di Giuseppe Crimaldi
Si chiama Neymar da Silva Santos Júnior: uno dei tanti miracolati che nel Paese dei “meninhos de rua” è riuscito a salvarsi dai marciapiedi della prostituzione e dalle bande. Neymar è O Ney.
Brasile -Croazia partita inaugurale dei Mondiali di calcio. Chiunque l’abbia vista – pur non essendo un competente o un esperto – ha assistito all’esordio in pompa magna di un successo annunciato. C’è già un eroe. Un incoronato. Si chiama Neymar da Silva Santos Júnior: uno dei tanti miracolati che nel Paese dei “meninhos de rua” è riuscito a salvarsi dai marciapiedi della prostituzione e dalle bande cui ogni notte danno la caccia – all’interno delle favelas – gli squadroni della morte spediti dal governo (lo fa anche quello di Dilma Rousseff, sindacalista e donna “progressista” del continente sudamericano) per ripulire le città dalle bande dei microcriminali.
Chi ha assistito a Brasile- Croazia ha anche osservato la direzione arbitrale di un semisconosciuto direttore di gara dagli occhi a mandorla. Il suo nome è Yuichi Nishimura, e non si sa ancora bene quale mano lo abbia destinato a reggere le sorti della partita inaugurale dei Mondiali. Per quel che credo – ma è una mia opinione – i giapponesi è meglio che continuino a dedicarsi al sumo e al sushi. No, gli arbitraggi ai Mondiali proprio non fanno al caso loro, né da sportivi e tantomeno se indossano le giacchette nere (oggi multicromate). Oddio, non è che gli ecuadoregni siano migliori dei giapponesi…
Ma intanto per oggi va così. E mentre aspettiamo l’armata Brancaleone azzurra all’esordio, accontentiamoci di Neymar. Beninformate malelingue raccontano che il giovanotto – prima di scendere in campo – indossi sempre uno slip modello “extra-size”. Come dire: belli larghi. Buon per lui. Tra l’altro, il vezzo lo avrebbe assunto ben prima di trasmigrare nel Barcellona, ma è chiaro che la mutanda “smollata” va ben oltre le misure che incorpora. In realtà pare che porti anche tanto bene.
Vedere Brasile-Croazia per credere. Dall’oscuro sobborgo paulista di Mogi das Cruzes ai riflettori mondiali il passo – con quel mutandone che gli ha consentito non solo di insaccare un golletto piccolo piccolo, ma soprattutto di evitare un rosso da espulsione visto da tutti tranne che dall’ottimo Nishimura e dai suoi assistenti in evidente astinenza da sashimi – è veramente breve. Evviva. E chi se ne fotte della povera Croazia. Parce sepulto. Ben messa in campo, rinunciataria rispetto al ruolo sacrificale che le avevano già destinato, la squadra a scacchi biancorossi avrà occasione di smentire tutte le cassandre. A Nishimura questa storica giornata destinerà la pernacchia che Eduardo de Filippo nell'”Oro di Napoli” regalava al principe Alfonso Maria di Santagata dei Fornari. Al giovane “mutandato” verdeoro i nostri più affettuosi sentimenti di stima. Con un consiglio caloroso: se proprio dovrà essere la mutandina a fargli da sponsor in questo Mondiale dagli epitaffi già scritti, allora almeno non si comporti come il connazionale Felipe Massa, che a sua volta qualche anno fa fece outing dichiarando senza arrossire di essere convinto di vincere i circuiti del Gran Premio solo quando indossava intimo per sette giorni di seguito. Senza mai cambiarlo.