Lidio Aramu

Lidio Aramu

Si è occupato sostanzialmente di agricoltura e di marketing agronomico, ha collaborato con quotidiani e periodici. Ha scritto tre libri

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La paura ed il silenzio

 di Lidio Aramu

E’ mai possibile immaginare Napoli senza il Vesuvio? ‘A muntagna così come i napoletani definiscono il celeberrimo vulcano, componente essenziale dell’iconografia della città.

La risposta è tutta il quel termine apotropaico che muta il vulcano in montagna, ne cancella ogni pericolo e lo relega nell’innocua dimensione di quinta paesaggistica. E’ l’apparire che prevale sull’essere, il desiderio sulla realtà.

ESUVIUS

Vesuvius, Andy Worhol

‘A muntagna, diventa simbolo di una finzione di massa per il rifiuto di capire, gestire e vivere la complessa e rischiosa realtà del vulcano. La sostituzione – che tuttavia non cancella la realtà dalla coscienza collettiva – ha l’indesiderato effetto di ridurre le capacità di gestione della realtà stessa con un inevitabile aumento del carico di tensione e di paura mal represso da un’irresponsabile coltre di silenzio. Il vulcano è stato affidato alle cure della comunità scientifica. Un patrimonio di risorse umane di prim’ordine con il quale la politica – che dovrebbe concretarne raccomandazioni e prescrizioni – non riesce proprio a sintonizzarsi.

L’ennesimo allarme lanciato da Flavio Dobran, un vulcanologo della New York University e autore di un recente studio su una possibile eruzione del Vesuvio, induce ad una serena riflessione.

Flavio Dobran, un vulcanologo

Flavio Dobran

“Una colonna di gas, cenere e lapilli – ha scritto lo scienziato – s’innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo con una temperatura di 1.000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani in appena 15 minuti”. In un sol quarto d’ora saranno cancellate Ottaviano, Somma Vesuviana, Boscoreale, Torre del Greco, Ercolano e Torre Annunziata“.

Apparsa sulle pagine di Facebook, la notizia ha suscitato reazione antitetiche, incredulità e sconcerto. Nulla di nuovo, ‘a muntagna del resto la si ritrova protagonista nella geofisica, nella poesia, nella letteratura ed in tutta la gamma degli umani sentimenti, dall’amore alla paura.

Nakada Setsuya

Nakada Setsuya

Eppure Dobran non è il solo ad aver tratteggiato scenari da incubo. Qualche tempo prima, il vulcanologo  giapponese Nakada Setsuya, a margine della XII conferenza mondiale dei geoparchi ospitata ad Ascea, nel Parco nazionale del Cilento, aveva affermato che l’eruzione del Vesuvio ci sarà, anche se non è possibile prevedere quando, e l’alta densità abitativa che si rileva ai piedi e sulle pendici del vulcano dovrebbe indurre le istituzioni a preparare un piano per gestire l’emergenza sismica ed eruttiva. Cose arcinote. Sono settecentomila – secondo la Regione Campania – le persone da evacuare in caso di risveglio del vulcano.

Le iniziative per il  “governo del rischio vulcanico” ed i piani di emergenza non mancano o almeno così sembrerebbe dal gran chiacchierio che proviene dall’esclusivo club degli addetti ai lavori. Sin dai tempi, ormai remoti, del Programma Vesuvìa (2004), la Regione Campania ha individuato tre obiettivi prioritari da conseguire in un arco di tempo – fissato allora in un quindicennio – per ridurre il rischio vulcanico a livelli di accettabilità: la diminuzione della densità abitativa; il miglioramento delle vie di fuga e della mobilità intra ed intercomunale; l’educazione delle popolazioni alla convivenza col rischio.

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L’area di grande rischio

Di fatto, in due lustri si ricordano: il contribuito a fondo perduto di 30mila euro per l’acquisto della prima casa – dissoltosi in una palude di clientes,  “interventi a pioggia” e stanziamenti mai visti – concesso dalla Regione di Bassolino per incentivare l’esodo volontario delle famiglie vesuviane verso zone non a rischio; tre esercitazioni per educare i cittadini di Somma Vesuviana., Portici e Trecase alle procedure da seguire nel caso di evacuazione preventiva degli abitati; una quantità d’immancabili e ben rimunerate commissioni di studio. Le simulazioni evidenziarono – e non era difficile immaginarlo – l’assoluta illusorietà dei piani predisposti dalla Protezione Civile. Lo stato delle infrastrutture si oppone, oggi come allora, a qualsiasi ipotesi di rapido abbandono degli abitati minacciati dall’eruzione.

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La comunità scientifica innumerevoli volte ha detto e scritto che la riduzione del rischio vulcanico è in stretta relazione  con la riqualificazione urbana dei centri storici, l’abbattimento dei manufatti edilizi degradati e/o di scarso valore, la ri-naturalizzazione del territorio ed il restauro del paesaggio, la costruzione di un adeguato sistema di mobilità e di vie di fuga.

Si era anche detto che i sindaci avrebbero dovuto svolgere nel processo di riqualificazione territoriale un ruolo centrale. In realtà, in circa dieci anni, la loro voce è stata flebile così come impercettibile quella delle popolazioni. Non una iniziativa dal basso per imporre alla Regione Campania, alla Prefettura, alla Protezione Civile un’accelerazione concreta nella definizione del piano strategico e delle modalità di attuazione. Oltre a mugugnare o a esorcizzare la paura col silenzio (il complesso dello struzzo) al momento nessuno sa cosa debba fare in concreto nel caso di una emergenza. Nessun primo cittadino ha mai avanzato la richiesta di poter adeguare al rischio sismico gli edifici della propria città. E poi ci si scandalizza degli annunci di apocalittiche quanto probabili eruzioni… Non è con gli scongiuri, né col silenzio che si restituisce la serenità a quanti vivono in simbiosi consapevole con lo sterminator Vesevo

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Il Piano di evacuazione è ancora in fase di elaborazione. La Commissione Nazionale Grandi Rischi-Settore Rischio vulcanico ha, solo recentemente, estesa l’area della  “zona rossa” (Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase) inglobando in una “zona rossa 2” un vasto comprensorio nel quale si evidenziano elevate probabilità di crollo dei tetti degli edifici per l’accumulo di ceneri vulcaniche e lapilli (Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, Nola, Pomigliano d’Arco, Scafati e le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli).

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Ce ne hanno messo di tempo, ma alla fin fine hanno incluso i quartieri orientali  di Napoli nel Piano di evacuazione. Quella VI Municipalità ove la “riqualificazione” urbanistica in corso creerà nuove residenze e polarità di attrazione, laddove con una felice e lungimirante intuizione si è costruito il mega “Ospedale del Mare” destinato a soppiantare gli obsoleti nosocomi “Loreto Mare”, “Ascalesi” e “San Gennaro”.

Sembra che però la cosa non interessi a nessuno e men che meno al sindaco de Magistris impegnato com’è tra una “libberazione” del lungomare e un gay pride…

A chi può mai venire in mente, tra tanti progetti per la realizzazione del lido Caracciolo-Partenope, di ricordare alle autorità competenti che Napoli è assediata da tre caldere magmatiche (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei ed Epomeo), priva di vie i fughe e con un patrimonio edilizio in larga parte degradato dall’incuria, duramente provato nella stabilità da ben oltre 130 bombardamenti dell’ultima guerra. I frequenti cedimenti strutturali  ed i crolli di edifici o parti di essi  del Centro storico lo dimostrano drammaticamente. E’ fin troppo facile anticipare cosa potrebbe accadere se fossero sottoposti a sollecitazioni sismiche pre-eruttive. Non voglia Iddio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un pensiero su “La paura ed il silenzio

  1. Bona Mustilli

    I Campi Flegrei sono passati da grado 1 a grado 2 di pericolosità, sembrerebbe più probabile che un’eruzione forte avvenga li, e se ciò avvenisse per come mi ha spiegato un amico sarebbe una catastrofe perché arriverebbe a distruggere anche la Collina di Posillipo. Se fosse vera questa notizia………..le strade dovrebbero essere libere non occupate in idiozie!!

    Replica

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