Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi, 54 anni, giornalista, scrive di cronaca nera e giudiziaria per Il Mattino. Autore del volume "Napoli è servita" e coautore dei libri "Il Casalese", "Al mio Paese - Sette vizi, una sola Italia" e "Mafie". Dirige il sito della Federazione delle associazioni italiane antiracket la rivista online "Lineadiretta". Collabora come docente al Master di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa.

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Berlino, La capitale d’Europa

di Giuseppe Crimaldi

La storia ci spiega inequivocabilmente il destino della Germania. I tedeschi finiscono con l’essere sempre perdenti in guerra e sempre vincitori in tempo di pace. E lo sapeva fin troppo bene l’allora ministro degli esteri Giulio Andreotti che quando si pose il “problema” della riunificazione di Germania Ovest e Germania Est non esitò a rilanciare una celebre frase di François Charles Mauriac, premio Nobel per la letteratura, “ amiamo a tal punto la Germania da preferire che ve ne siano due” facendo, ovviamente scoppiare un caso internazionale. Oggi la politica dell’Unione Europea ruota tutta intorno alla Germania, unico Paese la cui economia non è gravemente in crisi. E per questo Berlino è la meta agognata da tutti i giovani che vogliono costruirsi un futuro.

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Quando i primi cumani misero piede dalle nostre parti insediandosi sul Monte Echia la Germania non era altro che una gelida distesa di steppe e paludi. Mentre Roma conquistava il mondo e a Napoli fiorivano già i primi cenacoli filosofici le orde delle tribù germaniche erano poco più di un’accozzaglia di barbari che portavano l’elmetto sormontato da corna. Poi, si sa, la ruota della storia gira e finisce col regalare rivincite inattese sprofondando spesso chi era in vantaggio sul tempo e sul progresso negli abissi dell’inciviltà. Il conto è salato, e arriva puntuale dall’impietoso confronto.

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Berlino, leader nella raccolta differenziata in Europa

Passeggiando per Berlino noterete subito un particolare: l’assenza pressoché totale di cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Non ve n’è traccia in tutto il centro. Come faranno i berlinesi a smaltire la spazzatura che producono? Berlino e Roma hanno sostanzialmente gli stessi abitanti, le relative aziende raccolgono la stessa quantità di rifiuti ma l’Azienda Municipale Ambiente capitolina ha 7.500 dipendenti mentre la Bsr tedesca 5.300. L’utile dell’Ama è di 2,3 milioni di euro, quello della Bsr di 25 milioni di euro. Un confronto mortificante. Certo bisogna sottolineare che Berlino è prima fra le capitali europee con il 42 per cento di differenziata (e il 33 per cento dei rifiuti viene incenerito con recupero energetico…)

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A Berlino i bidoni vengono sistemati in modo che non si vedano, dietro ai palazzi e ogni condominio dispone di un arcobaleno di contenitori che vengono svuotati quotidianamente dagli spazzini. Vedi alla voce “raccolta differenziata”: il bidone arancione serve per buttare quello che non vogliamo tenere in tasca; la campana bianca per il vetro chiaro; la campana verde per il vetro verde e la campana marrone per il vetro scuro; nei sottoscala trovano poi posto il bidone giallo per plastica/lattine/tetrapak, quello nero per ciò che non si può differenziare (Restmüll), un altro marrone per l’umido/compost e il bidone blu per la carta.

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Forse anche per questo a Berlino si respira un’aria più pulita, che è poi l’aria del rinnovamento e del fermento che pulsa in ogni metropoli capace di attrarre ingegni e professionalità. Il tasso della popolazione “under 30″ cresce costantemente, e ormai la capitale tedesca è un attrattore di giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Qui convivono ormai ragazzi provenienti da oltre 140 nazioni, e quasi tutti sembrano proiettati verso un futuro di successo . Oltre a costruirselo, un futuro, trasferirsi a Berlino per un giovane significa anche migliorare i livelli di qualità della vita, ben al di là dei vuoti mortificanti delle nostre città. Qui c’è arte, musica, i luoghi di ritrovo e di svago abbondano, e sapendo scegliere si mangia anche bene senza doversi sottoporre ai salassi dei ristoranti italiani.

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Sono capitato a Berlino mentre erano in corso i Maccabi Games europei: duemila atleti ebrei provenienti da 36 diverse nazioni si sono sfidati confrontandosi in 19 diverse discipline. Anche questo serve a chiudere i conti con un passato scomodo e terribile. Dice bene chi sostiene che oggi la Germania è forse il Paese che ha il più forte legame con Israele.

La vita con il suo fermento la respiri come ossigeno puro persino quando ci si lascia inghiottire da quella specie di buco nero che è Alexander Platz.

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Alexanderplatz

Il mito della architettura urbanistica imposto dal regime comunista è oggi qualcosa di molto simile a piazza Garibaldi, a Napoli. Con molte differenze, è ovvio. Alexander Platz, su cui campeggia l’altissima torre della televisione (voluta dai gerarchi della Ddr più per spiare i “vicini di casa” che per reali ragioni sociali) è un immenso circo nel quale ogni giorno va in scena lo spettacolo della vita berlinese.

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Dai carrozzoni che sfornano metrate di curry-wurstel e panini alle bancarelle di un mercatino dove i vecchi souvenir di un tempo (i berretti militari dell’Armata rossa o i cimeli del Muro demolito) sono stati ormai sostituiti dai soliti falsi “made in China”; dall’artista di strada che fa esibire il dinosauro alto tre metri e lungo dieci costruito con materiali ferrosi riciclati e che sputa lingue di fuoco alla coppia di ragazzini che danno spettacolo con tocchi, palleggi e acrobazie calcistiche degne di Messi e Maradona (a fine giornata li ho visti andar via con il sacchetto pieno zeppo di banconote da dieci euro).

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Giuseppe Crimaldi, il Muro

Ogni tanto a ravvivare ulteriormente l’atmosfera si scatena una zuffa, e a pensarci sono i soliti nordafricani che non reggono l’alcol e se le danno di santa ragione, tanto poi arriva subito la Polizei e ritorna la calma). Puoi passeggiare anche alle quattro del mattino senza mai doverti girare indietro o percepire il minimo pericolo. Berlino in fondo è anche questo: un meraviglioso carrozzone sul  quale sali volentieri e dal quale non vorresti più scendere. Da oggi non ho dubbi: Ich auch bin berliner.                                                 (2.fine)

 

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