Silvana Pane

Silvana Pane

Architetto ma, soprattutto, amazzone e Giudice della federazione Equestre Italiana per la disciplina salto ad ostacoli.

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Piccole amazzoni crescono

Gira! Gira!” Di colpo e quasi subito pentendomi, avevo gridato, liberandomi dell’ansia che assale un genitore a bordo campo gara del figlio.

E subito mi girai io, verso lo sguardo fulminante di Caterina Corsale istruttice pony di mia figlia Anna Giugno. Introversa e aggressiva con i più (che scazzi all’epoca eh ?), Caterina era tutto burro con i suoi ragazzini. Quasi li sottraeva al loro mondo familiare per portarseli con lei e i suoi amati pony.
Quel giorno a Sibari, prima della finale nazionale dei Giochi della Gioventù di equitazione 1996,Caterina aveva personalmente vestito Anna (guai a mettere un plastron senza il suo consenso). Mia figlia pur essendo giovanissima (7 anni) era già sufficientemente autonoma, ma anche già perspicace e capiva che le cure della sua istruttrice,avevano il potere scaramantico dei rituali prima delle grandi prove.

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Caterina Corsale

Ma a Sibari qualcosa non andava! Un’oretta prima della gara si era scatenato un inferno d’acqua e vento..un uragano! E Caterina: “Silvana bisogna mettere al riparo Anna da tutta questa pioggia!” Ma cosa farle indossare? Era settembre e ancora quasi estate,eravamo al sud, quasi al mare e io avevo solo in auto,una mantellina gialla di cirè (acquistata ad eurodisney) con cappuccio a forma di papero (Qui,Quo,Qua). Anna l’aveva abbandonata nella mia opel corsa, dopo l’ultima volta che l’aveva usata ed era stata molto “sfottuta” dai compagni di classe. Di necessità, virtù e Caterina cominciò ad armeggiare sulla composizione d’abito. La famigerata mantellina venne indossata sopra alla tenuta regolamentare, il cappuccio infilato sotto al cap (con il becco del papero che fungeva da visiera). Insomma…uno schifo estetico! La negazione totale di tutti i principi di forma dell’equitazione.

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Il papero che va a cavallo

 

E a me veniva da ridere ancor di più guardando la faccia di Anna bambina scocciata,ma rassegnata! Che scotto,povera figlia mia,arrivare all’appuntamento più prestigioso per la sua pur giovane carriera sportiva, conciata in quello stato. Caterina fu irremovibile,la Giuria del concorso aveva concesso l’uso di impermeabili,e i suoi ragazzi andavano protetti anche dalla pioggia e se avevamo quella mantellina,ciccia! Quella sarebbe stata,anzi meglio,così l’acqua non si sarebbe infilata nel collo!
A Sibari eravamo arrivati con la squadra della Campania (6 binomi) accompagnati oltre che dai nostri istruttori,anche dal Presidente Regionale Campano il colonnello Giuseppe de Maio e dal suo vice Angelo Ranieri. Pino e Angelo erano come la strana coppia. Pino,colonello dell’Esercito,già valente istruttore d’equitazione e cavaliere, rappresentava l’inflessibile e burbero(ma benefico)pur sempre militare nelle ossa, Angelo era il benevolo e pacioso amico di tutti, pronto a sfilare con il cartellone Campania, con tutti i ragazzini nella parata di apertura e chiusura delle manifestazioni. Insomma uno “ciaccava” e l’altro medicava in un simpatico e bonario “gioco delle parti”.

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Anna Giugno in gara

Le selezioni regionali erano state durissime! Si erano svolte a luglio (che caldo) in una manifestazione ad hoc presso il Centro Ippico Le Caselle a Napoli. Il fine era non solo assegnare i titoli regionali, ma individuare da classifica sul campo,i migliori per la finale dei Giochi ambitissima. La composizione era riservata per i migliori 4 atleti fino ai 13 anni (se ricordo bene,perché i regolamenti nel mondo equestre cambiano dalla sera alla mattina,sic!) che montavano pony o cavalli e si impegnavano in prove di dressage, equitation (tipo gare di stile e a giudizio) e salto ostacoli(categorie a tempo e penalità) e per i migliori 2 atleti fino agli 11 anni, che montando esclusivamente pony, si sarebbero sfidati,a Sibari, in una gara in coppia, con somma delle penalità e tempi impiegati.

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Fabiola Di Capua e le allieve Sne

Anna partecipò alla selezione pony, conseguendo il secondo miglior risultato campano. E il suo compagno di squadra fu Enzo Varriale, classificatosi primo. A raccontarla così,sembra quasi facile,ma non è vero! Se oggi a distanza di tanti anni ed esperienze e sapendo quel che so mi chiedessero:ma se tornassi indietro,rifaresti la stessa strada? Io dico che risposte assolute e univoche, non ne ho! Perché questo è un mondo di non certezze, dove metti,ma non sempre prendi e oggi non è domani, nel bene come nel male. Un po’ di più della vita in genere .Ecco oggi ho l’unica certezza che da Sibari in poi, è cambiato (allora inconsapevolmente) l’indirizzo di una vita naturalmente borghese di mia figlia (e anche la mia). L’equitazione è una pratica assolutista e divoratrice, ma all’inizio non lo sai e piano piano, ma inesorabilmente ne diventi ostaggio. Ne parleremo ancora…

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