Gerardo Mazziotti

Gerardo Mazziotti

Architetto, giornalista e scrittore. Per 20 anni docente all’Università di Salerno. Premio internazionale per il giornalismo civile. E’ considerato “ la coscienza critica della città”.

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Perché Maradona non è un mito

di Gerardo Mazziotti

Non condivido la mitizzazione di Diego Armando Maradona nel film  La giovinezza di Paolo Sorrentino. Mi occupo di calcio dagli anni ’40 quando cominciai a giocare nelle giovanili del Cosenza. Venuto a Napoli nel ’45 smisi di giocare per laurearmi in architettura non avendo le doti per fare il calciatore professionista. Continuai però a occuparmene e a tifare per gli azzurri.

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Youth, la giovinezza

Allo stadio del Vomero ebbi modo di ammirare Luiz LaPaz, il primo giocatore nero del campionato italiano, attaccante uruguaiano dal fisico possente che giocò nel Napoli dal 1947 al ’49. In una memorabile partita col Modena segnò una rete da oltre 40 metri che mandò in visibilio i quindicimila spettatori . Se la televisione non fosse comparsa dieci anni dopo potremmo rivederla ancora oggi per confrontarla con quella di Giuseppe Mascara del Catania segnata da 50 metri al Palermo e con quella di Maradona segnata da 40 metri al Verona, mostrata continuamente come un prodigio del pibe de oro.

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Antonio Juliano

Allo stadio San Paolo di Fuorigrotta ho ammirato i Napoli di Lauro, di Fiore, di Brancaccio e di Ferlaino. Ricordo i grandi portieri Sentimenti, Casari, Bugatti, Zoff, Castellini e Garella. E i grandi attaccanti Vinicio“o lione”, Fonseca, Clerici, Ramon Diaz, Altafini, Savoldi, Canè, Pesaola (purtroppo deceduto in queste ore) e il grande regista Totonno Juliano.

Ho nostalgia delle magie di Omar Sivori (il primo pallone d’oro nel 1961 preferito a DiStefano, a Puskas, a Gento e a Charlton) e, in particolare, della classe, dell’eleganza e della bellezza di Ruud Kroll, invocato “Rudy, Rudy, Rudy” dai 70mila del San Paolo ai quali rispondeva lanciando baci. Tutti i campionati di calcio del mondo dimostrano che gli scudetti non si vincono per merito di un solo giocatore, per quanto straordinario egli sia, ma li vince una squadra i cui calciatori formano un amalgama prossimo alla perfezione.

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Omar Sivori e Ruud Kroll

Lo dimostrano il Bologna del ’64 che vinse il suo secondo scudetto non solo per merito di Giacomo Bulgarelli, il Cagliari del 1970 che vinse il suo unico scudetto non solo grazie a “rombo di tuono” Gigi Riva e il Verona del 1985 che lo vinse non solo perché vi giocavano il nazionale danese Larsen e il tedesco Briegel.E lo dimostra il Napoli degli anni ‘80 che sfiorò lo scudetto con una squadra formata da Castellini, Bruscolotti, Marangon, Guidetti, Ferrario, Damiani, Vinazzani, Musella, Nicolini e Pellegrini, di cui Kroll era la punta di diamante. E, per colpa di una inopinata sconfitta in casa ad opera di un Perugia già retrocesso in B, si classificò terzo dopo la Juventus di Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Bettega e dopo la Roma di Tancredi, Ancelotti, Benetti, Conti, Di Bartolomei, Falcao e Pruzzo.

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Careca

I due scudetti del Napoli furono vinti non solo per merito di Maradona ma anche perché vi giocavano campioni come Giordano, Careca, Bagni, De Napoli, Francini, Bruscolotti, Ferrara, Garella, Pecci, Crippa. Senza questi giocatori il Napoli di Maradona rischiò la serie B e si classificò all’ ottavo posto, a dieci punti dal Verona campione.

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Ronaldo

Perciò è insensato cantare che “Maradona è megli ’e Pelè” non solo perché l’asso brasiliano aveva smesso da tempo di giocare dopo aver segnato oltre mille gol ma anche perché negli stessi anni giocavano nel campionato italiano i palloni d’oro Rossi, Rummenige, Platini, Gullit, Van Basten, Matthaus, Weah, Papin, Baggio e Ronaldo, non certamente inferiori a Maradona. E’ parimenti insensato indicare il migliore scrittore, il miglior musicista, il miglior pittore, il migliore scultore e così via, perché in nessun campo esiste il migliore in assoluto.

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Diego Armando Maradona

Maradona è stato un grandissimo giocatore al quale i napoletani devono essere grati. Ma sbagliano quando ne fanno un mito. Come fa il regista Sorrentino. Del resto, gli scudetti non hanno alcuna ricaduta sulla crescita civile di una città, men che meno sulla sua economia. Servono solo a darle un po’ di gioia, forse di felicità.. Al giornalista idiota che andò in Barbagia per chiedergli come sarebbe cambiata la sua vita grazie allo scudetto del Cagliari un pastore sardo rispose “ In nulla. E in nulla sarebbe cambiata se non l’avesse vinto”. Esattamente quel che è accaduto ai napoletani.

 

 

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3 pensieri su “Perché Maradona non è un mito

  1. Franco

    Dire che giocatori come Matthaus, Papin e gli altri non sono inferiori a Maradona è pura follia!

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  2. Alessio Esposito Langella

    E’ anche insensato dire che giocatori come Papin, Rossi etc. non siano inferiori a Maradona…e poi Maradona è e restera’ sempre un mito non solo per noi napoletani per le imprese (condivise si con la squadra) che ha fatto ma anche per gli argentini e tanti milioni di persone nel mondo di ogni nazione. Se Diego è un’icona ci sara’ un perchè. Poi invece credo si possa dire tranquillamente chi è stato il piu’ grande in una disciplina o, quanto meno, il piu’ sensazionale a pari merito con pochi altri, come Chaplin o Toto’ nella recitazione, Caravaggio, Vermeer o Klimt nella pittura, Freddie Mercury e Maria Callas come cantanti o Mozart nella musica, Bergman e Fellini nel cinema, Michelangelo e Leonardo come geni universali etc. Maradona è un’icona sportiva e verrà ricordato sempre al pari merito – ad esempio – dei papi che, anch’essi, non fanno poi nulla di che per cambiare la società. Maradona quanto meno aiuta ad immaginare e a sognare, ad alleviare una giornata che, forse per te non vuol dire molto, ma per alcune persone vuol dire tanto, tantissimo.

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  3. Aldo

    L’unico uomo che da solo ha sconfitto la prepotenza juventina l’ unico che non ha mai tradito …e non sarebbe un mito ?

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