Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi, 54 anni, giornalista, scrive di cronaca nera e giudiziaria per Il Mattino. Autore del volume "Napoli è servita" e coautore dei libri "Il Casalese", "Al mio Paese - Sette vizi, una sola Italia" e "Mafie". Dirige il sito della Federazione delle associazioni italiane antiracket la rivista online "Lineadiretta". Collabora come docente al Master di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa.

2061083407_n_461_c6f8f

Barak Obamba

 di Giuseppe Crimaldi

Trasportato dall’euforia dei peana risuonati come squilli di pace lungo ogni latitudine della terra, l’accordo siglato pochi giorni fa a Vienna tra i rappresentanti della solita troika mondiale che vuole governare le sorti dell’umanità e l’Iran sul nucleare è cosa fatta.

Cina, Francia, Germania, Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Europea hanno trovato la quadra dopo anni di estenuanti trattative. “Grazie a questo accordo – ha detto rassicurante Barak Obama – la comunità internazionale potrà verificare che l’Iran non sviluppi l’arma atomica. Teheran sarà privata del 98 per cento delle sue attuali riserve di uranio arricchito. E’ un accordo che non si basa sulla fiducia ma sulla verifica. Se l’Iran violerà l’accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze”. Applausi.

obama-putin-266123

L’altalena del mondo, Putin e Obama

Ma sarà vero? E a chi giova realmente questo trattato? Come sempre a vincere sono state le ragioni di una realpolitik poco attenta a creare le condizioni per una pace globale e molto più ispirata dagli interessi economici delle superpotenze. Rimuovere l’embargo agli ayatollah significa soprattutto una cosa: riallacciare relazioni economiche con una nazione – l’Iran – mai come in questo momento affamata di bisogni e nuove tecnologie.

5432164754970c-800wi

Vagonate di soldi e petrolio in arrivo per tutti, insomma. Senza contare – ma su questo ci torneremo tra un attimo –  la convenienza di un potenziale alleato (?) che nello scacchiere mediorientale sempre più tormentato dalle fiamme nere dell’Isis potrebbe svolgere lo stesso Iran in un ruolo di contrasto militare contro il Daesh.

Tutto bene, allora? Neanche per sogno. E dunque c’è veramente poco da sorridere. Dietro quelle strette di mano al ministro degli esteri iraniano Zarif si nasconde l’unica, vera e delirante verità: con il trattato di Vienna si rilancia ufficialmente la corsa all’armamento nucleare. Altro che pace. I primi a dire come la pensavano sono stati proprio i sauditi, nemici giurati dei dirimpettai di Teheran e pronti a loro volta a sperimentare la follia del nucleare “da difesa”. La firma in calce agli accordi di Vienna diventa così il più lugubre sigillo di morte che ci si potesse mai augurare.

Obama, l'Iran e le elezioni israeliane  Netanyahu

Netanyahu e Obama ai ferri corti

 

Ma se tutti quelli che l’hanno apposta diventano responsabili di un futuro a tinte fosche che non si limita certo al Medio Oriente, c’è un colpevole sicuramente più colpevole di tutti gli altri. Si chiama Barak Obama, uno che in due mandati alla Casa Bianca non ne ha azzeccata una in politica estera.

Sue e del suo governo sono le colpe del disastro (anticipato certo dall’amministrazione Bush) in Siria e in Iraq; sue le colpe sullo scellerato abbandono di Paesi come la Libia e la Tunisia. Senza contare il vergognoso voltafaccia a Israele, il solo vero alleato di sempre in quell’inferno in terra chiamato Medio Oriente.

Blog_Obama_Alabama-thumb-350x196

Il buonismo progressista filoislamico del presidente americano è disgraziato e disarmante. Credendo di far svoltare il corso della storia Obama è riuscito in un’impresa titanica: quella di incrinare i rapporti con Israele, di alimentare la corsa generale al riarmamento di Arabia Saudita ed emirati vari, e soprattutto quella di aver dato credito agli ayatollah di Teheran, gli stessi che con il loro integralismo hanno soffocato e continuano a soffocare una delle nazioni con il più alto tasso di popolazione “under 30″; gli stessi che autorizzano la tortura nelle carceri e contro ogni colpevole di apostasia; gli stessi che si compiacciono nell’assistere alla lapidazione delle donne “adultere” o all’impiccagione di omosessuali e lesbiche. Viva la civiltà, evviva la democrazia…

Post scriptumAmmesso che ve ne fosse bisogno, soltanto poche ore dopo lo’ “storico” accordo che consente all’Iran di ricominciare ad alimentare l’uranio è arrivato il “grazie” di Teheran a Washington. A trovare la forma ci ha pensato l’ayatollah Ahmad Katami, una delle massime guide spirituali dei guerrieri della rivoluzione: “Margh bar Amrika!” (“Morte all’America!), ha ripetuto arringando i suoi nella giornata che segnava la fine del Ramadan. E’ proprio vero: Obama fa le pentole e gli iraniani i coperchi.

 

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

2 pensieri su “Barak Obamba

  1. Francesco Ferrandino

    - Se non si trovava l’accordo, l’Iran avrebbe avuto tutto il diritto di continuare a sviluppare il nucleare come lo hanno fatto Israele, Pakistan, Corea del Nord e tanti altri democratici Paesi dispensatori di sofisticatissime macchine di morte in giro per il mondo (le chiamano “missioni di pace”).

    – Ora che si è trovato l’accordo, si critica Obama dicendo che “ora l’Iran ricomincerà ad alimentare l’Uranio”.

    Mi domando: “Ricomincerà”?!?!?! Intanto, l’Iran ha smesso solo quando gli accordi sono giunti in dirittura d’arrivo.

    Cosa più grave di tutti: viene criticato un accordo, in mancanza del quale l’Iran avrebbe continuato a sviluppare il nucleare.

    Conseguenza scioccante: il giornalista, disprezzando le due alternative, dovrebbe dirci quale era la terza.
    A questo punto, non resta altro che un’ennesima, assassina, criminale, maledetta, guerra d’aggressione.
    Che le guerre “preventive”, come le chiamava quel pazzo criminale di Bush, non risolvano un caxxo ma anzi peggiorino tutto, è sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano un minimo di cervello e buon senso.

    Quindi non capisco come si possa continuare a criticare Obama che, dopo 36 inutili, sterili anni di ostracismo, abbia riportato l’Iran a contatto con altre culture (a proposito, Kathami fu il primo a cercare concretamente il dialogo internazionale durante la sua presidenza).

    Se si continua per partito preso a criticare ogni accordo sulla base per cui l’Iran è il male sempre e comunque, mi dicano allora cosa dovrebbe pensare un iraniano dopo che gli States hanno fatto il bello e il cattivo tempo sul loro territorio per quasi 60 anni, compreso un colpo di stato contro un Governo democratico (sì, perchè prima gli USA consegnassero i poteri in mano allo Scià, dittatore assoluto, l’Iran aveva una forma di governo costituzionale laica ed elettiva).

    Ecco, guardare la (presunta) pagliuzza di uranio nell’occhio altrui, e negare le migliaia di crimini perpetrati dal “civile” occidente, è il primo fondamentale passo per precipitare in una guerra permanente, che prima o poi, con l’intervento di Russia e Cina, porterà la morte anche presso coloro che tifano sempre per le maledette assassine guerre “preventive”.

    Replica

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore