di Gerardo Mazziotti
Bagnoli, sempre Bagnoli. Un dibattito senza fine, una storia infinita. De Magistris continua a ribadire che qualora il Governo nominasse un commissario, si aprirebbe “uno scontro istituzionale molto forte nel quale l’esecutivo non potrà che soccombere perché si mette contro una comunità e gli organi democraticamente eletti”. Ma Renzi non ha intenzione di cambiare idea. Intanto si è svolta l’ Assise Cittadina di Bagnoli
All’assemblea dell’ 8 aprile scorso, organizzata dall’Assise Cittadina di Bagnoli, l’assessore comunale all’urbanistica Carmine Piscopo ha detto che la colmata va rimossa “ a meno che uno studio scientificamente valido non ci spieghi che può essere inertizzata in loco “. A parte la sciocchezza delle espressioni “ scientificamente valido” e “inertizzata in loco” ( “scientificamente valido” è una tautologia, il verbo “inertizzare” non esiste e “in loco” è un pleonasmo) si tratta della stessa idea che un blocco sociale, costituito, tra gli altri, da Gianni Lettieri, Ambrogio Prezioso, Andrea Cozzolino, Ennio Cascetta, Nicola Oddati, Sabatino Santangelo, Gennaro Matacena e, addirittura, il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, intendono inverare per trasformare i 300mila mq della colmata in un’area edificatoria per alberghi, ristoranti, abitazioni con discesa mare, cittadella del mare con un porto turistico dopo avere tolto tutti i veleni, che l’hanno resa una “ bomba ecologica da disinnescare” .
Un’idea contro la quale ci battiamo da vent’anni perché è in palese contrasto con la legge 582/96 che prescrive “il ripristino della morfologia naturale della costa di Bagnoli”. E che non tiene in alcun conto:
a) dell’AdP del 17 luglio 2003, firmato dal ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, dalla sindaca di Napoli, dai presidenti della regione Campania, della provincia di Napoli, dell’Autorità Portuale di Napoli e della BF( Sabatino Santangelo) e che affidava all’AP di Napoli la rimozione della colmata di Bagnoli e il trasporto dei materiali bonificati al porto di Napoli per realizzare la Darsena di Levante ;
b) dell’ AdPQ del 21 dicembre 2007, firmato dai ministri del governo Prodi Antonio DiPietro, Pier Luigi Bersani, Alessandro Bianchi, Alfonso Pecoraro Scanio, Fabio Mussi, dai sindaci di Napoli e di Piombino, dai presidenti delle regioni Toscana e Campania, dai presidenti delle province di Napoli e di Livorno, dai presidenti delle Autorità Portuali di Napoli e di Piombino e dal presidente della BF (lo stesso Tino Santangelo che poi si schiera tra i conservatori della colmata);
c) della sentenza del Tribunale di Napoli dell’8 aprile 2013 che, nel rinviare a giudizio i 21 responsabili delle gravi irregolarità nella bonifica dei suoli e nel decidere il sequestro penale delle aree dismesse di Bagnoli, ha ribadito “ la necessità di provvedere alla doverosa rimozione della colmata” ;
d) della decisione del sindaco deMagistris del 18 aprile 2013 di affidare al Provveditorato alle opere pubbliche “ l’incarico di indire la gara per la immediata rimozione della colmata con i 50 milioni di euro disponibili” (una decisione ribadita con l’Ordinanza del 3 dicembre 2013, con la quale il sindaco “ ha intimato all’Iritecna di rimuovere la colmata ai sensi della legge 582/96” ). Va anche detto che la rimozione della colmata è prescritta dal Pua del 2005, vigente, cogente fino a quando non viene approvato un altro secondo le procedure di legge.
Quanto alla sciagurata idea di un porto turistico a Nisida ricordo al sindaco e all’assessore di questa disgraziata città il Manifesto “ Nessun porto turistico a Bagnoli”, firmato il 19 maggio 2009 da Lidia e Silvia Croce, Gerardo Marotta, Aldo Masullo, Carlo Iannello, Piero Craveri, Guido Donatone, Raffaele Raimondi, Luigi Labruna, Michele Buonomo, Lucio D’Alessandro, Vittorio Sgarbi, MarioDeCunzo, Luigi DeFalco, GianBattista de’ Medici, da me e da altri. Mi viene da pensare che se la mattina del 26 novembre 2003 il signor Alinghi avesse assegnato la Coppa America a Napoli e non a Valencia la colmata di Bagnoli sarebbe stata rimossa dagli svizzeri prima delle regate veliche del 2006. E oggi non staremmo ancora a parlarne.