Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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Cioffi, il Salvatore dei mondi
La favola del buddista caudino

di Angelo Vaccariello

Lokanātha Thera, vuol dire il salvatore dei mondi. La Provvidenza percorre strade a volte sconosciute. Una di queste porta a Cervinara…

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Come una favola. Da Cervinara al tetto spirituale del mondo buddista, la sesta religione più praticata del mondo con i suoi 370 milioni di fedeli: è questo il magico percorso svolto da Salvatore Cioffi, Lokanātha Thera per l’appunto. Una storia (portata alla ribalta dal giornalista di Cervinara Angelo Marchese) come quella di tanti migranti poveri del Mezzogiorno che all’inizio del secolo scorso, scapparono negli Stati Uniti alla ricerca di fortuna. Cioffi nacque a Cervinara il 26 dicembre 1897. Era l’ultimo dei sei figli dei coniugi Lorenzo e Lucia Ruotolo, che nei primi anni del secolo scorso si trasferirono negli Stati Uniti, fermandosi a New York, con la speranza di trovare migliori condizioni di vita. Nel 1922, il giovane Salvatore (sostenuto dai tanti lavori umili che i propri genitori facevano per sbarcare il lunario) si laurea alla New York University in chimica e cominciò a lavorare al Cooper Institute, dedicandosi alle ricerche in biologia presso la biblioteca della Rockefeller University. Leggeva molto il giovane Salvatore, leggeva di tutto. E fu così che scoprì il Dhammapada, uno dei 45 libri del pensiero di Buddha e che per ogni buddista rappresenta l’equivalente della bibbia per i cristiani. Una lettura che minò alcune sue certezze che gli cambiò la vita: l’irresistibile curiosità di conoscere meglio e dall’interno il mondo buddista.

mnacSalvatore così, seguendo la sua vocazione, nel 1925 decise di imbarcarsi sul Mauritania “con l’abito che aveva indosso e un biglietto di terza classe per Ceylon”. Invano la famiglia, profondamente cattolica, e in particolare il fratello gesuita, tentarono di impedire e ostacolarne la partenza.
Così Enzo Biagi raccontò su Oggi la ricerca di verità di Salvatore. “Salvatore si trasferì a Rangoon in Birmania dove fu ordinato monaco mendicante e itinerante con il nome di Lokanatha. “La vita nuova calzava a pennello a Lokanatha, il quale andava intorno con la sua ciotola, mendicando il cibo quotidiano, dormiva sotto gli alberi … e mai si affannava a correre”. Parlavamo delle vie della Provvidenza. Per motivi di salute, nel 1926 decise di rientrare in Italia, per curarsi, portare il messaggio di Buddha .
Cominciò la sua predicazione del buddismo a Firenze, dove però fu arrestato per vagabondaggio e tradotto a Cervinara, dove lo zio Vincenzo Cioffi si offrì di ospitarlo, a patto che deponesse la ciotola e vestisse da cristiano, smettendo l’abito giallo di buddista. Ma fedele al suo credo, Lokatanha non si diede per vinto e “non toccò cibo per cinque giorni filati. Il digiuno spaventò lo zio, al quale non rimase altro che fargli riavere il passaporto e farlo partire per l’India.
A questo punto la storia prende una piega veloce e supera gli ostacoli che la vita di tutti giorni pone. A piedi, dopo diecimila chilometri, arrivò finalmente a Rangoon, dove si fece eremita, ritirandosi a meditare sull’Himalaia. Quando se ne discese, cominciò a peregrinare tra la Birmania, lo Sri Lanka, l’India e la Thailandia, divenendo un’autorità nello Shanga, l’ordine monastico buddista, nel quale assunse il ruolo di guida di monaci birmani, thailandesi e singalesi in pellegrinaggio verso i luoghi sacri dell’India.
La seconda Guerra mondiale lo vide internato dagli inglesi in un campo di concentramento, dove però continuò a praticare il Buddhadhamma. Finita la guerra, nel 1945 ritornò in Birmania , dove nel 1946 fondò “L’opera buddista all’estero” e nel 1947 pubblicò il libro “Avvolgendo il mondo con la verità”. Nel 1948 rientrò negli Stati Uniti e di là intraprese un lungo viaggio missionario organizzato per  raccogliere un “tesoro” per finanziare la sua opera di illuminazione e di pace. Visitò poi Londra, Parigi, Genova, Torino e Roma.
Il suo impegno, la sua determinazione, la sua fede furono talmente forti che in Birmania, nel 1951 divenne Capo del Buddismo mondiale, con giurisdizione su duemila tra pagode e conventi e su 80 mila monaci birmani. In quegli anni cominciarono ad arrivare offerte per la sua opera da ogni continente e con il denaro raccolto il Venerabile Lokatanha organizzò il Quarto Sinodo buddhista mondiale e spese 4 milioni di dollari per far stampare i cinquanta volumi sacri per distribuirli in ogni angolo del mondo. Costituì un tesoro di pietre preziose e di oro, che è conservato in una cappella segreta dello Shanga. Morì il 25 maggio 1966, lasciando a ricordo del suo passaggio la grande Pagoda Kaba Aye. Le sue ceneri sono conservate nella pagoda di Maymyo, ridente località climatica, a mille metri di altitudine. L’Italia non si è completamente dimenticata di lui. A Torino c’è un tempio buddista, eretto in suo onore.

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