Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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Il Sud non sta in Europa

di Angelo Vaccariello

Disastro Sud: tra corsi di formazione falsi e soldi sprecati il Mezzogiorno cresce meno della Grecia. Lo dice Svimez e, per chi scrive, non è una novità. Nell’estate del 2013, infatti, fui autore di un’inchiesta per il quotidiano Il Denaro che metteva in rapporto i principali dati macroeconomici del Mezzogiorno con la Grecia. Già allora la situazione era drammatica. Se il Sud fosse stato una nazione indipendente da tempo sarebbe fallito oppure, come sembra ovvio, non sarebbe mai “entrato” in Europa.

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Dopo la presentazione del rapporto della Svimez (al femminile, è un’associazione) si sono levati i soliti due cori. Da un lato i tifosi dell’interventismo romano: il Sud è abbandonato, viva i Briganti, viva i Borboni, aridatece Masaniello. Dall’altro gli “anti-meridionali” (per i quali, confesso, simpatizzo pur non condividendo l’impostazione ideologica) che affermano con veemenza: chiudete la Svimez, leggete meglio i dati, il Sud fa schifo da solo e cosi via.

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Situazione In realtà, prima di invocare interventi straordinari da Roma bisognerebbe fare una seria autocritica. Certo, i cittadini hanno tante colpe. La più importante su tutte quella di non riuscire ad individuare una seria classe dirigente politica che offra al Mezzogiorno una vita d’uscita. Detto ciò, però, la colpa del disastro Sud ha nomi e cognomi ben chiari.

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La politica Dalla metà degli anni Novanta, grazie alla tanto vituperata Europa, esistono dei programmi di sostegno economico e finanziario per le aree depresse. E questi programmi riguardano anche il Sud. Pop, por, Fondi europei sono solo alcuni nomi dati ai fiumi di miliardi che Bruxelles è stata pronta a riversare nel Meridione ma che la classe politica meridionale ha distrutto, sprecato, banalizzato. Basti pensare, ad esempio, che nella programmazione 2000-2006 in Campania (e in molte altre regioni del Sud) si pensavano a fare marciapiedi, a finanziare improbabili palestre a sperperare la spesa in mille rivoli (si pensi alle sagre finanziate dalla Regione o come non pensare al terribile scandalo dei corsi di formazione, soldi sprecati e rubati per i quali sono ancora in corso processi). Nel resto d’Europa, come in Spagna, Romania, si finanziavano serie opere di sviluppo.

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Antonio Bassolino

Chi era allora il governatore della Campania? Vi devo ricordare il nome? Siamo chiari: i fondi europei nel Mezzogiorno sono serviti solo a fare clientela. Consulenze, feste di piazza, marciapiedi, i famigerati progetti sponda, i corsi di formazione: abbiamo buttato euro. E la cosa più grave è che il Meridione ha buttato soldi (o non li ha spesi) quando il Governo centrale non aveva risorse per finanziare. Di chi è la colpa? Governatori, assessori, esperti esterni, commentatori che oggi fanno le vergini vestali sui giornali, sindaci, province. Una intera classe politica inadeguata ad intercettare risorse e investirle in sviluppo.

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Imprese e sindacati In questa orgia di spreco non sono esenti da responsabilità le imprese e i sindacati. Anzi, con i tavoli di concertazione sono stati i primi a condividere l’impostazione farisaica delle regioni del Sud nella spesa delle risorse. Senza contare l’incapacità di molte aziende di fare imprese senza la tetta dello Stato. Che capitalismo è quello meridionale incapace di incardinare sviluppo senza contratti agevolati, incentivi a fondo perduto, legge 488, de minimis e altre droghe finanziarie?

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Come mai il capitalismo meridionale è stato del tutto insensibile ai processi di innovazione globale e di capacità di acquisire nuovi mercati esteri? Perché le Confindustrie del Sud non hanno mai levato un grido di allarme? Solo le solite chiacchiere del “Governo distratto”. Sui sindacati, preferisco spendere solo poche parole. Tutelando solo chi aveva un lavoro, si sono dimostrati incapaci di afferrare gli enormi cambiamenti che il mondo stava vivendo. Senza contare la loro connivenza nella gestione delle risorse comunitarie (sui corsi di formazione in Campania ancora non ho letto una parola di scuse da parte dei rappresentanti dei lavoratori). Cosa chiede, dunque, questo Mezzogiorno al Paese? Come può un Governo finanziare il Sud se il Sud è incapace di spendere e investire? Meglio tacere.

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