Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi, 54 anni, giornalista, scrive di cronaca nera e giudiziaria per Il Mattino. Autore del volume "Napoli è servita" e coautore dei libri "Il Casalese", "Al mio Paese - Sette vizi, una sola Italia" e "Mafie". Dirige il sito della Federazione delle associazioni italiane antiracket la rivista online "Lineadiretta". Collabora come docente al Master di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa.

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Le mutande di O Ney
l’erede di O Rey

di Giuseppe Crimaldi

Si chiama Neymar da Silva Santos Júnior: uno dei tanti miracolati che nel Paese dei “meninhos de rua” è riuscito a salvarsi dai marciapiedi della prostituzione e dalle bande. Neymar è O Ney.

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Brasile -Croazia partita inaugurale dei Mondiali di calcio. Chiunque l’abbia vista – pur non essendo un competente o un esperto – ha assistito all’esordio in pompa magna di un successo annunciato. C’è già un eroe. Un incoronato. Si chiama Neymar da Silva Santos Júnior: uno dei tanti miracolati che nel Paese dei “meninhos de rua” è riuscito a salvarsi dai marciapiedi della prostituzione e dalle bande cui ogni notte danno la caccia – all’interno delle favelas – gli squadroni della morte spediti dal governo (lo fa anche quello di Dilma Rousseff, sindacalista e donna “progressista” del continente sudamericano) per ripulire le città dalle bande dei microcriminali.

Chi ha assistito a Brasile- Croazia ha anche osservato la direzione arbitrale di un semisconosciuto direttore di gara dagli occhi a mandorla. Il suo nome è Yuichi Nishimura, e non si sa ancora bene quale mano lo abbia destinato a reggere le sorti della partita inaugurale dei Mondiali. Per quel che credo – ma è una mia opinione – i giapponesi è meglio che continuino a dedicarsi al sumo  e al sushi. No, gli arbitraggi ai Mondiali proprio non fanno al caso loro, né da sportivi e tantomeno se indossano le giacchette nere (oggi multicromate). Oddio, non è che gli ecuadoregni siano migliori dei giapponesi…

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Ma intanto per oggi va così. E mentre aspettiamo l’armata Brancaleone azzurra all’esordio, accontentiamoci di Neymar. Beninformate malelingue raccontano che il giovanotto – prima di scendere in campo – indossi  sempre uno slip modello “extra-size”. Come dire: belli larghi. Buon per lui. Tra l’altro, il vezzo lo avrebbe assunto ben prima di trasmigrare nel Barcellona, ma è chiaro che la mutanda “smollata” va ben oltre le misure che incorpora. In realtà pare che porti anche tanto bene.

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Pelè e Neymar

Vedere Brasile-Croazia per credere. Dall’oscuro sobborgo paulista di  Mogi das Cruzes ai riflettori mondiali il passo – con quel mutandone che gli ha consentito non solo di insaccare un golletto piccolo piccolo, ma soprattutto di evitare un rosso da espulsione visto da tutti tranne che dall’ottimo Nishimura e dai suoi assistenti in evidente astinenza da sashimi – è veramente breve. Evviva.  E chi se ne fotte della povera Croazia. Parce sepulto. Ben messa in campo, rinunciataria rispetto al ruolo sacrificale che le avevano già destinato, la squadra a scacchi biancorossi avrà occasione  di smentire tutte le cassandre. A Nishimura questa storica giornata destinerà la pernacchia che Eduardo de Filippo nell'”Oro di Napoli”  regalava al principe Alfonso Maria di Santagata dei Fornari. Al giovane “mutandato” verdeoro i nostri più affettuosi sentimenti di stima. Con un consiglio caloroso: se proprio dovrà essere la mutandina a fargli da sponsor in questo Mondiale dagli epitaffi già scritti, allora almeno non si comporti come il connazionale Felipe Massa, che a sua volta qualche anno fa fece outing dichiarando senza arrossire di essere convinto di vincere i circuiti del Gran Premio solo quando indossava intimo per sette giorni di seguito. Senza mai cambiarlo.

 

 

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