di Gerardo Mazziotti
Date modo a Cyprien Gaillard di realizzare il “monumento a un edificio morto”. Almeno rimarrà memoria di ciò che le Vele furono e di ciò che sarebbero potute diventare se sindaci più intelligenti non le avessero cancellate dal panorama architettonico cittadino
A Milano sono stati i ragazzi di cantiere, detti “magutt”, a prestare le braccia all’accumulazione delle macerie dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale sulle quali si eleva la Montagnetta nel parco Montestella.
Il riciclaggio delle macerie che coprivano quasi 30 kmq della città di Berlino ha occupato la Germania per moltissimi anni. Un immenso campo di rovine causate dai bombardamenti aerei angloamericani sulla capitale del Terzo Reich e dalle cannonate delle truppe russe nel corso della guerra finita nel 1945.
A Berlino sono state le donne, battezzate “ trummerfrauen”, a creare con le macerie nove colline tra le quali la così detta “collina del diavolo”, alta 120 metri ,realizzata nella grande foresta verde di Grunewald.
Ne ha scritto Helga Schneider nel libro “ Il rogo di Berlino” ( Adelphi,1995) “ Addio Berlino, L’immenso campo di rovine scivola via sotto i nostri occhi : edifici, chiese, ponti, monumenti storici, piazze, beni artistici ridotti in briciole. Addio Berlino. Sventrata, piegata, annientata, punita”: E più d’un critico ha parlato di “arte”.
A queste esperienze si ispira l’artista francese Cyprien Gaillard “Camminando in uno degli ultimi quattro edifici delle Vele di Scampia mi sono sentito come se stessi camminando in uno dei paesaggi di Piranesi. Considerando che il 90 dell’edificio dell’edificio che ho visitato era stato svuotato dei suoi inquilini, ho subito percepito che stavo entrando in un luogo di rovine, proprio come all’interno di scavi archeologici antichi, vuoto, con una vita propria, lontano dai problemi sociali che una volta lo abitavano, lontano dalle utopie che rappresentava, lontano dal suo architetto Franz Di Salvo, soltanto stando qui, a metà strada tra cultura e natura.
Le macerie di Scampia sono state disperse in tutte le parti della città di Napoli, proprio come nell’Italia antica, quando i templi romani venivano smantellati per costruire chiese.. (…)
Ciò che desidero fare è riciclare queste macerie, questo cemento, lo stesso cemento che fu utilizzato per costruire le Vele di Scampia e quindi creare un monumento, “ un monumento a un edificio morto”.
Non so che fine hanno fatto le macerie delle quattro Vele fatte demolire dai sindaci Bassolino e Iervolino a dispetto del dissenso manifestato da Vera Lombardi, Antonio Iannello, Giovanni Bisogni, Gerardo Marotta, Aldo Loris Rossi, Massimo Rosi, Alberto Izzo, Antonio Parlato, Franco Tortorelli, Giuseppe Galasso, Raffaele D’Ambrosio, da me e da tantissimi altri, ai quali si è aggiunto qualche anno fa il Soprintendente Stefano Gizzi.
Proponevamo il loro utilizzo a casa dello studente, centro commerciale, studi professionali, assessorati comunali, centro sanitario, biblioteca e quant’altro necessario per trasformarle in un grande Centro Comunitario. Il loro degrado irreversibile mi ha convinto della necessità di demolirle. Con grande rimpianto e profonda amarezza.
E con un consiglio : date modo a Cyprien Gaillard di realizzare il “monumento a un edificio morto”. Almeno rimarrà memoria di ciò che le Vele furono e di ciò che sarebbero potute diventare se sindaci più intelligenti non le avessero cancellate dal panorama architettonico cittadino.