di Franco Esposito
Capolavori d’arte, luce, splendore. La bellezza degli Uffizi nel territorio regno del buio. Otto caravaggeschi della Galleria in mostra a Casal di Principe. Il luogo, in provincia di Caserta, ventiduemila abitanti, il posto della camorra, ospiterà la mostra “La luce vince l’ombra”. Il titolo è già l’indicazione di una strada da seguire. Dritta, senza curve, scorciatoie e chicane.
L’appuntamento di forte impatto del progetto “La città degli Uffizi”, da un’idea del direttore della galleria fiorentina, Antonio Natali. Casal di Principe, location universalmente conosciuta culla della criminalità organizzata in Campania, potrà godere dell’esposizione di otto dipinti legati alla lezione di Caravaggio. Ma la mostra non si limiterà a questa meravigliosa autentica offerta di arte, nell’ambito del “Progetto Rinascita”, splendido cavallo di battaglia dell’associazione di promozione sociale Fiba, animata dal responsabile Alessandro de Lisi.
Perchè l’arte a Casal di Principe, luogo spesso sinistro, omicidi e quant’altro, titolare di una tristissima nomea? “Bisogna spezzare le dita della camorra, strette attualmente alla gola del lavoro a Casal di Principi, come a Milano, come a Firenze”, annuncia e denuncia il responsabile del progetto mirato a beneficio del paese i cui dintorni tolgono ogni forma di allegria solo a citarli: San Cipriano d’Aversa, Valle di Briano, Villa Literno. Luoghi che si sono segnalati al mondo per l’ingordigia criminale.
Casal di Principe però è abitata anche da gente perbene, non solo dai fondatori e dai componenti dei clan camorristici che seminano ingiustizie e morte. La piovra, tout court. Vengono o venivano da questa zona personaggi di spicco come Angelo Scalzone, il tiratore medaglia d’oro del tiro al piattello ai Giochi Olimpici di Monaco, don Francesco Diana, il prete anticamorra, ucciso appunto e per questo dai Casalesi, da lui mille volte denunciati, anche durante la messa in chiesa, e Roberto Saviano. Lo scrittore che ha scritto e portato sugli schermi cinematografici (il film Gomorra) Casal di Principe e i metodi omicidi dei Casalesi, inventori di un sistema criminale nuovo, organizzato come un’industria. Il salto in lungo della criminalità organizzata.
Gli Uffizi nel luogo simbolo del cancro camorristico. Ma non arriverà solo Caravaggio. Agli otto dipinti legati alla lezione caravaggesca se ne aggiungeranno nove provenienti dal Museo di Capodimonte. E uno dalla Reggia di Caserta, il “Fate Presto” di Andy Wahrol, l’immagine presa in prestito dal giornale Il Mattino di Napoli, in occasione del terremoto.
Dieci quadri non facenti parte della Galleria degli Uffizi. Tra questi, la “Santa Caterina” di Artemisia Gentileschi, l’autoritratto di Luca Giordano, il “San Girolamo” di Jusepe de Ribera, meglio conosciuto come Lo Spagnoletto, e lo strepitoso “Concerto musicale” di Bartolomeo Manfredi. Il dipinto ferito nel 1993 dall’attentato mafioso di via dei Georgiofili, a Firenze.
La mostra a Casal di Principe si propone di realizzare una rete di simboli. La luce nel paese del buio. Lampi d’arte ad illuminare i luoghi celebrati da Gomorra. Il significato è questo: l’impronta stilistica dei caravaggeschi e di molti pittori di ambito napoletano intende mostrare che i cittadini di Casal di Principe rivedono la luce. La visione promessa in fondo a periodi oscuri, attraversati e scanditi da “commissariamenti, giunte comunali sciolte per infiltrazioni camorristiche, la ribellione dei cittadini che hanno eletto un sindaco pesantemente minacciato dalla camorra”.
La mostra (21 giugno-21 ottobre) sarà ospitata nella villa che fu di uno di loro, un capoclan di camorra, Egidio Coppola. La location è stata appositamente ristrutturata. “Ci sentiamo liberi di agire e di parlare senza che nessuno ci minacci o ci spari”, le parole sono del sindaco Natale. Al fianco dell’amministrazione comunale ripulita, lavata, affrancata dalle infiltrazioni camorristiche, quarantacinque giovani dai diciotto ai venticinque anni selezionati attraverso un bando pubblico dal comune di Casal di Principe.
Il direttore degli Uffizi, Antonio Natali, e la dottoressa Francesca De Luca li hanno accolti a Firenze per uno stage. Toccherà a loro illustrare la mostra ai visitatori. I giovani si sono sentiti privilegiati quando la direzione ha aperto le enormi porte degli Uffizi, invitandoli a salire lo scalone monumentale. Giusi, una dei quarantacinque, è prossima al conseguimento della maturità linguistica. Marco, quindici anni, si prepara a un futuro di ambasciatore. Il “Progetto Rinascita” e la Città degli Uffizi hanno pensato a qualcosa di nuovo, meglio ancora di rivoluzionario. “Abbiamo l’obbligo di far ripartire l’economia e di azionare un acceleratore culturale, un patto di responsabilità sociale”.
Gli Uffizi a Casal di Principe rappresentano la volontà forte e ferma di sconfiggere la solidarietà mondana. “No, non si può essere moderati se un camorrista ti si infila sotto la scarpa”. Alessandro de Lisi, responsabile del progetto, guarda oltre Casal di Principe. Il suo occhio spazia sull’Italia. Il luogo regno della criminalità organizzata viene inteso come una sorta di cartina di Tornasole. “Se ci riesco qui, a Casal di Principe, dimostro che è possibile sconfiggere il patto scellerato fra politica locale, politica clientelare e professionisti”.
Al progetto il più grande in bocca al lupo e che l’animale crepi sotto i meravigliosi colpi di luce dei dipinti dei caravaggeschi e dei grandi pittori napoletani. Abbagliamo, mettiamo in luce il buono che c’è a Casal di Principe. Poco non è, ma ora comincia ad emergere.