Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

210439123-c034cca1-67c8-45e5-b73a-334b7eb71e24

Uno per tutti, Totti per uno

di Adolfo Mollichelli

Un occhio al Cupolone, un altro alla Lanterna. Non si poteva fare altrimenti nel giorno della sfida a distanza tra Napoli e Roma. Sulla poltrona d’onore s’è seduto Spalletti. Su quella più giù Sarri che dovrà affrontare l’incognita del preliminare Champions con il fastidio di dover anticipare raduno e preparazione. Non è stata sufficiente la solita goleada a consacrare l’ennesima vittoria esterna. Sancita dai quattro moschettieri: Porthos-Hamsik (e che volete, il più grosso è lo slovacco), Aramis-Callejon, Athos-Mertens e Dartagnan-Insigne. A rendere effettivo il chiasma: uno per tutti, tutti per uno.

2468765_7

Mertens, la rivelazione gol

Pomeriggio da psicodramma. Perché mentre il Napoli chiudeva i conti con la Samp già nel primo tempo, la Roma stava pareggiando a fatica. Gol da scugnizzo di Mertens su errore sesquipedale di Regini (quello che Mihajlovic prese a schiaffi in campo ai tempi blucerchiati). Raddoppio di Insigne in solitudine con un tiro a giro da mostrare nelle scuole calcio. C’era voluto un gol farlocco – tocco di braccio di Dzeko per aggiustarsi la sfera – per rimettere le cose a posto nell’Olimpico osannante per il suo Pupone all’ultima recita. Il Genoa era passato in vantaggio all’alba del giorno tottiano con Pellegri, il sedicenne corazziere (1,88 cm) che è la gioia delle giovanili rossoblù: fuga e gol. Pellegri, che fa rima con pellagra e davvero la Roma sembrava che avesse deficit vitaminico tant’era insulsa e sfilacciata, con Totti in panchina a bere come un cammello che si appresti alla traversata del deserto.

2468765_6

Soffriva la Roma, mentre il Napoli stanco di dover giocare al calcio champagne decideva di segnare con manovra tipica del basket a liberare l’uomo per la schiacciata: mi riferisco all’azione che ha portato al gol di Hamsik. E poi sarebbe venuta la rasoiata di Callejon e la solita sbandata difensiva (è qui che Sarri dovrà porre rimedio per il futuro) aprendo la porta a Quagliarella e ad Alvarez con il condimento di un paio di paperelle complessive di Reina forse ancora incavolato (la sua stupenda signora Jolanda certamente) per l’uscita da grosero (maleducato, in spagnolo) di Aurelio Primo durante la cena del commiato.

2468765_5

Filo diretto, come ai tempi in cui si stava con le radioline incollate all’orecchio. Ed esultava tutta Napoli perché il secondo posto era più che una speranza. Perché al gol del vantaggio di De Rossi – era appena entrato Totti con lo stomaco pieno di acqua minerale, quante bottigliette avrà bevuto sulla sua ultima panchina? – aveva replicato Lazovic un nome da cercare in farmacìa.

Qui Lanterna. Mertens che invitava i compagni a continuare negli assalti, a cercare un altro gol almeno per raggiungere Dzeko sul trono dei bomber. Niente da fare. Ci sarebbe riuscito il falso nueve ad affiancare il bosniaco se quel gol farlocco, quello del primo pareggio giallorosso fosse stato annullato. Ma si sa che Roma è caput mundi e allora nisba.

2468765_3Gli azzurri continuavano a credere nell’impresa. Qui Cupolone. Una pena, squadra scombinata assai la Roma. Con Najnggolan alla frutta, Salah a rincorrere se stesso al di là delle dune di sabbia del suo deserto tattico, Totti che avrebbe voluto ma non poteva. Non sarà lui a salvare la stagione ma il subentrante Perotti che segna ad ogni morte di Papa e non fatelo sapere a Francesco l’argentino altrimenti potrebbe preoccuparsi e a me sta simpatico perché a quel cafone di Trump neppure un sorriso gli ha concesso.

Perotti-Esulta-dopo-il-gol-col-cuore-Roma-Udinese

Perotti, l’autore del gol che vale il secondo posto

E’ finita con il Napoli che dopo aver segnato in allegria era caduto nella mestizia delle imprese fine a se stessi. E con Totti che sapientemente tratteneva palla accanto alla bandierina dell’angolo per far passare il tempo del timore. Come faceva il mio idolo Omar Sivori che nei momenti di difficoltà chiedeva quanto ancora mancasse alla fine e allora si piazzava con il pallone sulla lunetta d’angolo e con le sue gambe seminude – teneva i calzettoni abbassati, alla cacaiola – rendeva il pallone imprendibile a tutti.

Per lungo tempo la Roma ha tremato, davvero. A metà ripresa m’è venuto in mente quando la squadra giallorossa perse lo scudetto in casa all’ultima giornata. Il presidente Viola fece il giro del campo osannato dal pubblico dell’Olimpico. Prima che cominciasse la partita con il Lecce. Che vinse e la Roma fu scavalcata dalla Juve che vinse lo scudetto. Ci avevo sperato. E’ andata male.

213257249-a4cc6b46-f489-4885-9bb1-a98666f26b5f

La festa di Totti

Chiudo con un pensiero per Totti, l’altro Francesco di Roma. C’è stata troppa enfasi nel giorno dell’addio al calcio giocato. Ma non per colpa sua. Ho conosciuto Totti e con lui ho avuto un rapporto molto bello. Perché avrà anche sbagliato in taluni frangenti ma resta un ragazzo (beh, ora non più Francesco) semplice. Ed è stato uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi. Avrebbe potuto giocare in ogni ruolo, anche in porta forse. Potente, versatile e geniale. E goleador superbo. Anche con i cucchiai come quello che fece all’Olanda su rigore. Preannunciandolo a Paolino Maldini: “Mo’ je faccio er cucchiaio a quello lì”. Cioè a Van der Saar. E Paolino il capitano mormorò: “Questo è pazzo!”.

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore