di Carlotta D’Amato
Lui: “Ciao! “ Lei: “Ciao!” Lui” Ce l’hai whatsapp?” Lei:“Si!” Più o meno è questo l’incipit dell’incubo ricorrente di molte, moltissime donne alle prese con un uno sui 30-40 che si sia scordato di essere tale e che viva con il cellulare attaccato alla mano, nemmeno fosse il prolungamento naturale del suo braccio.
Una serie infinita di messaggi, dalla mattina alla sera, chattate su chattate in cui si parla di tutto, e purtroppo, di argomenti che non dovrebbero essere sviscerati su whatsapp, ma oggetto di una bella conversazione, vis a vis, magari davanti ad un caffè, e perché no, a cena. Già la cena. Una volta, non molto tempo fa, ci si conosceva a cena, si capiva in sostanza se la persona che avevamo di fronte meritasse un secondo appuntamento o era stato il più deludente degli abbagli.
Oggi, invece, l’iter è più o meno questo “Whatsapp, whatsapp, whatsapp, whatsapp, whatsapp, foto, foto, whatsapp, usciamo insieme, whatsapp, incomprensioni, malintesi, emoticon interpretate male, whatsapp, fine”.
E se anche questo sembra ormai figlio dei tempi che corrono, la “dannosità” di Whatsapp non sta tanto nella fase embrionale di un rapporto, quanto in quella finale, contribuendo ad alimentare il sospetto soprattutto in chi è un “maniaco ossessivo del controllo”, e la stragrande maggioranza delle donne lo sono, sottoscritta compresa. Mi riferisco a “ultimo accesso effettuato alle….”.
Caso di scuola: una storia è finita (o magari non è mai iniziata, fa lo stesso); prima si chattava su whatsapp, ora, inevitabilmente non lo si fa più. Ed ecco che il “maniaco ossessivo compulsivo del controllo delle vite altrui” che è in ognuna di noi, inizia ad entrare ed uscire da Whatsapp solo per controllare l’orario dell’ultimo accesso del malcapitato (a volte anche un po’ bastardo) di turno.
“Mmmm, si è connesso pochi minuti fa, con chi starà chattando?” Oppure, “Entra ed esce dalla chat, ho capito, c’è un’altra”.
Ma l’acme della vicenda si raggiunge quando l’altra persona è “online”.A quel punto, si arriva persino a cronometrarne gli accessi, per tentare di capire se sono accessi “sporadici”, di solito fatti per parlare con gli amici o se, come è capitato per noi, il malato della tecnologia (che non ha il coraggio di telefonare, ma solo di chattare) stia ripetendo lo stesso iter con la nuova fiamma.
Insomma, mentre da un lato whatsapp facilita le comunicazioni di servizio, essendo gratis e veloce, dall’altra parte, allunga in maniera esponenziale gli strascichi di una relazione, spesso finita male. Ed infatti, la prima cosa che si fa qual è? Bloccare l’ex partner su whatsapp, così occhio non cade inesorabilmente su “ultimo accesso alle..” con annesse foto profilo e cuore, non duole.
La crudeltà di Whatsapp non finisce qui! Anche resistere al messaggio visualizzato a cui non è seguita una risposta, è una bella sfida.
Potrei dirvi, che, oggi, “in amor non vince chi fugge, ma chi visualizza e non risponde” ma sarebbe di magra consolazione. Preferisco dirvi che chi non alza il telefono o non si materializza sotto al portone, non merita nemmeno di essere bloccato su whatsapp.
Avrebbe meritato ben altro. Ma questa è un’altra storia.