù e il rock lento, la gaffe sugli anziani. Aldo Grasso, il critico velenoso del Corriere della Sera ha scritto di lei. “Una volta in radio, parlando di un possibile accordo con l’Udc di Casini, ha teorizzato la politica del dolce forno. Forse voleva dire doppio forno   ma con 80 euro bisogna accontentarsi”.

pina-piciernoFiglia d’arte, il padre Pasquale è stato segretario cittadino della Margherita di San Marco, lo zio Raffaele sindaco di Teano. Una passione (e una pratica) giovanile per la politica, coltivata in area cattolica, che la accomuna a Renzi, al quale è vicina: tant’è che il premier-segretario l’ha confermata nel ruolo di responsabile per il partito della Legalità e del Sud, prima di indicarla come capolista alle prossime elezioni europee nella circoscrizione Sud.

Che cosa risponde a chi sostiene che il Governo Renzi non ha una strategia per il Sud?Europa per il Mezzogiorno? “A chi afferma che il Governo non ha tra le sue priorità il Sud, dico soltanto che è disattento oppure in malafede. E che la strategia per il rilancio del Mezzogiorno parte proprio dall’Europa. Occorre spendere e spendere bene. E poi ci sono le riforme: quelle del lavoro, quelle costituzionali… tutti pezzi di un piano strategico che punta a far sì che il Meridione si rialzi”.

E come? “Combattendo la cattiva politica e la cattiva amministrazione, ma soprattutto facendola finita con l’attitudine, tipica delle classi meridionali, a non decidere”.

Renzi ha annunciato che farà un giro “istituzionale” nel Sud per parlare di fondi europei. Come si può fare in modo che questa opportunità, nel Mezzogiorno, non vada ancora una volta sprecata? “Intanto non partiamo da zero. C’è il lavoro di un politico bravo come Vito Santarsiero, che – da sindaco – ha guidato la trattativa europea per far arrivare una quota dei soldi direttamente alle Città, senza passare per la Regione. E poi stiamo lavorando al rafforzamento del ruolo dello stato centrale nella programmazione economica. Una vera cabina di regia controllerà che si facciano progetti strategici e di sistema e che non si spargano risorse a casaccio soltanto per fare clientelismo”.

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Ma l’improduttività dei fondi europei nel Sud da che cosa dipende? E’ soltanto colpa della classe politica? “Sì, la responsabilità principale è di una classe politica dal respiro corto. Ma va anche detto che esistono delle eccezioni. Come in Basilicata. Perché la classe politica di questa Regione, tra mille difficoltà, ha rappresentato una best practice ed un vanto dell’Italia in Europa.”

Lotta alla criminalità: non dovrebbe farsene carico anche l’Europa? In fondo la mafia è ormai un problema trans-nazionale… “Esistono soltanto due modi per affrontare il fenomeno: uno fa perno sullo sviluppo, che rappresenta il primo antidoto contro l’illegalità; l’altro consiste nel trattare il tema della sicurezza in una dimensione non solo locale ma europea. E inoltre: se noi mettiamo insieme difesa, forze dell’ordine, ambasciate sa quanto risparmiamo e quante risorse aggiuntive si liberano da impiegare nel contrasto della criminalità? E badi che parlo di lotta alla criminalità svolta sul territorio”.

Il dramma dell’immigrazione ha, proprio nel Mezzogiorno, un suo nervo scoperto. Quali doveri ha l’Europa? In che modo può, o deve, farsi parte attiva nella soluzione di questo problema? “Bruxelles deve farsi carico del problema perché l’Italia è la frontiera mediterranea dell’Europa, non soltanto di se stessa. E poi l’Europa deve proteggere meglio le sue frontiere a est: al contrario di quello che si crede, infatti, la gran parte dei clandestini arriva via terra. E con Schengen, se uno entra in Slovenia o in Polonia, entra in Italia”.

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Lei è stata molto criticata, anche da qualche opinionista non sospetto di simpatie grilline, per il modo in cui difende le iniziative del Governo. Perché, secondo lei? “Perché io ho portato in tv lo scontrino: ecco la mia colpa. Ho soltanto provato a trasformare quello che per gli italiani è un simbolo di frustrazione in un manifesto di speranza (solo sotto il profilo comunicativo, sia chiaro, perché la misura l’ha fatta Renzi, mica io). Ma, vede, la nostra scommessa è far sì che nel Paese si passi dalla contemplazione dei propri drammi allo sguardo verso il futuro. E sa questo che vuol dire? Che togliamo l’acqua al mulino di chi fomenta la rabbia. E noi stiamo riuscendo a far questo, stiamo vincendo fuori casa”.

Secondo gli ultimi sondaggi aumenterebbe la forbice elettorale tra il Pd e i Cinque Stelle. Forza Italia stenterebbe a risalire la china. Qual è la sua percezione? Che umori avverte battendo il territorio per la campagna elettorale? Ormai la partita vera è tra voi e Grillo? “Non voglio commentare i sondaggi. Ma una cosa è certa: tutti hanno capito che la partita si gioca tra la speranza e la rabbia, tra lo sviluppo e la depressione, tra la politica bella e il caos. Chi sta dalla parte della bella politica, dello sviluppo, della speranza? Il Pd e il Governo Renzi. Chi sta dalla parte del caos, della depressione e della rabbia? Grillo, perché può contare soltanto su questi argomenti per raccattare consenso e tanti clic sul sito che gli portano soldi. Sì, è un derby tra noi e Grillo. L’Italia deve scegliere. O di qua o di là”.

Senta, fondi comunitari a parte, qual è la convenienza del Paese, e del Sud in particolare, a stare in Europa? Non crede che, nel Mezzogiorno, la mancata crescita e il deterioramento del ceto politico siano legati anche al fallimento delle politiche assistenziali di Bruxelles? “Ma no. Questa è una sciocchezza. Pensi ad altre zone depresse d’Europa: si guardi alle aree che hanno conosciuto il socialismo reale e la dittatura, e che oggi stanno meglio della Calabria. Ma lei è mai stato in Repubblica Ceca o in Slovenia? E ha idea di come si viveva lì prima dell’ingresso nell’Unione europea? Non scherziamo: il mancato sviluppo del Sud è soltanto il frutto di una classe politica che ha sempre pensato alle elezioni del giorno dopo anziché a come vivranno le prossime generazioni. Ovviamente, come le accennavo prima, con le dovute eccezioni

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Picierno e Pelù: un rock di polemiche

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