Franco Esposito

Franco Esposito

Giornalista e scrittore, inviato speciale de Il Mattino e del Corriere dello Sport. Presente a cinque edizioni dei campionati del mondo, 106 volte inviato al seguito della nazionale italiana di calcio e 34 viaggi negli Stati Uniti per i grandi appuntamenti di pugilato, Vincitore del Premio Coni 2011 e un record: tre finali consecutive al Premio Bancarella Sport

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I cipressi in provetta
in duplice filar

di Franco Esposito

Migliaia di alberi falcidiati dall’epidemia, molti abbattuti. In Toscana non accadeva da vent’anni. Aggredita dall’epidemia, la campagna ha cambiato colore: dov’è più il verde antico, intenso e fascinoso, un piacere per gli occhi e la mente? È quasi sparito, un po’ qui un po’ lì. Dappertutto, a ben vedere, non a Bolgheri però. Il celebre viale a cui si lega l’immagine del cipresso.

12165905_10206818023322431_1754303237_nI cipressi cantati da Giosuè Carducci. Davanti San Guido, oh rimembranze lontane degli anni scolastici. “…alti e schietti in duplice filar mi balzarono incontro…”. Loro sì, sempreverdi, non toccati dalla Cinara, una capocchia di spillo di tre millimetri. Come la zanzara si sposta da una casa all’altra in cerca di sangue, l’afide del cipresso salta da una pianta all’altra per nutrirsi di linfa. Punge il vegetale, depositandovi la sua saliva tossica. Gli effetti sono devastanti.

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Bolgheri, i cipressi

Sempreverdi i cipressi cari al Carducci? Il viale di Bolgheri  è incorniciato, per gran parte, da un filare di piante in provetta nato a Sesto Fiorentino. Una soluzione hight-tech indispensabile, non più rinviabile, per scongiurare la morte dei vecchi esemplari di cipressi colpiti da cancro corticale. I tecnici dell’Istituto per la prevenzione delle piante del Cnr di Firenze hanno inserito via via i cipressi più resistenti. L’esperimento sembra andato a buon fine: i superalberi, in alcuni casi perfino commercializzati, risultano immuni al cancro della corteccia. Anche perché non hanno sùbito attacchi da parte del nuovo terribile nemico. Il temibile afide.

ce07f0ff21cd49c3f2004a8c4a166e7efbd7ab60Alti e schietti in duplice filar, oggi come allora, ai tempi del canto di Giosuè Carducci, premio Nobel per la poesia, grazie alla scienza al servizio del paesaggio e della storia. Niente chiome di cipressi rosso bruciate nel tratto che da San Guido va, dritto dritto, un rettilineo magico, al paese di Castagneto Carducci. Come un miracolo, autore la scienza, nella fattispecie le piante in provetta prodotte a Sesto Fiorentino. I cipressi alti e schietti non sono diventati secchi con le chiome rosso ruggine, da San Guido a Castagneto Carducci. Non sono indeboliti.

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Il viale dei cipressi fantasma

Altrove, in Toscana, l’emergenza è presente a macchia di leopardo già dalla primavera. Si sono salvate le foreste, non altrettanto le piante ornamentali che danno tocchi di preziosità alle ville storiche che segnano le passeggiate verso i viali cittadini o i pellegrinaggi al cimitero. Predomina il rosso, quel rosso bruciacchiato che mette tristezza e semina preoccupazione. Gli esperti invitano a non potarle, le piante. Il botanico del Centro nazionale ricerche sostiene che “molte piante rinnoveranno la chioma, ma servirà parecchio tempo”. Almeno cinque anni per rimediare al danno estetico. Ma le flebo per i cipressi? Ovvero l’endoterapia. I botanici del Cnr ritengono che non diano garanzie riscontrabili nella letteratura scientifica. “Le flebo è meglio non utilizzarle”.

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Cinara

Quanti cipressi cono morti quest’anno? Morti nessuno, garantiscono i tecnici. “L’ottanta per cento delle piante colpite dall’afide inizieranno a ributtare. Uccidendo il parassita, il cipresso recupera la capacità di ricrearsi con gli anni una chioma”. Il Comune di Firenze ha proibito l’abbattimento o la potatura delle specie.

I tecnici stanno lavorando a uno studio che attraverso un modello meteorologico riesca a prevenire possibili epidemie. Gli storici del paesaggio invocano azioni incisive per evitare che con il cipresso colpito dal male il paesaggio toscano possa perdere un elemento caratteristico. “Quelle chiome ci appartengono”. Il micidiale parassita talvolta è favorito nella azione devastante dall’incuria dell’uomo. Qualcuno propone addirittura l’abbattimento indiscriminato di interi filari di piante. Un’idea pazzesca che ignora le funzioni che le piante hanno svolto a lungo e che possono ancora svolgere. I viali alberati sono la più antica forma d’inverdimento ai lati delle strade. E lì che si possono incontrare tigli, aceri, querce, faggi, gelsi, cipressi. E prima, fino a qualche tempo fa, anche l’olmo, falcidiato poi dalla fungina, una malattia decisamente aggressiva.

208434_0004_3752490-002-kuaF--512x384@CorriereFiorentino-Web-FirenzeIl consiglio di tecnici e romantici amanti delle piante di ogni fusto è semplice e diretto: ripensare immediatamente a una estetica delle piante che parta dalla lettura del territorio, non dalla priorità dell’automobile, dalla qualità del viaggio, non dall’ansia della meta. Indispensabile ricostruire un equilibrato rapporto tra infrastrutture e paesaggio.

Il problema vero è rappresentato dall’invasione di afidi. Vengono tuttora ignorate le cause. Gli afidi vivono venti giorni, ma proliferano senza soste. Un esemplare può partorire fino a cinquanta figlie. La diffusione è avvenuta in questi mesi in maniera estesa e rapida. Quando la chioma del cipresso diventa rossa, l’insetto se n’è già andato. “A quel punto, necessita salvare il salvabile”. L’inventario delle piante sopravvissute sarà possibile solo al termine dell’inverno.

Il danno d’immagine è comunque fatto. Quei cipressi dalla chioma rosso ruggine sono destinati a mostrare al mondo il paesaggio toscano profondamente cambiato. Meno male che c’è Bolgheri con i suoi cipressi alti e dritti e soprattutto orgogliosamente verdi. Ma non più schietti come quelli storici presenti nell’ode carducciana. Questi sono nati in provetta a Sesto Fiorentino, lontano da San Guido.

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