Antonello Grassi

Antonello Grassi

Giornalista e scrittore. Ha lavorato per molti quotidiani, ultimo il Quotidiano della Basilicata di cui ha diretto la redazione materana

Cercasi mecenate, disperatamente ...
 Un monumento in adozione in cambio di agevolazioni fiscali, ecco l’artbonus  
di Antonello Grassi

Cercasi mecenate
Arrivano gli artbonus

di Antonello Grassi

 Cercasi mecenate, disperatamente. Se il Colosseo ha trovato Della Valle con le sue scarpe, la fontana di Trevi è nelle grazie della Fendi e le sue borse. E gli scavi di Ercolano hanno la fondazione David W. Packard (quelli di Hp). La strada è questa. Il decreto Franceschini introduce  l’artbonus, ovvero l’incentivo fiscale al mecenatismo, con un corposo credito d’imposta che ricorda quello degli ecobonus. Parla Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici del Ministero, 

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Giuliano Volpe

Sul fronte giovanile c’è, invece, da aggiungere che viene rifinanziato nel 2015 con 1 milione di euro il fondo “Mille giovani per la cultura”, così come vengono stanziati 1,5 milioni per consentire l’assunzione con contratti flessibili dei giovani laureati che dovranno lavorare nei servizi di accoglienza dei luoghi d’arte. E a proposito di musei e siti archeologici, c’è la norma che vorrebbe, dopo molti tentativi andati a vuoto, restituire decoro ai monumenti, spesso ostaggio di bancarelle e figuranti. Così come trova posto la volontà di assegnare autonomia scientifica, finanziaria e organizzativa a un numero sempre più alto di soprintendenze. In quegli istituti arriverà anche il manager, ovvero un amministratore unico che si affiancherà al soprintendente e avrà competenze gestionali da spendere per la valorizzazione del bene. Una novità che dovrebbe ridimensionare il ruolo dei privati nella gestione dei servizi aggiuntivi, perché nelle soprintendenze autonome quei servizi dovranno essere svolti in forma diretta.

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Il Colosseo

“Il pacchetto di riforme consegnato al Parlamento è quello che il Paese si aspettava da almeno venti anni”. Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici del Ministero, non ha dubbi. “Il nuovo progetto di sviluppo dell’Italia passa per la cultura. Grazie al rilancio della nostra azione in questo campo torneremo a essere un punto di riferimento internazionale. Già nel prossimo semestre europeo a guida italiana imporremo la nostra leadership nel continente in materia di politiche dei Beni culturali”.

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La Fontana di Trevi

Le ragioni di tanto ottimismo sono presto dette. Sulla cultura, se va in porto il piano finanziario previsto, con una buona dose di ottimismo, dal decreto varato dal Governo la settimana scorsa (e appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale), cadrà una pioggia di denaro: circa 500 milioni. Tutto grazie a una serie di provvedimenti che puntano a promuovere una figura che in Italia – se si eccettuano alcune benemerite fondazioni e qualche importante gruppo privato -, non è diffusa come nel resto dell’Occidente sviluppato: quella del mecenate. Ed ecco il varo di incentivi come, per citare il più noto, l’Art Bonus: che prevede crediti d’imposta fino al 65 per cento, nei prossimi due anni, per chi investe nel settore o interviene a sostegno di musei, siti archeologici, archivi, biblioteche, teatri…

Camion bar e bancarelle al Colosseo (14)

Niente più bancarelle

 

E poi le misure per rilanciare il turismo: con gli sconti fiscali volti a favorire la digitalizzazione del comparto. E ancora: il tax credit per le produzioni audiovisive; i fondi per la lirica; gli incentivi per l’assunzione di giovani; l’eliminazione del divieto di fotografia; le risorse per le attività culturali nelle periferie urbane; la trasformazione in soprintendenze autonome di alcune realtà “ad alta rilevanza culturale”; l’introduzione dei manager nei musei; le norme per ridefinire la figura delle guide turistiche…

Una rivoluzione, certo. Ma si sa come vanno le rivoluzioni in Italia. Tant’è che è lo stesso Ministero a precisare che la trasformazione dei Beni culturali passa necessariamente per una riorganizzazione del Ministero e dei suoi uffici. Detto in poche parole, si tratta di fare prima i conti con la burocrazia. “In questi ultimi 40 anni – ricorda infatti Volpe – il Ministero si è trasformato da organismo tecnico-scientifico a struttura burocratico-amministrativa.

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Il ministro Franceschini

Occorre restituirgli la fisionomia delle origini, trasformarlo in uno strumento agile con un centro capace di dare indirizzi, di controllare, di monitorare e valutare tutta l’azione svolta sul territorio nazionale: non ci possono essere varie politiche dei Beni culturali per ogni regione, ma ci deve essere un indirizzo generale e poi una periferia molto articolata e robusta, con più competenze tecnico scientifiche disponibili nelle sue articolazioni. Si tratta di superare l’eccesso di frammentazione e sovrapposizione di competenze tra Direzioni generali e Soprintendenze, ma non voglio dire di più…Il dibattito è aperto”.

 

 

 

 

 

 

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