Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

Napoli - Pescara

Barbagol nel giorno di Diego

di Adolfo Mollichelli

 Tre gol al Pescara, il solito gol al passivo, cinquantesima rete di Mertens, sesto sigillo di Hamsik che eguaglia il suo score personale dell’intero campionato scorso, E, soprattutto, la seconda rete in due presenze di Tonelli. Decisivo per il successo sulla Samp. Decisivo come apripista contro il generoso Pescara. Conservato il terzo posto, miglior attacco del torneo (45 gol), si va a Milano ad affrontare i rossoneri per ricacciare indietro un’ambiziosa aspirante alla zona Champions.

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Mertens

Non è stata facile la giornata già fredda di suo. Primo tempo al limite dell’horror, con un solo tiro verso la porta di Bizzarri. Napoli imbrigliato nella ragnatela preparata ad arte da Oddo con un centrocampo a cinque guidato con sagacia tattica da Bruno che si chiama Alessandro e che è un ragazzo dell’83. Fate pure titic e titoc cari azzurri, tanto non vi permettiamo campo aperto, continuate pure così. Incapaci gli azzurri di sottrarsi al pressing alto degli abruzzesi ed alla densità centrale che ostruiva ogni varco utile. Difficili le triangolazioni volanti, nessuna catena funzionante: né quella di sinistra né quella di destra.

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Freddo e manovra imbarazzante. Poi, nella ripresa, uno sguardo verso l’alto, in direzione della tribuna vip e niente. Maradona non s’è visto e dire che Sarri s’era pure rasato.

E allora Hamsik e compagnia si sono guardati ed hanno deciso: beh, allora cominciamo a giocare e divertiamoci, se viene viene Diego, altrimenti peggio per lui.

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E così trascorrono centoquarantatré secondi per mettere al sicuro il risultato, due lampi per avvisare il Pescara che non ci sarebbe stato più tempo per il sogno proibito.

Fallo su Mertens, punizione di Jorginho ed ecco Tonelli svettare e infilare Bizzarri a fil di palo. Raddoppio immediato con Zielinski che trova Hamsik per il tocco vincente.

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Partita chiusa anche perché nel tentativo di rimontare Oddo cambia ed esce il metronomo Bruno, e Gilardino si mangia un gol più facile da fare che da sprecare, e la truppa non regge il ritmo degli azzurri e frana. Il terzo sigillo di Mertens è tutto suo: avvia l’azione e la conclude troncando il pensiero di chi magari stava già concionando se non era il caso di provare con un nove vero e accantonare un po’ il falso nueve. Bestemmia!

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Ne sprecherà ancora di gol il Napoli senza più l’ansia di dover sbloccare il match. Spazio per Allan (per Zielinski), per Giaccherini (per Insigne) e per Maggio (per Strinic) con  conseguente spostamento di Hysaj sulla fascia sinistra. Quasi in chiusura il rigore provocato da Tonelli (si può perdonare), realizzato da Caprari con tiro centrale e Reina smoccolante.

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E venne il tempo della celebrazione del trentennale del primo scudetto. Con Diego al San Carlo e come se vedessimo Riccardo Muti dirigere in smoking con il cappellino della Puma. Sarri che è uomo saggio ha detto che avrebbe preferito vedere Diego sul suo palcoscenico naturale, lo stadio insomma anziché in un teatro, seppure nel più antico del mondo. Un’operazione che sa di forzatura. Per la gioia dei cronisti d’oggi. Nel mio piccolo, ricorderò Diego al tempo dell’addio a Napoli in un libro. Il momento del distacco, il periodo sivigliano.

 

 

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