di Adolfo Mollichelli -
L’uomo che sussurra ai cavalli – beh, in effetti li compra – li ha presi per mano e li ha portati al Parco dei Principi, si sa che i francesi sono fissati per la grandeur, con l’assicurazione che si sarebbero divertiti. I ragazzi in azzurro con risvolti giallini hanno fatto giri sulla ruota panoramica, sulle macchine tozzi-tozzi, hanno sparato al tiro a segno e si sono divertiti da matti. Hanno pure giocato al calcio e in maniera divina ed alla fine non volevano più tornare a casa ed avrebbero preferito scorrazzare ancora.
E in verità erano stati accontentati dal direttore dei giochi di nazionalità tedesca (Zwayer) che ha prorogato il tempo dell’uscita finché una stella filante partita dal sinistro di un argentino dalla faccia triste (Di Maria) non è finita dentro.
Ed è allora che i ragazzi in azzurro con risvolti giallini sono andati a piangere accanto all’uomo che sussurra ai cavalli e gli hanno detto in coro: non è giusto! E Sopracciglio Alzato, sempre più su, non ha trovato le parole giuste per confortarli ed ha buttato giù una bestemmia in reggiolese stretto che pare abbiano capito (mistero) soltanto gli sceicchi padroni del Parco (dei Principi).
Poi, tutti insieme e sbollita l’ira, hanno convenuto che la gita a Parigi la si poteva fare pure a Venezia che come si sa è bella ma triste e qualcuno dei ragazzini in azzurro con risvolti giallini ha pure citato lacelebre frase: quando l’abilità contro lo cul combatte, vince lo cul.
Ed è stato a quel punto che qualcuno ha sorriso, tranne Lorenzolo che aveva male alle costole ed era dovuto uscire prima del tempo non prima di aver segnato un golazo su assist del compagno spagnolo che in onore al suo nome mette palle divine in corridoio (Callejòn).
Fu Zeman che affibbiò ad Insigne il nomignolo di Lorenzolo, insomma l’ottavo nano.
Poiché piccolo è bello, il bassotto belga prima di segnare aveva incocciato il legno. Sempre in vantaggio i ragazzini di Sopracciglio Alzato, raggiunti da un’autorete malefica di Mario Rui e sul più bello dalla stella filante dell’argentino dal volto triste.
Una serata nera per il portoghese in azzurro che ha pure rischiato una gamba dopo un intervento assassino di un certo Draxler che il connazionale direttore dei giochi s’è guardato bene di espellere e invece giallo, cioè un cadeu.
Tra i ragazzi parigini c’era un vecchio compagno di giochi, l’uruguagio di Salto Alto che ‘o popolo avrebbe gradito come cavallo di ritorno: non pervenuto. Sul volo di ritorno erano comunque tutti allegri i ragazzini portati in gita a Parigi dall’uomo che sussurra ai cavalli ed anche le hostess si sono aggiunte al coro generale: Mbappè, Mbappè, embè?
L’Europa ci ama, anche se si sta tramando per uscirne (ma questa è un’altra storia). Juve e Napoli, come certificato dal campionato, hanno dimostrato di essere le più forti anche varcando le Alpi. Prima del Napoli aveva miracolo mostrato la Madama salita in cattedra sul palcoscenico del Teatro dei Sogni (Old Trafford) della grigia città industriale celebrata, si fa per dire, da un aforisma di Oscar Wilde: vorrei morire a Manchester perché così la dipartita sarebbe meno dolorosa. Una grande prestazione con un monologo-gol che è bastato per consolidare la leadership del girone.
Roma in ripresa, la squadra. I servizi cittadini sono tra i peggiori del mondo. La scala mobile che collassa è una vergogna ed i tifosi moscoviti non c’entrano nulla in quello che è successo. Putin chiama, Salvini fa il duro. Che spasso. Di Francesco di nuovo in carreggiata.
E pure l’Inter che a Barcellona ha subito una sconfitta netta ma indolore perché il Tottenham ha fatto harakiri ad Eindhoven. Messi non c’era per infortunio, sono bastati gli altri. Le nove parate nove di Handanovic (gol a parte) la dicono lunga sulla reale forza della Beneamata, lassù qualcuno l’ama. Quattro su quattro, si può fare. Le rappresentanti del nostro calcio tanto bistrattato meritano di andare avanti nella coppa più bella anche se si vedono le orecchie.