Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Golmorra

di Adolfo Mollichelli

Una storia strana su una terrazza napoletana, dove il padrone di casa è un uomo di spettacolo. Napoli baraonda. Solo contro tutti, gli altri. Parenti serpenti. Orazi e Curiazi del tifo. Curva contro curva.

11261048_10205643585962231_765902391_nSindrome d’accerchiamento. Vengo anch’io al ballo della Champions? No, tu no. Forse. Campionato balordo. Azzurri sull’altalena della discontinuità. Una volta squadra omicida. Un’altra, compagine suicida. Io cambio, tu cambi, essi cambiano. Ovvero il turnover di Benitez e le lune del Pipita isterico. Il compitino dei centrocampisti e le cazzate (ci può stare) dei difensori. Soltanto uno, sempre coerente, inflessibile nella sua continuità: Aurelio Primo, detto ADL, una sigla da connessione. Con un mondo tutto suo. Ed uno slogan da far rispettare: il Napoli c’est moi. Il tecnico? Un regista che ho messo io sulla sedia, pensi a dire: ciak, si gira. I giocatori? Attori impertinenti che si lasciano sedurre dalla città che è femmina, non per nulla si chiamava Partenope. Loro non si ritirano (presto) a casa? Bene, io li mando tutti in ritiro, regista compreso. Accade che facciano bene quegli attori che si credono star. Visto? Senza di me, il diluvio.

Non dopo di me. Perché dopo di me ci sono soltanto comparse. Un caso, ma guarda caso senza di me staremmo altri punti dietro in classifica e a me (in questo caso andrebbe pure bene: a noi) i proventi della partecipazione alla coppa dalle grandi orecchie servono come il pane per gli affamati. Perché le stelle da cassetta sono passate come un refolo di vento. Ne avrei ancora qualcuna, ma non si può. A meno che non faccia credere al colto ed all’inclita che Giorgio se ne vuol andare ed il vescovo lo vuole mandare via. Ma non è semplice. La piazza è incazzata. E visto che ci siamo ricordo a quelli della piazza: ma che cazzo avete vinto voi, a Napoli.

Conferenza stampa di Corrado Ferlaino per l'arrivo di Maradona a Napol

Ferlaino presenta Maradona, 1984

E se qualcuno gli ricorda: beh, un paio di scudetti, un coppa Uefa, una Supercoppa seppellendo la Juve di Maifredi sotto una valanga di gol, qualche coppetta Italia e pure quella delle Alpi, noi cittadini di mare e va bene che il mare non bagna Napoli, e che da queste parti abbiamo avuto el diez con la mano de Dios o se volete Dios con la camiseta del diez, ADL vi dirà che siamo nostalgici, che il passato è passato (scurdammoce ‘o passato) e i tempi moderni sono diversi e poi, come una pietra tombale, la frase che impone sempiterna riconoscenza, a scatola chiusa: ricordatevi che se non ci fossi stato IO, a prendere il titolo dai faldoni impolverati del tribunale fallimentare, chissà dove stareste ora! E volete pure lo scudetto, anzi lo pretendete. E volete pure la Champions, anzi la pretendete. Pezzenti del gol!

Ma un po’ di scena va fatta. Il popolo lo vuole. Parole in libertà, in perfetta coerenza. In passato era il tema della scugnizzeria. Sogno una squadra formata da undici giocatori napoletani. Bellissimo! Poi, cominciò col mandar via Quagliarella. Ma quello è di Castellammare! Già, ha ragione. Il futuro è dei giovani. Anche gli allenamenti itineranti aiutano a crescere. Come gli spostamenti dei Primavera. Senza fissa dimora.

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Lo show alla formulazione del calendario, furia e fuga

Siete tutti delle teste di cazzo, disse ADL qualche anno fa nel giorno della composizione dei calendari. E sparì sul sellino posteriore di uno scooterista di passaggio. Questo calcio così com’è non va, è arcaico. E allora? Andiamo in Lega a discutere, a progettare, a migliorare questo gioco più bello del mondo? Uomini nuovi, gente che abbia pochi interessi di parte e che si dedichi al bene comune, questo ci vuole. Coerenza, ragazzi. Il voto per il rinnovo della presidenza in Figc a chi va? Al vecchio ragioniere di Ponte di Lambro che illumina e rifà i campi in sintetico e che scrive libri che fa acquistare dai suoi federali perfettamente federati.

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Un uomo solo al comando Aurelio Primo. Avrebbe bisogno di un esperto dg che ogni tanto lo tiri per la giacchetta. Ma non c’è. Perché Io sono io e dopo di me il diluvio. Come il discorso fatto alla platea degli scrivani a comando. Sembrava il maestrino dalla penna bianca, quella sera nel ventre del San Paolo dopo il sesquipedale errore dell’arbitro scandinavo durante il match con il Dnipro. Ho saputo che Michel s’è scompisciato (qualche termine nostro gliel’ho inculcato) dalle risate. La stanzetta di Nyon, il romanticismo trapiantato in Svizzera, la finale già decisa. E nessuno che abbia ricordato ad Aurelio Primo durante il comizio anti-Uefa: guardi presidente che è Collina il designatore degli arbitri in Europa. Avrei anche aggiunto che Napoli contro Siviglia sarebbe stata la finale più napoletana della storia, perché a Varsavia fuori del ghetto avrebbero finito col giocare la finale le due squadre che hanno avuto la fortuna di servirsi delle magie di Maradona. Un regista da Oscar come Michel Platini avrebbe preferito quella finale, non questa.

delaFaceva troppo freddo a Kiev? Decisamente una serataccia. Ma la decisione di Aurelio Primo di non essere vicino alla squadra nella sfida decisiva con gli ucraini del Dnipro è stata quanto meno infelice. Una protesta? E contro chi? Auguro al Napoli di arrivare ad iscriversi il prossimo anno ai nastri di partenza della Coppa che conta (e che fa contare: una cinquantina di milioni). E però, mi auguro che ADL non corrisponda alcun premio ai giocatori. Primo: perché sarebbe immorale. Secondo: perché se dopo averli puniti li premi..tutto ciò sarebbe incoerente. Magari, ADL potrebbe includere nel pacchetto ingressi gratis ai propri giocatori per cento visioni del suo prossimo cinepanettone: Natale a Gomorra. Per la serie, le brutture di Napoli che potrebbero servire al Napoli ed ai famigli che lo gestiscono.  Risate e pistolettate in alta definizione. L’ironia di Napoli e la sua violenza. La criminalità fa ridere? Si può far ridere esportando ancora una volta un’idea perversa di una città che ammalia e divora? Vorreste trascorrere un Natale a Gomorra? Io, no di certo. Non credo che il film panettone sarà capace di far sorridere e intenerire come il “Benvenuti in casa Esposito” di Pino Imperatore.

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