di Adolfo Mollichelli -
Babbo Natale s’era affacciato sul campionato con i volti di Pellissier e di Quagliarella, vecchietti impenitenti col vizietto del gol. E con il viso glabro di Meret che aveva salvato per ben due volte Sopracciglio Alzato ed i suoi prodi contro la Spal, vecchio amore. Letto all’incontrario, e con un cambio di vocale, il nome del portierino azzurro si avvicina a quello del turco vincente: Terim. Anagrammando vien fuori terme e si sa quanto facciano bene alla salute che come diceva Troisi è ‘a primma cosa. E il pipelet ne ha proprio bisogno. Nomina sunt consecuentia rerum e, da questo punto di vista è garanzia di successo quel cognome tronco, come Zoff, la stirpe dei Buffon. Tra i giovani virgulti ci sarebbe anche Scuffet ma credo che si sia perduto per la strada.
Le più belle del reame, Juve e Napoli – tutte le altre sono in lizza per accompagnare i taralli, modismo – si stavano avvicinando al giro di boa con caratteristiche simili: golletto e impenetrabilità.
Più assist man che goleador CR7, meno tutto Insigne che dopo il boom pare si stia accontentando dell’aura mediocrità. Comunque la Juve ha Mandzukic e il Napoli Milik. Metti in campo un croato ed un polacco e qualcosa di buono vien sempre fuori.
La Milano che opera e che è benedetta da vivibilità e denaro si sente impacciata quando il Meazza ex San Siro chiama all’adunata bauscia (gli interisti) e casciavit (i milanisti). I primi accorrono in massa, sempre. I secondi in numero inferiore, quasi sempre. I primi hanno per motto “amala” e restano fedeli anche se un Psv, ad esempio, sbatte fuori i propri beniamini dalla Champions. I secondi prendono atto dell’ecatombe in infermeria e prendono posto sulle gradinate con la speranza di vedere un gol di Higuain, il bomber perduto che farebbe carte false per raggiungere Sarri al Chelsea.
Intanto, ha risolto la pratica con la squadra bellina della bella Ferrara. Altro nome garanzia di successo: Marotta. Va be’ l’oro dii Napoli è super e comunque il superdirigente approdato alla Pinetina è stato l’oro di Torino e promette di essere l’oro di Milano. Prima mossa in casa del Dragone: fuori per la partitissima col Napoli il belga tuttotatuato che ha cognome duro da pronunciare: Nainggolan, quattro vocali e sei consonanti. In verità, ancor più dura è la testa del Ninja che ne combina di tutti i colori e che Zhang vorrebbe punire mandandolo a correre sulla muraglia cinese, giorno e notte avanti e indietro.
Contro il Napoli il Ninja s’è dovuto accontentare della tribuna e di un colloquio tutto belga con Mertens detto Ciro. E meno male, altrimenti chissà che cosa sarebbe successo con testa calda in campo durante la sfida dei buuu a Kalidou e delle prese per il collo di Keita Balde e dei calcetti di Insigne. Sapete tutti com’è andata nella notte stregata del Meazza più salviniano del solito.
Breve sintesi: Sopracciglio Alzato s’è inventato Callejòn esterno basso di fascia (forse Hysaj è stato già promesso al Chelsea di mastro Sarri) ed ha sbagliato i cambi: se c’era un azzurro che sarebbe dovuto uscire questi era Insigne e non Milik. Dalla possibile vittoria alla sconfitta il passo è stato breve. Zielinski non ha angolato il tiro concedendo ad Asamoah di ribattere sulla linea di porta: più facile da segnare che sbagliare. Poco dopo, l’Inter passerà con un gol confezionato dai cambi inseriti da Spalletti: cross di Keita, velo di Vecino, sinistro chirurgico di Lautaro. Nella circostanza, il Filosofo s’è dimostrato più lungimirante di Sopracciglio Alzato. Stop.