Marco Catizone

Marco Catizone

Avvocato, scrittore satirico e giornalista pubblicista. Scrive di politica, teatro e cultura su blog, siti e riviste on line.

Capitoni coraggiosi
 Rottami e rottamatori, la Concordia galleggia e il Senato affonda.E’ l’estate del nostro scontento    
di Marco Catizone

Capitoni coraggiosi

  di Marco Catizone

“Aver sfiorato tutte le forme della decadenza, compreso il successo”  Emil Cioran).

Rottami. Scheggiati, dirupati, smembrati, ferrosi, pur sempre rottami.

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Maria Elena Boschi, la ministra in rosso

E allora dirottami o Musa, o Maria Elena, ‘o musso sbatte e se schianta, contro ‘o scoglione d’Italique: guitti e quanti, troppi, a cascame, a cascata, s’infrattano decadenti, ammorbano l’alveo del nostro comune dissenso, a fermentare, in rotta finale, triste e solitaria verso la rottamazione definitiva, accompagnata dalle smorfie arlecchine a calambours di Rottamattore a mezzo stampa, perso tra fatati Boschi, sbrego stampato e ghirba furbetta, di chi maramaldeggia col sacco, dopo aver preso a calci sull’osso il gatto; e s’insacca la Concordia, tenuta a bada  a stento, galleggiando a cassone nei nostri steccati, dove latrati funesti echeggiano, spiaggiati moccoli da liquefare a fiato, che l’afa gira alla larga dalle estati a Belpaese, le coste son dirupo per Capitoni Coraggiosi, slavati in rive gauche o a tribordo pencolanti a vomitare, l’anima e le pudenda, mentre Capitan Cacasotto baleneggia in quel di Ischia, molle frappa a ristorasi, in attesa che i morti riemergano a sucutarlo, secula seculorum.

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Francesco Schettino, il capitano in bianco

E siam preda e ostaggi, e di Balena Bianca nemmanco l’ombra, orfani del nostro Ishmael, che ci resta giusto qualche epigono piccino picciò svezzato a Fortuna, inteso come Ruota della, e a brodaglia berlusconiana targata ’80, paninaro provincialotto a svacantare pitali di pinacolada e cheese-burger  a chianina maremmana, un Pittibimbo-minkia per tutte le stagioni, e allora fuori dagli armadi il chiodo, teniamoci al massimo il martello per rottamare a cazzo e buttiamo alle ortiche la falce, che qualcuno era comunista, ma non guardate me, che negli scouts persi la bussola dell’ideologia, smarrii il nesso dell’appartenenza, tagliai la coda alle lucertole veltroniane e dalemiane, e presi un partito semi-nuovo a soli euro due, portandolo in europa a più 40 per cento: e mo’ so’ vostri, gli scazzi.

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Matteo Renzi, ai tempi del boy scout

Parca trojka, che di noi s’accontenta di scalpo, con teutonica ammuina ad ammainar bandiera blanca di cambiamento, virulento e tres chic, di più, rott-amabile, che tanto di tweets non è mai morto nessuno, ma le riforme, le riforme signora mia? E vuoi mettere con le mummificate glorie del berlusconismo d’antan, i nani trasformati in giganti da giornalotti compiacenti, poteri marci e pappegorgie molli, la mota a reflusso gasto-esofageo che monta a pannacotta, stracult per libidine distorta, che biancheggiano ormai lontani, chè il Nano arcoriano è andato, vero signora mia? No?? Il suo corpo opalescente di trasparenza epidermica ed elettorale è ancora qui tra noi mortali, spoglie morte che si spargono a mucchi,  dietro paravento senatoriale di reformatio in peius va in scena l’amplesso orgiastico di carni e cartuscelle, accordi ed affari per un Italicum che salvi le capre, e col cavolo che si rottama!

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Silvio Berlusconi, il cavaliere pirata

 

Lo sventramento dell’avito Palazzo, col dimezzamento coatto dei senatores è teatro d’ombre per special price, una riforma contingentata ed imbullonata al prezzo di due, e alla men peggio, per coito elettorale in preferenza, col Renzi e il Mestìa benedetti dall’Agnese (regal consorte in premier-sheep) e dal Vecchio sul Colle, come uomo del monte a dir sempre sì, che la scadenza è cambiale già firmata, ed una Costituzione val bene una messe di travisamenti e scempi, taglia e cuci e copia incolla, chè il cambiamento sacrifica i capri, ma lascia da parte gli Agnelli, anche questo da secula seculorum.  Ed è caos, a raccattar spiccioli, a rintuzzare fronde e frombole, tra mediazioni flambè a scottadito, che i bottoni da pigiare son in mano ai soli croupiers, e alle loro groupies, e al Senato sulle riforme si abballa la quadriglia del Giglio magico (ahi, concordia perduta!), mentre l’isola è in pena d’abbandono, e la penisola pure. Salta la mediazione, le facce son Verdini, tra grillini incazzosi e vendoliani spuri, o quel che ne resta, volano stracci a brandelli da ricucir bandiera tricolore, e allora aventino, viminale, quirinale e tutti i colli al seguito, che Renzi Uber Alles si gioca il suo alla ghigliottina, e non c’è Carlo Conti che tenga, che il nostro è aduso al vecchio Mike.

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Giorgio Napolitano, il presidente a mollo

Il premier carica a testa bassa, fino all’ottobre rosso, schivando i rottami, le secche, seccie e relitti a cavitare, gravitando in una maggioranza plaudente e salivante, mentre il fronte del no gli si allarga sotto al sedere, mentre il Cavalier riabilitato pensa ca va sans dire alla sua robba, mentre una Costituzione è in bilico a sua insaputa, mentre un Napolitano se fa sicco ma nun more,, e noi abulici apatici epatici, si prova a dimenticare il relitto che avanza, nell’estate del nostro scontento.

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