Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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I nuovi mostri

di Adolfo Mollichelli

l campionato che si è appena concluso è stato avvincente: per la rimonta incredibile della Juventus impreziosita dal record d’imbattibilità di Buffon(974 minuti), per la grande bellezza del Napoli condita dallo storico record di gol di Higuain, per la genialità della Roma di Spalletti, per l’inizio andante dell’Inter, per la fluidità di manovra della Fiorentina, per l’alternarsi di cinque squadre in vetta alla classifica, per la conferma della realtà Sassuolo che aspetta la finale di Coppa Italia tra Juve e Milan per sapere se approderà per la prima volta nella sua storia in Europa League (se non vinceranno i rossoneri)

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Buffon ed Higuain, gli uomini record

Da lodare il cammino di Chievo ed Empoli provinciali di lusso che hanno migliorato lo score del precedente torneo: 7 punti in più per i clivensi, 4 per i toscani.Tornano in B, per la gioia di Lotito, Carpi e Frosinone che hanno onorato la loro prima volta nella massima serie, e il Verona di Toni.

Si salva sul filo di lana il Palermo nonostante la follia di Zamparini il mangiaallenatori.
La squadra che più ha migliorato il proprio rendimento da un anno all’altro è stata il Napoli (+19) che ha chiuso al secondo posto con accesso diretto alla ricca Champions e con qualche rimpianto, su tutti le timorose gestioni dei matches in casa della Juve e della Roma e il
flop ad Udine con annessa squalifica dell’irascibile Gonzalo.

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Il Napoli di Sarri imbattuto al San Paolo

Eccellente il ruolino di marcia casalingo: unica squadra imbattuta, 51 punti all’attivo. In più, e scusate se è poco, le 36 reti (su 35 partite) messe a segno da Higuain che ha scalzato Pompierone Nordahl dal trono di re del gol nel campionato italiano a girone unico.

L’argentino che veste l’azzurro s’è dovuto accontentare (diciamo così) del secondo posto nella classifica della Scarpa d’oro alle spalle del
blaugrana Suarez (40 gol) ma davanti a Ronaldo, Jonas (brasiliano del Benfica), Lewandowski ed Ibrahimovic.

Soccer: Serie A; Napoli-Frosinone

Il gol in rovesciata col Frosinone

Il gol in rovesciata di Higuain – il terzo al Frosinone – mi ha ricordato la celebre sforbiciata di Parola, meriterebbe la copertina del prossimo Almanacco. Mai Gonzalo aveva segnato tanto nell’arco di un campionato pur avendo militato in squadre votate all’attacco, come il Real Madrid.

Gran merito dell’exploit dell’argentino va dato a Sarri che ha saputo stimolarlo nel modo giusto: più al centro della manovra negli ultimi venti metri e con un allenamento specifico sui colpi di testa.

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Sarri promosso

Sarri, già. Neanche il tempo di respirare l’aria di Napoli e del Napoli, la prima panchina importante della vita, che già i cosiddetti opinionisti l’avevano crocifisso e Diego (quoque tu) l’aveva deriso chiamandolo zio  Maurizio, insomma uno buono in famiglia ma la panchina azzurra è un’altra cosa.

L’oltre mezzo secolo (ahimé!) di calcio vissuto mi aveva indotto all’attesa ed i fatti mi hanno dato ragione. Avevo intravisto in Sarri la maniacale applicazione e passione che ebbi modo di riscontrare in Arrigo Sacchi e che mi fecero passare dalla critica alla stima, e da tempo alla vera amicizia.

Premesso che nel calcio, come nella vita, la perfezione non esiste il voto da dare all’ex zio Maurizio è un bel “dieci” ed avrebbe meritato anche la lode se non avesse sbroccato su temi pretestuosi: il colore del pallone che crea difficoltà nel tocco, le Nazionali rompicoglioni (scusate), gli anticipi ed i posticipi dannosi entrambi e via di seguito. Dicono: ma avrebbe potuto cambiare qualcosa in corso d’opera, non affidarsi quasi sempre ai cosiddetti titolarissimi.

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Gabbiadini, stagione alterna

Sarebbe facile replicare ricordando che i cambi in attacco (Insigne-Mertens), sono stati quasi sempre vincenti e che Gabbiadini le sue chances le ha avute, sempre compatibilmente con il modulo amico. Nel 4-3-3 è difficile inserire un attaccante accanto ad una prima punta (Higuain).

E poi, Aurelio Primo chi gli ha comprato a gennaio? Grassi e Regini, un prospetto (si dice così) il primo, un modesto il secondo. Va bene El Kaddouri, va bene David Lopez, va bene Chiriches ma poi gli altri, i Maggio ed i Valdifiori, lasciamo perdere.

Con negli occhi il simbolo dell’euro, Aurelio Primo ha annunciato nel ventre del San Paolo (dopo il Frosinone) l’acquisto di Tonelli che Sarri ben conosce. Un buon centrale di difesa senza dubbio ma potrebbe significare l’addio ad Albiol che vorrebbe tornare in Spagna, a Valencia patria della paella. C’era un altro empolese che avrei preso subito, senza tentennamenti: il polacco Zielinski che però è già finito alla corte di Klopp e che andrà a respirare l’aria di Anfield con il suo struggente Youll’never walke alone.

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Totti, il nonno del gol

Brillante terza la Roma che con Spalletti ha perduto solo una volta, in casa della Juve. Ha conteso al Napoli l’accesso diretto alla Champions fino alla fine.

Ha giocato con il falso nove Perotti. Ha dovuto affidarsi a Totti nei momenti critici. Il Pupone ha vinto il braccio di ferro con Spalletti il filosofo e pure col presidente Pallotta. Ed ora tarda a firmare il contratto. Sapore di soldi ma anche sfizio infinito.
Le delusioni più grandi parlano meneghino, tanto per attenerci alla collocazione geografica. Insomma Inter e Milan, con i nerazzurri nelle mani del thailandese che porta male – ogni volta che Thohir si
presenta in tribuna al Meazza sono dolori – e con i rossoneri vittime della follia dell’uomo di Arcore che flirta con i cinesi ma intanto defenestra Mihajlovic perché è scoppiato l’amore (calcistico eh!) con Brocchi, un nome che è tutto un programma.

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Berlusconi e Galliani, tempi duri

Il serbo ha lasciato il Milan sesto e aveva fatto tremare la Juve, salvata da Buffon. C’è solo la Coppa Italia (sabato) da vincere, altrimenti per il terzo anno consecutivo il Milan starà fuori dalle coppe. Quando non c’è programmazione e soprattutto occhio clinico, si va sul ciglio del baratro. Il Milan non ha creduto in Saponara, ha dato via El Shaarawy, bocciò Aubameyang! Altro da dire?
L’Inter, giunta quarta, almeno l’Europa minore se l’è conquistata e ad inizio campionato aveva inanellato un bel po’ di uno a zero fino a guardare tutte le altre dall’alto in basso. Poi, Mancini ha cominciato a cambiare la squadra senza mai trovare la quadra giusta.

I numeri indicano le difficoltà delle milanesi. L’Inter ha totalizzato 12 punti in più rispetto allo scorso anno eppure ha dovuto accontentarsi della quarta piazza a 24 punti di distanza dalla Juve. Il Milan ne ha totalizzato 5 in più ed ha finito a 4 punti dal Sassuolo. Elementare Watson!
Stabile la Fiorentina, gli stessi punti dell’anno passato, e ingresso in Europa League. Anche i viola erano partiti bene, poi Pauolo Sousa non ha trovato più spunti magici. Il resto l’ha fatto la stanchezza di Borja Valero e una difesa non proprio di ferro, 42 le reti subite. In vetrina, Bernardeschi che fa rima con Brunelleschi.
Ha fatto bene Simone Inzaghi con la Lazio. Tridente come con la sua Primavera. Il fratello minore di Pippo ha stoffa. Salutiamo Klose, un campione immenso, recordman di segnature nella Germania. Un giocatore d’altri tempi. Ha dato tanto alla Lazio nella quale approdò non più
giovanissimo.

Serie A: Buffon e Higuain da record, ecco la top 11 / SPECIALE

Dybala non ha fatto rimpiangere Tevez

Sul cielo del campionato ha soffiato il vento impetuoso di Paulo Dybala, u’ picciriddu come lo chiamavano a Palermo. Argentino, di Laguna Larga, ha appreso movimenti nuovi. In rosanero, stava lì davanti, s’incrociava con Vazquez, e segnava.

Allegri gli ha cucito addosso un traje de luz (lo smagliante costume dei toreri) ed ora gioca tra le linee, dove lo porta l’istinto. Gol di rara bellezza, costruiti sul tempo d’anticipo. E dribbling da mal di testa. Come quelli di Enrique Omar Sivori detto el Cabezon.

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