di Gerardo Mazziotti
Gentili Magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, dato che la sentenza di condanna di Silvio Berlusconi e di Walter Lavitola è stata emessa in nome del popolo italiano e, quindi, anche in nome mio penso di avere il diritto di esprimere il mio dissenso.
Se è vero, e secondo l’Accusa e il Tribunale è vero, che hanno corrotto con tre milioni di euro l’ex senatore dell’ IdV Sergio DeGregorio per provocare la caduta del governo Prodi mi chiedo, dato che nel processo si è parlato di “corruzione di senatori”, perché non sono stati inquisiti e rinviati a giudizio Domenico Fisichella, ex An eletto nelle fila della Margherita, i liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, Clemente Mastella e i due senatori dell’Udeur, che nel gennaio 2008 hanno votato contro il governo Prodi e l’hanno fatto cadere.
Il solo voto contrario del senatore Sergio DeGregorio non sarebbe bastato. Un fatto è certo e indiscutibile: senza l’articolo 67 della Costituzione DeGregorio non sarebbe potuto passare da DiPietro a Berlusconi. Perciò continuerò a battermi, assieme a tantissimi costituzionalisti, perché questo articolo venga abolito per cancellare l’inverecondo fenomeno del “trasformismo”, sconosciuto in tutti i Parlamenti del mondo.
Pubblico la lettera che mi venne spedita da Antonio DiPietro poco più di nove anni fa, nell’aprile del 2006. “Caro Mazziotti, oggi sono in imbarazzo a scriverti questa lettera. Il senatore De Gregorio si è fatto eleggere Presidente della Commissione Difesa del Senato con i voti della Cdl. Lo ha fatto, lui dice, per motivi patriottici. Io non lo credo. Lo ha fatto perché gli è convenuto. Qualcuno come te ha scritto che dovrei scegliermi meglio i compagni di viaggio. Può essere che abbiate ragione, ma voglio sottolineare che l’Italia dei Valori è l’unico, unico partito che al suo interno non accetta deputati e senatori con condanne definitive e che si batte perché questa sia la prassi nei due rami del Parlamento!”
“Per quanto concerne De Gregorio, ha sbagliato, ha ammesso di aver sbagliato, ma la maggioranza dell’Unione al Senato è di due voti. Si vuole paralizzare il Paese, ritornare alle urne, per una presidenza di commissione espellendo De Gregorio dal partito e quindi dalla coalizione? Io non me la sento, per rispetto delle emergenze che questo Paese deve gestire in questo momento. De Gregorio mi ha dato ampie rassicurazioni, che spero vorrà mantenere, di una condotta futura leale come senatore e come presidente della commissione Difesa nei confronti dell’Unione e a questo, per il momento, voglio attenermi.” Roma 29 aprile 2006 Cordialmente Antonio Di Pietro